numero 16 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk – agosto 2021
Sul “Corriere della Sera” del 19 giugno 2021 ho trovato un bell’articolo che parla di musica, di propagazione del suono, di legno, di paesaggio, di ambiente. Nonché del primato internazionale (no, la parola “eccellenza” non mi vedrete mai scriverla) dei nostri ingegneri del suono. Ho approfondito un po’ su internet e vi propongo una sintesi della mia lettura, perché trovo che il tema sia affine a ciò che interessa e piace a noi di Arcoiris: la natura e tutte le belle cose di cui grazie ad essa ed in essa si può godere.
L’occasione dell’articolo di Enrico Parola è fornita dallo Stresa Festival (dal 15 al 24 luglio e poi dal 19 agosto al 5 settembre), il cui direttore artistico, il violoncellista Mario Brunello, ha commissionato al grande architetto e designer Michele De Lucchi (quello, fra le tante cose, della lampada Tolomeo di Artemide) una «casa dei suoni […] un palco acustico, una sorta di grande conchiglia in legno di larice che ospiti i musicisti durante i concerti all’aperto». Una struttura leggera, fatta di moduli assemblabili e trasportabile nei diversi contesti del Lago Maggiore, grazie alla quale il suono, con il contributo dei ricercatori del Politecnico di Milano, si propaga senza il sostegno dell’elettronica (e, quindi, senza consumare energia), partendo da un unico punto e diffondendosi con un’intensità data unicamente dalla disposizione dei musicisti nella conchiglia, assimilata da Giancarlo Belloni, Presidente del Festival, «a una straordinaria macchina leonardesca».
È la versione en plein air di quegli scrigni sonori che in tempi relativamente recenti sono stati introdotti nei teatri lirici per chiudere lo spazio scenico dietro l’orchestra, inizialmente solo con pannelli laterali e poi con tanto di pedana e copertura.
Il valore aggiunto di una camera acustica concepita per l’esterno rispetto ad una realizzata per un teatro al chiuso è indubbiamente dato dalla sinestesia di ascolto e visione, in cui il legno degli strumenti e quello del guscio acustico rimanda al legno vivo del bosco circostante. Con un suono meno tecnico e più spontaneo, musica e natura si fondono in una magia speciale, dove il paesaggio fa da inimitabile scenografia e il suono degli strumenti si confonde con il respiro del bosco.
Un padiglione mobile, a impatto zero, che porta la musica (con alta qualità del suono) anche laddove sarebbe difficoltoso posizionare un impianto acustico, e che è stato concepito nel rispetto dei luoghi naturali, per esempio, scurendo il legno con procedimento naturale, per meglio mimetizzarlo, o adottando luci ricaricabili, soffuse come quelle di un bivacco. Il risultato, non secondario, è anche quello di esaltare la sensibilità ambientale degli amanti della musica.
Per chiudere con le parole di De Lucchi, «La musica all’aperto si diffonde nell’aria, si confonde con i suoni, gli odori e i colori della natura, il verde dei prati, il rosso del tramonto, il blu del mare», in un’esperienza immersiva, che resetta la mente e la proietta verso emozioni inconsuete. Se ne è fatta di strada dai tempi di Arturo Toscanini, che diceva che all’aperto si può solo giocare a bocce!
Marina M.