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Ci riusciremo

Redazione

lbaldini


domenica 24 aprile
Marcia straordinaria per la pace PerugiAssisi


Uno scroscio d’acqua ci coglie mentre scendiamo sulla pedonale che da Assisi ci riporta a Santa Maria degli Angeli. In pochi minuti la strada in discesa si ricopre di ombrelli di tutti i colori e le forme, le mantelline saltano fuori dagli zaini. Davanti a me l’ombrello di una ragazza con il disegno della sagoma di Pisolo, troppo piccolo per costituire un riparo sufficiente e nulla può la bandiera di Emergency che lei ha posizionato sopra uno zaino enorme. Quel vessillo è un velo troppo debole per proteggerla dalle intemperie. 

Di sicuro è troppo fragile anche la forza di queste diecimila (chissà poi quante saranno veramente) persone per fermare l’ennesima guerra che insanguina il mondo. 

Eppure in tanti non ci rassegniamo. In tanti abbiamo preso treni, bus, auto per rispondere all’appello degli organizzatori di questa marcia straordinaria. 

Il nostro gruppetto è piccolo, ma tosto. In sette ci ritroviamo a ponte San Giovanni, sotto Perugia e, in attesa dell’arrivo della testa della marcia, indovinate un po’ che cosa si fa? Ci si prende un bel caffè con annesso acquisto di biscotti, pane e viveri vari.

Il corteo tarda un po’ e così noi decidiamo di precederlo fino al culmine della salita che porta a Collestrada.

Da lontano arriva la voce, resa affannata dal dislivello, di Flavio Lotti, il coordinatore degli organizzatori. Ecco arriva il lungo serpentone colorato. Ad aprire è un grande striscione sorretto da una scolaresca con su scritto “Fermatevi”.

Lungo il pendio che raggiunge Collestrada, il grigio dell’asfalto si è trasformato in un’onda di colori che incede lentamente, lunga, lunga. 

Come sempre la marcia ti mostra una quantità di differenze incredibili. L’età, per esempio.

Qui non manca nessuna fascia d’età. C’è il bimbo che ha appena iniziato a camminare e che si lancia sulle sue gambette incerte rivolgendosi al genitore, evidentemente veneto, con un incredibile “te ciapo!”

C’è lo scolaro delle elementari con la sua classe. C’è la bambina che percorre chilometri tenendo per mano la mamma, senza un cenno di cedimento o di fastidio. Ci sono gli adolescenti che seguono il papà sindaco con la fascia tricolore sopra la tenuta da trekker.

Ci sono gli studenti più grandi, spesso chiassosi, spesso i più creativi. Ci sono tanti adulti, ognuno con un vestito, una bandiera, uno zaino, un segno differente. Un popolo di differenze: impossibili da raccontare tutte, straordinarie da vedere, da ascoltare, da camminarci insieme. Ci siamo noi, più avanti con gli anni, che possiamo ricordare le tante edizioni a cui abbiamo partecipato. Noi che possiamo gioire di essere ancora qui, in mezzo a questa moltitudine speciale e che possiamo intristirci a pensare che “ancora tuona il cannone, ancora non è contento di sangue la belva umana”.

Infine ci sono i nostri genitori, sì perché ci sono anche gli ottantenni che camminano, con difficoltà, con bastoni e bastoncini, ma camminano e danno l’esempio. Incredibili!

Prima di iniziare la breve discesa da Collestrada ci fermiamo. Entra in azione Iolanda ed è subito ArcoSoccorso. Un signore inciampa e fa un bel ruzzolone, il suo volto sanguina, cercano un medico o un infermiere, Iolanda si precipita e opera con maestria. Quando arrivano gli addetti di un’ambulanza il più è fatto e il malcapitato si sta già riprendendo.

Più tardi, quando l’arrivo è alle viste, Iolanda deve intervenire ancora per soccorrere un’altra camminatrice: niente di grave, ma ArcoSoccorso, con la sua operatrice merita una menzione speciale.

Il tempo regge, spesso il vento, a folate, si accanisce sulle schiene sudate, ma il sole ci accompagna anche durante il nostro pranzo al sacco. Siamo nei pressi di Bastia Umbra e dei marciatori ci lasciano in eredità la loro panchina. I due ci raccontano che nell’ultima edizione, la sosta pranzo invece di regalare loro un po’ di sollievo dalla fatica lì aveva come paralizzati e che il resto del percorso era diventato un vero e proprio calvario.

Prendiamo possesso della panchina con gratitudine, ma io, nelle tasche, incrocio le dita!

Nel lungo rettifilo che porta ad Assisi faccio un bel tratto di strada con Chiara, ex compagna di lavoro carissima. Alla marcia si fanno anche incontri straordinari, come questo. 

Tra Santa Maria degli Angeli e Assisi salutiamo Gabriella, bravissima a superare anche i suoi dolori alla schiena e Iolanda, Pina e Linda camminatrici esemplari. 

Io, Lucilla e Fernando proseguiamo fino al piazzale della Basilica inferiore dove si tiene la manifestazione conclusiva. Le stradine di Assisi sono un formicaio coloratissimo e disordinato. In mezzo a questa ressa incrociamo anche Claudio, oggi nelle vesti di Arcoiris autista paziente.

Il vento gelido ci consiglia di fermarci pochissimo sotto il palco, la pioggia ci coglie per pochi minuti sulla via del ritorno e mentre a migliaia torniamo verso casa, tutti coltiviamo la speranza che prima o poi ci riusciremo. Riusciremo ad abolire le guerre, tutte le guerre!

Luciano B.

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