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Controverso: arrivando a Roma sulla Regina Viarum

domenica 7 maggio 2023In occasione della Giornata per Nadia
T – La regina delle Via – Camminata sulla Via Appia Antica
Passeggiata sull’Appia Antica da Santa Maria della Mole alla Villa dei Quintili

Nel pomeriggio premiazione con merenda sui prati del parco degli Acquedotti davanti al nespolo di Nadia.

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Arcoiris è un ventaglio di direzioni, dispiega un arcobaleno di pace, e chi vi arriva in contatto, non resta indifferente, prova a passeggiare con noi, e nel tratto di strada insieme, stringe amicizia. Il tratto di strada stavolta è stato un cammino sulla Regina Viarum, la strada voluta dal vegliardo cieco Appio Claudio, agli albori della Roma repubblicana e da noi percorsa per circa 8 km da Santa Maria delle Mole cioè dal X-XI miglio fino all’altezza della villa dei Quintili. Siamo abituati a pensare alla civiltà romana come a una potenza che va a rullo compressore dal centro alle periferie, e magari è vero: la via Appia è stata costruita per i carri armati dell’esercito, che dalle mura passa a lastricare un terreno di conquista. Una strada liscia e solidissima, per arrivare a sottomettere in fretta i Sanniti, e poi altri, nel tempo giù giù fino a Brindisi. E vale il reciproco, ché se tutte le strade portano a Roma, l’immagine di quel potere esce rafforzato e irradiante. Ma noi no, ostinati e contrari ai poteri centralizzati, abbiamo scelto il controverso, e siamo arrivati da lontano, come i burini, come quelli che sgranano gli occhi per la meraviglia. Il basolato di pietra lavica, trasportata dal cratere dell’antico vulcano dei Castelli è stato inciso dai miliardi di passaggi, dai milioni di giorni.
Ci fa immaginare un tempo senza motore a scoppio, con le ruote dei carri incanalate, le voci, se la fila non cammina, al posto del clacson, a imprecare maledizioni in latino. Non è cambiato poi molto forse, in tema di maledizioni, ma niente sorpassi e sgommate a quei tempi. Per i nostri passi oggi dobbiamo stare attenti a dove mettiamo i piedi comunque e ci raggiungono ciclisti da ogni dove, interrompendo qualche chiacchiera perché ci chiedono strada e di farci un po’ da parte. Tantissimi camminano anche intorno a noi, parlando dei fatti loro anche al telefono, come al solito gridando, senza che se ne rendano conto e ci fanno un po’ ridere. Ai lati della via, l’erba è altissima, il loglio, spigato ormai, si unisce alle margherite e al rosso dei papaveri, il clima è perfetto.
Che bello il sole e il venticello fresco all’ombra degli alberi che costeggiano l’Appia Antica… Luciano che ci guida ci ha già raccontato che i cipressi e i pini marittimi, piantati accanto alle sepolture degli antichi, sono lì dalla metà del 1800, pensati da Rodolfo Lanciani come un vero e proprio arredo della Regina Viarum: un paesaggio pensato bene diciamo o piuttosto romanticamente immaginato. Seguiamo una mappa, che è anche una guida archeologica, per riconoscere le sepolture che incontriamo: alcune si indovinano bellissime in origine, davvero monumentali, mano a mano che ci si avvicinava al centro della città, più imponenti, e tra queste il Mausoleo di Casal Rotondo accanto a cui ci siamo fermati a considerare come i rimaneggiamenti, le sovrapposizioni, la fusione del costruito antico e moderno e la destinazione a sempre nuovi usi, siano l’anima della nostra città, che forse per questo diciamo eterna. Le tombe semplici, i tumuli e i mausolei, convivono con le abitazioni di oggi. La Regina Viarum è abitatissima. Cancelli di giardini curati ed inaccessibili, discretamente sorvegliati, di tanto in tanto si aprono sulla strada, solo ciclopedonale, che stiamo percorrendo. Auto a passo d’uomo si affacciano ad uscire, al resto della città affollata.
Ci domandiamo se abbiano scordato di comprare il latte, per dire, ma è l’invidia che parla, un fastidioso sibilo, un acufene. Arriva il momento che la fame si fa sentire e ci fermiamo chi alla Torre Selce, chi un poco più avanti, perché andava più spedito. Per chi rimane in compagnia di Luciano, a sorpresa, dopo il pranzo al sacco, c’è il caffè preparato per noi da Lucilla. Ne siamo proprio felici: ci sta coccolando a distanza!
Riprendiamo il cammino tra cani giocherelloni e le canzoni che ci sfilano accanto nelle pedalate di famiglia. Poi lasciamo il parco dell’Appia Antica e proseguiamo diretti al Parco degli Acquedotti. Costeggiamo terreni di allevamento, passiamo dentro un gregge di capre che brucano a tutta forza, ai cavalli, anche loro a testa bassa su quell’erba di primavera e subito dopo c’è un tennis club: dietro la siepe, ambienti ricchi ed esclusivi, accostati a ruralità; ecco ancora la commistione di Roma. Siamo un po’ stanchini ormai, ma abbiamo un traguardo, incontrare tutti gli iscritti (che per vari motivi non hanno percorso l’Appia Antica con noi) nell’occasione della giornata di Arcoiris dedicata a Nadia Pietrini. Poco lontano dall’albero di nespole piantato al Parco degli Acquedotti, e che ci ricorda di lei, ci ritroviamo infatti in tantissimi. Il momento è quello giusto per parlare di Arcoiris, del senso che diamo alla nostra partecipazione all’associazione, e al vivere associato in generale. Parte di questo senso è la relazione solidale ed è perciò che nel conferire il Premio intitolato a una delle fondatrici di Arcoiris, la nostra Nadia, ascoltiamo Fabrizio che con la sua ragazza è intervenuto a parlare in rappresentanza della Palestra Popolare del Quarticciolo, che quest’anno ha ricevuto il nostro riconoscimento. Ci racconta un sogno determinato, che nasce dalla scommessa di riscatto personale e dalla riappropriazione di spazi del quartiere in abbandono. Un sogno che cresce attraverso la tenacia della popolazione residente e si realizza nonostante l’incredulità generale. Arriva poi il giorno che ci si guarda indietro, e il percorso fatto è invidiabile. Si comprende che si possono sfidare i migliori, nello sport come nella vita. Su tutti i ring.
Il nostro amico Massimo della Primula, racconta a sua volta la vicinanza ad Arcoiris, ma in questo caso i cammini delle due associazioni intersecano gli stessi sentieri, da un po’ più di tempo. Si dà inizio alla merenda sul prato, allora, festeggiata con l’arrivo di Lucilla che ci porta ottimi tranci di pizza, fave, pecorino, e non sto a dire quanto altro.
Ci si sorride ormai in questa Domenica di grande pace, come ridono i bambini, che intorno a noi inseguono le bolle di sapone, soffiate nell’aria dal papà.
Laura M.

2 Comments

  1. Cara Laura, come hai originalmente reso la continuità di uso (ed abuso) della Via Appia nei suoi millenni di vita! Leggere il tuo racconto è un po’ come aver passeggiato e festeggiato Nadia insieme a voi. Grazie!

  2. Che resoconto… certo sarebbe stato più coinvolgente emotivamente essere presenti dalla mattina ma avere un resoconto di tal portata è fantastico.

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