15 marzo 2015
Obiettivi: Nei dintorni di Nepi, l’Isola Conversina e il comune di Castel S. Elia (con la Basilica che faceva da piatto forte). Partecipanti una ventina, passati in rassegna Nadia, la presidente, che individuava le auto che sarebbero partite, assegnando ad ogni autista la sua truppa. Fra di noi presenti la consistenza numerica destava una certa meraviglia, perché più o meno tutti (e certamente coloro che all’ultimo momento avevano deciso di dare buca) avevamo sbirciato il sito meteo.it. ricavandone cattivi auspici.
Comunque io, Elsa e Caterina facciamo truppa con Massimo, che dovrà guidare la carovana. Ma quando Massimo accende il motore, gli altri si sono già dileguati. Nessun problema: Massimo ha una guida veloce e, aiutato dalla sua aggiornata strumentazione tecnologica, sa il fatto suo nell’affrontare gli itinerari. Fatto sta che sulla tangenziale sbaglia l’imbocco (come è successo a quasi tutti con l’apertura delle complanari) e dobbiamo fare un po’ di giri per rimetterci in carreggiata; e Massimo con la sua nota autoironia ha detto: “un po’ di giri di Peppe… se ci fosse stato”); in realtà. il Musumeci con Patrizia lo avremmo trovato sotto le mura di Nepi, insieme a Lucilla e Luciano. Intanto per strada avevamo già raccolto Luca.
All’appuntamento siamo ventidue concorrenti e, fra noi, un personaggio in tuta mimetica che si intrufola e saluta qua e là alcuni, con particolare, colorita effusione, Massimo e Caterina: già, è Rino Miano, fratello di Massimo: è lui l’accompagnatore e guida, annunciato nella locandina arcoiris.
Prima tappa l’Isola Conversina, chiamata isola perché… isolata, lassù nel suo acroterio: parola difficile, ma si può dire “cocuzzolo” per intenderci. Ci muoviamo tra qualche asperità del terreno fra tombe e grotte scavate nella rocce tufacee già prima che noi Romani arrivassimo a farla da padroni nel 241 ante Christum natum (a. C.). Chi vuole più dettagli, Rino era stato esaustivo negli allegati in pdf (portable document format) indicati nella suddetta locandina arcoiris.
Seconda tappa è il complesso del Santuario, comprensivo della basilica S. Elia che visiteremo nel pomeriggio. I frati del santuario ci mettono a disposizione un refettorio per consumare il nostro cibo certosino: frittate, melanzane, formaggio, prosciutto, pane, biscotti, cioccolata, mandorle secche, chicchi di caffè ricoperti di cioccolata, crostata con marmellata di mandarini, caffè e anche un cicchetto di grappa; certi strani rumori che abbiamo avvertito dovevano appartenere all’eremita San Rodio, che si stava rigirando e …rodendo nella tomba: lui che con le sue braccia aveva scavato 147 gradini nella roccia per scendere alla Basilica sottostante. Noi quei gradini (adesso in legno) li abbiamo discesi tutti, risalendo però per una stradina in agevole salita.
Terza tappa la Basilica S. Elia. Adesso però piove a dirotto e sotto le poderose mura rinascimentali di Nepi decidiamo che è preferibile chiudere qui l’escursione e, preso un caffè nel bar più vicino, tornarcene a casa. Dove un po’ inzuppato, mi sono riscaldato con un buon tè bollente. Grazie tante alla nostra guida mimetizzata (il solito vivace Rino che sa sempre tante cose e non si risparmia nel trasmettercele). Alla prossima. Vostro Gualtiero.