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Cammina, cammina …

Redazione

lbaldini


da Prato Favale a Monte Gennaro, 20 febbraio 2021



Che voglia di tornare a camminare assieme! Ci troviamo sabato mattina a Prato Favale, dove finisce la strada. Qualcuno è già lì prima delle ore 9.30. Ci sono tante macchine e altri escursionisti che si preparano a partire. Con un po’ di ritardo (del quale Silvia si scuserà fin al pomeriggio, quando ci salutiamo) alle ore 9.40, abbiamo tutti gli scarponi ai piedi e Lucilla in testa si inizia! (sentiero 302B)
“Io a Marcellina ci ho vissuto e qui ho fatto la mia prima escursione” racconta Lucilla poi è un susseguirsi di voci che dicono di conoscere il luogo oppure no, oppure di esserci venuti percorrendo altri sentieri.
Mentre altri discorsi tra coppie di persone echeggiano lungo il percorso sassoso, troviamo crocus, bucaneve e agrifogli. Ma soprattutto maestosi faggi forse centenari, capitozzati talvolta caduti a terra a sbarrarci la strada mostrano l’enorme statura. Ce n’è anche di barbuti, per lo più isolati, con uno spesso strato di muschio a ricoprirli tutti.
“Cammina, cammina…” come nella fiaba, alle ore 11.05* un primo terzetto arriva al Pratone: una splendida distesa verde! Una morbida moquette penseremo in molti. Pian piano ci raduniamo tutti e dodici e all’unanimità si decide che è l’ora della merenda. Chi mangia una barretta, chi una mela, chi chiede un … ristoro (oops). Paola tira fuori dallo zaino una grossa busta. La mattina deve essere passata dal fornaio per l’approvvigionamento. “Pizzette rosse, qualcuno vuole pizzette rosse?” E mani grate agguantano.
Ma sulla sinistra, in alto, c’è il Monte Gennaro che ci chiama. E allora: gambe in spalla! Si riparte. “Occhio ai segni che qui si perde sempre tanta gente, ammonisce Lucilla”. Dopo un segnale CAI su un grande masso, troviamo una larga via punteggiata da sassi bianchi a destra e sinistra; benemeriti si sono speso anche per noi in quest’opera che rapida ci conduce al tratto più ripido del percorso. Qui gli agrifogli sono più imponenti di quelli avvistati all’inizio. Svettano “arrossiti” dalle copiose bacche mature. Sempre attenti ai segnali, a dove mettiamo i piedi e a schivare i numerosi escursionisti che discendono dalla cima continuiamo l’ascesa.
A ridosso della vetta, visto che attorno alla croce c’è troppa gente, ci fermiamo per il pranzo. Davanti a noi monti innevati: il Velino e in secondo piano il Gran Sasso, ci illumina Luciano.
Ognuno trova posto ed è tutto un aprire contenitori, portapranzo. Un parlare di diete, colesteroli e vitamine D. E “mannaggia ci starebbe bene un bicchiere di vino e pure un caffè!”.
Si fa l’ora di scendere e il Monte Gennaro pare più confidenziale. Ma in guardia, che in discesa e con tanti sassi è facile cadere. Tornando per lo stesso sentiero, ripassiamo le bellezze viste cercando di fissarle ancora tutte fino a tornare alle auto. Con i muscoli un po’ provati, gli occhi appagati e una sensazione di normalità (mascherine a parte) possiamo salutarci soddisfatti. Alla prossima!

Laura B.

*qualcuno penserà: “dovevi proprio specificare 11.05? Si, per dovere di resoconto!”

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