numero 14 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk – aprile 2021
“Ogni volta che andavo a Khorpe o in qualunque altro luogo dove lavoravamo, di solito trascorrevo qualche giorno con il consiglio del villaggio” dice Mortenson. “Ci sono sempre un sacco di questioni da affrontare. Devo essere informato sulle scuole, scoprire se qualcuna necessita di riparazioni, se gli studenti hanno bisogno di quaderni, se gli insegnanti ricevono regolarmente lo stipendio. C’erano poi sempre richieste di altro tipo: una macchina per cucire per il centro delle donne, un tubo da sostituire. Niente di nuovo.” Ma quella mattina, nell’ultimo villaggio della valle del Braldù accadde qualcosa di nuovo. Una giovane donna, graziosa e sicura di sé, fece irruzione nella stanza, si fece largo nel cerchio di 30 uomini seduti a gambe incrociate sui cuscini a sorseggiare tè e si avvicinò all’uomo che aveva costruito una scuola a Khorpe. Piazzandogli sfacciatamente una sedia di fronte, Jahan interruppe la chiassosa riunione degli anziani. “Dottor Greg” disse in baltì, con voce ferma. “Una volta ha fatto una promessa al nostro villaggio e l’ha mantenuta quando ha costruito la nostra scuola. Ma il giorno in cui la scuola è stata completata lei mi ha fatto un’altra promessa. Si ricorda?” Mortenson sorrise. Ogni volta che visitava una scuola del Cai chiedeva agli studenti, soprattutto alle ragazze, come andassero le cose e quali fossero i loro obiettivi per il futuro. Jahan era stata una delle migliori tra gli studenti di Khorpe, l’aveva ascoltata spesso parlare delle speranze che coltivava per la sua carriera. “Le dissi che il mio sogno era di diventare medico, e lei rispose che mi avrebbe aiutato”, continuò Jahan in mezzo al cerchio di uomini. “Bene, quel giorno è arrivato. Deve mantenere la promessa. Io sono pronta, e ho bisogno di ventimila rupie.” Jahan spiegò un pezzo di carta sul quale aveva scritto una domanda, in buon inglese, descrivendo nel dettaglio il corso di studi per la Tutela della maternità che si proponeva di frequentare a Skardu. Mortenson, impressionato, notò che aveva addirittura elencato le tasse e i costi del materiale scolastico. “È un’idea eccellente, Jahan” disse Mortenson. “Lo leggerò con attenzione non appena avrò tempo e ne discuterò con tuo padre.” “No!” esclamò con forza la giovane, in inglese. Poi tornò al baltì, per potersi spiegare con maggiore chiarezza. “Non ha capito. Il mio corso inizia la settimana prossima. Ho bisogno dei soldi subito!” Mortenson rimase sorpreso dal coraggio di Jahan. La prima diplomata del primo corso della sua prima scuola aveva ovviamente imparato la lezione: non vivere all’ombra degli uomini. Chiese ad Apo il portafoglio con il denaro del Cai che il vecchio cuoco portava, in modo bizzarro, in uno zainetto rosa da ragazzina. Contò ventimila rupie, circa quattrocento dollari, prima di consegnarle al padre di Jahan per l’istruzione di sua figlia. “Fu una delle cose più incredibili che avessi mai visto in vita mia” dice Fedarko. “Quell’adolescente era arrivata lì, nel centro di un villaggio islamico conservatore, ed era entrata in un circolo di uomini, rompendo in un istante secoli di tradizioni. Si era diplomata, ed era la prima donna istruita in una valle di tremila persone. Non si era inchinata a nessuno; si era seduta, di fronte a Greg, e gli aveva consegnato il risultato delle rivoluzionarie capacità acquisite: una proposta, in inglese, per migliorare se stessa e la vita del suo villaggio. In quel momento per la prima volta in sedici anni di lavoro come giornalista, persi tutta la mia obiettività. Dissi a Greg: “Quello che stai facendo qui è molto più importante della storia che avevo in mente di scrivere. Devo trovare un modo per testimoniarlo.”
Tre tazze di tè, Greg Mortenson, David Oliver Relin (trad. Stefano Viviani), Rizzoli BUR, 2009, pp. 433-435
[Riportato da Luciano B., autore della recensione nella rubrica Leggere fra le righe, in questo stesso numero]