numero 13 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk – febbraio 2021
Riporto alcune frasi tratte dal libro Le otto montagne, di Paolo Cognetti, recensito in questo stesso numero nella rubrica “Leggere fra le righe”.
Femminismo alpino: “Bruno disse: «Se mia mamma fosse stata un uomo, allora sì che avrebbe fatto la vita che voleva. Non era il tipo da sposarsi, mi sa. Di certo non con mio padre. La sua unica fortuna è stata liberarsi di lui». «E come ha fatto?». «Chiudendosi la bocca. E stando lassù con le galline»” (p. 131).
Ecologia ed economia: “E diceva: Siete voi di città che la chiamate natura. E’così astratta nella vostra testa che è astratto pure il nome. Noi qui diciamo bosco, pascolo, torrente, roccia, cose che uno può indicare con il dito. Cose che si possono usare. Se non si possono usare, un nome non glielo diamo perché non serve a niente” (p. 140).
Dov’è il futuro: “Guarda quel torrente, lo vedi? – disse. – Facciamo finta che l’acqua sia il tempo che scorre. Se qui dove siamo noi è il presente, da quale parte pensi che sia il futuro? Ci pensai. Questa sembrava facile. Diedi la risposta più ovvia: – Il futuro è dove va l’acqua, giù per di là. […] Pensai al torrente: alla pozza, alla cascatella, alle trote che muovevano la coda per restare immobili, alle foglie e ai rametti che correvano oltre. E poi alle trote che correvano incontro alle loro prede. Cominciai a capire un fatto, e cioè che tutte le cose, per un pesce di fiume, vengono da monte: insetti, rami, foglie, qualsiasi cosa. Per questo guarda verso l’alto, in attesa di ciò che deve arrivare. Se il punto in cui ti immergi in un fiume è il presente pensai, allora il passato è l’acqua che ti ha superato, quella che va verso il basso e dove non c’è più niente per te, mentre il futuro è l’acqua che scende dall’alto, portando pericoli e sorprese. Il passato è a valle, il futuro è a monte. Ecco come avrei dovuto rispondere a mio padre. Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa (pp. 17, 25).
Marina M.
Aggiungo alcune frasi estrapolate dalla nostra Rossella dall’intervista a Cognetti pubblicata su “Repubblica” dopo il disastroso crollo di milioni di alberi in Veneto nell’autunno 2018 (“La Repubblica” del 3 novembre 2018):
«[…]. Eppure in questo cadere del bosco sento una specie di stanchezza, proprio come un amico che non ce la fa più, e mi viene paura per come andrà a finire. [ … ] Se si arrendono anche gli alberi, mi chiedo, che ne sarà di noi? […]. Può darsi sia solo qualcos’altro a cui abituarsi, forse lo chiameremo umore da stagione delle piogge, passerà con la prima neve …».
Rossella G.