sabato 11 giugno
Guarda che luna! Osservazione della volta celeste sul monte Tuscolo. In collaborazione con gli astronomi e divulgatori dell’Associazione Scienzimpresa del dipartimento dell’Università di Roma Tor Vergata
Ci voleva la fantasia di Jules Verne per immaginare di andare sulla Luna cento anni prima dell’evento reale, e l’iniziativa del nostro Guitto preferito, Tonino il Menecmo, per portarci tra le rovine del Tuscolo al cospetto di Lei, la nostra eroina preferita, Superluna.
Eravamo in diciannove quel giorno di un sabato di giugno, prossimo al plenilunio, e in quattordici (o giù di lì) avevamo anticipato l’appuntamento alle 20,30, per poter godere del fresco e della compagnia, cenando al sacco al cospetto delle gradinate del teatro romano.
Salendo in macchina, tra i tornanti, avevamo intravisto una bella via lastricata in basalto correre invece dritta, rivelando l’importanza che aveva quel posto, già duemila anni fa.
O giù di lì… che importanza possono avere duemila anni, quando poi avremmo sentito parlare di anni luce, di miliardi di anni luce, ma che dico miliardi… milioni!!
Ma sto divagando, e torno alla cronaca di quelle ore memorabili.
Dicevo … abbiamo mangiato, e sono usciti fuori sacchetti colmi di ciliegie e di albicocche, tutti rigidamente di alberi di famiglia, i semi piccoli asteroidi da gettare tra le stelle (ma non per terra, mi raccomando).
Un grufolare lontano faceva percepire che c’erano altri commensali non invitati.
Alle 9,15 arrivavano le nostre cosmoguide, due ragazzi dell’Università di Tor Vergata, che avevamo già incontrato in un precedente incontro due anni fa, alla Caffarella, e hanno costituito una società per la divulgazione dell’astronomia.
Tutti intorno incuriositi, mentre montavano il telescopio (altri occhi, non umani e altrettanto curiosi osservavano) e ci spiegavano il sistema di funzionamento, e il motore che seguiva il moto apparente del cielo; ci parlavano di Galileo, e di come con un piccolo cannocchiale stimò con precisione l’altezza di alcune montagne.
Poi è diventata protagonista Lei, la Luna, e allora tutti si sono messi in fila per guardarne i mari, e i monti; poi i due ragazzi ci hanno parlato dell’avventura del 1969, quando Houston ha diretto le operazioni con una potenza di calcolo dei propri elaboratori di un milione di volte più piccola di ognuno degli smartphone che avevamo in tasca!
Ma non solo luna: con una penna laser, comprata da un venditore di cianfrusaglie, di quelli che bazzicano le piazze turistiche e lanciano fasci di luce colorata, hanno cominciato a indicarci le stelle, e allora giù uno snocciolare di nomi: Spica, Altair, Vega (quella dei malvagi di Atlas Ufo Robot), poi il Carro e la Stella Polare, con la storia della processione degli equinozi.
No, non sono in fila, in realtà avevo capito male: era la precessione degli equinozi, provocata da questa trottola instabile su cui stiamo tutti. Oddìo, non mi sento tanto bene, questo roteare mi fa girare la testa.
Qualcuno si metteva a turno sull’unica sediolina disponibile, gli altri si coprivano, perché sì, faceva freddo; che bello!
Poi abbiamo provato a vedere un ammasso globulare: milioni di stelle in un colpo solo. E allora la nostra guida ci consigliava di guardare l’obiettivo, ma senza farglielo capire; non proprio diritti, piuttosto con la coda dell’occhio, per una questione di coni e bastoncini, no bastoncelli, che sarebbero più bravi nel distinguere, ma in bianco e nero!
Infine, un ultimo sguardo alla Luna, sempre più alta nel cielo; e poi via verso casa, dopo aver aiutato le nostre due guide celesti a smontare tutto e a portarlo in macchina, senza dimenticare viti, perni, montanti e cavalletti. Ognuno sfoderava torce, più o meno a led, più o meno potenti (chissà se da Roma hanno visto un bagliore improvviso che si accendeva sul Monte Tuscolo!).
Con la promessa di ritrovarsi ancora…
Sì, posso dire che siamo stati felici!
A mezzanotte, la Luna era piena. In quel momento preciso i viaggiatori avrebbero dovuto porvi piede, se il malcapitato bolide non avesse sviato la loro direzione. E’ inutile dire che, durante la notte dal 5 al 6 dicembre, i viaggiatori non presero un istante di riposo. Potevano essi chiudere gli occhi, così vicini a quel nuovo mondo? No. Tutti i loro sentimenti si concentravano in un unico pensiero. Vedere! Rappresentanti della Terra, dell’umanità passata e presente, che riassumevano in sé stessi, coi loro occhi la razza umana guardava le regioni lunari e penetrava i segreti del suo satellite! Erano commossi, ed andavano silenziosamente da un vetro all’altro.
(da ‘Intorno alla Luna’ di Jules Verne)
Giuseppe M.
peccato non esserci, è sempre uno spettacolo affascinante. Grazie per il racconto.