21 settembre 2014
Monte Serra Comune (1.870 m) – Monti Ernici
Alla conquista del Monte Serra
(ma non è una frase un po’ militaresca; maschilista?)
L’appuntamento è alle 8 e 30 a Largo della Primavera: ci siamo io, Bruno, Laura col cane, Nadia, Isa e Luciano, Antonietta e Lamberto, Caterina e Massimo. Dieci; e al secondo appuntamento ci aspettavano Andreas e Peppe. Dodici; era da anni che con Bruno non si vedeva tanta folla.
Solita sosta caffè, tanto per accumulare un ritardo di trenta minuti. Un Arcoiris sempre più placido, attempato, cittadino. E, infatti, le prossime due uscite saranno due escursioni urbane: Ancona e Livorno. Già si annunciano partecipazioni affollate.
Cominciamo l’escursione odierna alle undici dal Prato di Campoli. Tempo da signori. Per la salita sono previste due ore e mezza; ma ce ne mettiamo tre. Per la discesa ne sono previste due, ma ce ne mettiamo più di tre. Capita l’antifona? Però arrivati in cima, chissà che spettacolo, ma in vetta al Monte Serra Comune, quando eravamo alti 1870 metri, c’era un bel po’ di nebbia; e, dietro la nebbia, un magnifico panorama; si intuiva. Bruno affretta la ripartenza, perché il tempo non è più bello. Che fa? Si mette a brutto? In cresta? Non scherziamo; si scende rapidi. Un cavolo. Si procede lentamente e Bruno mi precede tenendomi per mano, perché io possa saltellare – goffamente – fra roccette e vuoti d’erba. Ecco: parlando un po’ di me. Procedevo a fatica, stanco com’ero; e pensavo al “De senectute” di Cicerone, che è sempre stato per me come un breviario: gli alberi non si piantano “sibi, sed aliis” (grande, grande concetto) e “la comunità con la saggezza dei vecchi procede sicura” (ma questa non è roba del presente, forse è avveniristica…). Pensavo che difficilmente mi capiterà di fare altre escursioni così. Però altri le faranno. Come Massimo che, con una dolorosa distorsione a una caviglia (Anna, ci ha provato a imitarti) ha eroicamente continuato l’escursione; anzi ha accelerato, pensando al motto “Chi si ferma è perduto”. Forse è vero che se ti fermi, ti perdi. Ma saper rallentare devi e non c’è ragione di deprimersi; perché le attrattive della vita sono mille e una. Come le notti, come i giorni, come le occasioni di vederci, di raccontarci i fatti nostri; e quelli degli altri… Ciao. Gualtiero.