Novembre 2015
Siena e il Palio. Siena è il Palio
Siamo all’inizio di novembre ed ancora l’estate non termina, questa lunga e calda estate ci accompagna nel nostro trekking urbano a Siena. Arriviamo sparpagliati, chi prima, chi dopo, chi in treno e la gran parte in macchina, ma alla fine ci ritroviamo in tanti alle 20, puntuali davanti al B&B di Porta Camollìa. Tra coloro che arrivano il venerdì da Roma (la grande maggioranza), coloro che sono di casa (Anna e Vladi), chi viene da Pesaro (Paola e Roberto), chi arriva solo il sabato sera (Luca) riusciamo a fare una media di trentatré partecipanti. E quindi? E quindi trentatré romani (?) arrivano a Siena tutti e trentatré vociferanti. Eh sì, perché ci diciamo sempre che mangiamo e beviamo e camminiamo insieme con piacere, ma chiacchieriamo tanto anche, con piacere. Smettiamo di farlo solo quando la nostra guida, conducendoci per strade e contrade, ci racconta un po’ di storia della città e lo fa da un punto di vista ben preciso: il Palio. Partiamo, però, dai partecipanti che non sono stati ancora menzionati: Massimo, Caterina, Claudio, Nadia, Tiziana, Erika, Elsa, Tonino, Silvia, Assunta e Francesco, Fernando e Gabriella, Giacomo ed Annalisa con la piccola Virginia, Marina e Silvestro, Marina Conti e Gabriella, Roberto e Francesca, Andrea e Giacoma, Paola, Guerrino, Luciano e Lucilla insieme a Giulia. I numeri non tornano in modo preciso, ma non importa, la media era 33 e poi mi piaceva questo refrain dei 33 romani che arrivano a Siena, ecc., ecc. Meno male che qualche giovane ogni tanto ci accompagna ed abbassa la media della nostra età. Grazie a Virginia, Claudio, Giulia (non Miano, però) ed Erika che hanno portato una ventata di aria fresca. Chissà cosa penseranno di tutti noi alla fine dei due giorni trascorsi con questa manica di babbioni.
Luciano, come di consueto, ha preparato tutto con estrema cura ed è perciò una gioia seguirlo ed ascoltarlo. Ottima la scelta del B&B sia dal punto di vista logistico che da quello del confort. È da tenere presente per chi volesse tornare a Siena per assistere al Palio! Ottima la scelta dell’osteria Il vinaio (nella contrada dell’Istrice) dove mangiamo la prima sera, meno bene va la seconda sera, ma non tutte le ciambelle riescono col buco e comunque il nome era invitante, I perditempo. In compenso, il pranzo del sabato nella sede della contrada dell’Onda ci soddisfa assai e non siamo neanche persone di bocca buona. Il nostro girovagare di sabato mattina, con la nebbia che si diraderà dopo qualche ora consegnandoci una città piena di luce e calore, inizia dalle mura perché come ogni città che abbia una storia antica (Siena precede addirittura la grande Roma) la cinta muraria è essenziale alla difesa, come le porte di accesso alla città, tanto che a Nord prima della porta (Camollìa, guarda un po’) c’è un’antiporta, per difendersi dai fiorentini, acerrimi nemici dei senesi nei secoli dei secoli. E da qui Luciano inizia a raccontarci la storia di Siena, il fortino delle donne senesi (donne “per bene” che difendono la loro città edificando il forte difensivo o prostitute? Non importa un granché). Le letture, a partire da Piovene, che ci raccontano come altri prima di noi abbiano conosciuto la città. La storia di Carlo V e dei Medici e la loro rilevanza per i senesi. L’arrivo a quella piazza particolare e spettacolare che è Piazza del Campo con la sua forma a conchiglia, unica al mondo, la Torre del Mangia; le due diverse edizioni del Palio quella di luglio, dedicata a Santa Maria in Provenzano e quella di agosto, in onore dell’Assunta. Insomma il Palio, che poi altro non è che una corsa di cavalli per prendere uno straccio, è una festa pagana o religiosa? In realtà non esistono confini precisi, tutto si confonde se solo pensiamo alla benedizione del cavallo in Chiesa, ai riti scaramantici, ai sacerdoti che partecipano con passione ad ogni fase, preparatoria prima e “vissuta” poi, da tutti gli abitanti della città. Eh già, perché non c’è nessun senese che non viva il Palio, che non partecipi attivamente, che non rida o non pianga per la sua contrada, di qualunque età ed estrazione sociale sia. In realtà solo vedendo dal vivo come si trasforma questa città e la sua gente in quei giorni si riesce a capire sul serio cosa significhi PASSIONE, APPARTENENZA. Personalmente non so se ci sia qualcosa di paragonabile a questa esperienza e questo diventa talmente evidente a tutti che, quasi subito, in tanti cominciano a pensare “Devo essere qui il 2 luglio o il 16 agosto, non posso perdere questo evento”. Così continuiamo il giro fra le strade e le contrade, le fonti e le fontane, fra le storie della città, i suoi personaggi illustri, e fra questi non poteva mancare (vista la passione di Luciano per il calcio) quella del Presidente della Federazione Calcio Artemio Franchi, morto in un incidente stradale, e i tanti, tantissimi aneddoti che ci accompagnano per tutto il percorso del primo e del secondo giorno. Dopo l’ottimo pranzo presso la contrada dell’Onda (e qui si è fatta sentire l’influenza di Lucilla, da sempre ondaiola) visitiamo il Museo della contrada e ascoltiamo estasiati la guida che ci mostra i vestiti che usano i figuranti per il Corteo storico che precede il palio ed i vari Pali vinti dalla sua contrada. Ce ne è addirittura uno dipinto da un famoso disegnatore delle copertine di Tex Willer, insieme a tanti di pittori famosi. Ed anche qui è interessante ascoltare quali e quanti siano i segnali che i contradaioli interpretano, guardando il disegno del Palio, per capire se vinceranno o meno la contesa. Dopo la visita al Duomo, il pomeriggio del sabato è in parte libero e quindi, come altre volte, c’è chi visita Chiese e chi Musei, chi gironzola a caso, chi cerca qualche prelibatezza mangereccia e chi decide di spendere qualche euro. Chi dice Siena, però, dice anche Monte dei Paschi di Siena, Santa Caterina da Siena. Sia l’uno che l’altro hanno avuto ed hanno ancora un’importanza ed una centralità particolare per la città. Il primo perché da sempre finanzia praticamente tutte le attività cittadine e non solo il Palio, ma anche diversi servizi di rilevanza sociale (asili nido, scuole) e Siena ha subìto un duro colpo da quando è scoppiato lo scandalo che l’ha travolto. La seconda perché è la patrona d’Italia, ha dialogato e discusso con pontefici e alti funzionari. La prima donna “dottore della Chiesa”. Vi pare poco? Così la domenica, giornata pienamente soleggiata andiamo anche a visitare la sua casa, dopo essere stati alla Chiesa di San Domenico dove è conservata la sua piccola testa. Beh, sì, fa un po’ impressione, ma anche qui il discrimine tra sacro e profano non è ben chiaro. In realtà, secondo Lucilla, non è tanto chiaro nemmeno se Caterina fosse una santa o una prostituta, o meglio lei ritiene molto più probabile la seconda ipotesi, perché con la scusa di andare a visitare i malati era libera di uscire la sera e girare tutta la notte per la città. Fatto sta che un po’ matta lo era, visto che ha deciso di morire di fame.
Altra storia meravigliosa che la nostra guida ci ha consegnato è quella di Pia de’ Tolomei. Certo ne ha parlato il Sommo Dante nella sua Commedia, ma Luciano ci ha fornito la lettura che di quell’incontro ha fatto Carlo Lucarelli, che dilata il momento, che cerca risposte al mistero della sua morte, al movente, ma non le trova. Pia dice solo “Deh, quando tu sarai tornato al mondo, e riposato della lunga via, ricordati di me che son la Pia”. Ecco, questo conta, la memoria di chi siamo stati, di ciò che lasciamo dietro di noi. Purgatorio, Canto V.
E non finisce qui. Massimo ci fa ascoltare S’i fosse foco di Cecco Angiolieri musicata e cantata dal grande Fabrizio De André, che emozione! Ci lasciamo con un ultimo regalo di Luciano, questa volta non si tratta di scritti che su questa città hanno prodotto scrittori più o meno conosciuti, da Piovene a Camilleri, ma del suo personale incontro con Siena, tanti e tanti anni fa. Anche questa condivisione ci scalda il cuore, come il sole che ci ha accompagnato per l’intero fine settimana. Fra baci e abbracci ci lasciamo, sciogliamo la compagnia, sapendo che ci rivedremo a Roma a dicembre con Gualtiero. Ancora non sapevamo che pochi giorni dopo, dopo le stragi di Parigi, girare e vagabondare, incontrarsi e parlare ci avrebbe procurato tanta ansia.
Caterina