sabato 28 ottobre 2023
E – Il foliage sui Simbruini
Coord. Livia Steve
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Povero Luciano che sperava di avere, in quanto maschietto, un appoggio in Luca, ma gli è andata male (Luca si è tirato indietro all’ultimo) e così il poverino si è ritrovato solo con 7 donne che ciarlavano, ciarlavano, ciarlavano. Anche il cane della guida, Neve, è femmina! Meno male che è abituato.
L’appuntamento era a Campo dell’Osso alle 10:00, per Lucilla, Luciano e me non è stato immediato trovare il luogo dell’appuntamento, ma per fortuna dove pensavamo di dover parcheggiare c’era un bar e, quindi, il nostro sacrosanto caffè e la puntatina al bagno non ce li ha tolti nessuno. Arriviamo, in ogni caso, più o meno puntuali grazie alle indicazioni della nostra superguida perché con il navigatore penso che saremmo stati ancora lì a girare intorno; la temperatura è veramente da montagna. Rispetto al caldo di Roma, l’autunno non vuole ancora arrivare in città, qui occorre coprirsi, ma eravamo stati avvisati, siamo a circa 1500 metri d’altezza, mica poco. La nostra superguida Livia, sempre lei, ci accoglie con tutto il suo calore e la sua passione, consegnandoci dei cartoncini sui quali sono scritte delle frasi sulla montagna i cui autori sono Messner o altri grandi scalatori oppure scrittori che amano profondamente la montagna (a me è capitato Cognetti, per dire) e spiegandoci subito che faremo un’escursione che impegnerà tutti i nostri sensi: vista, udito, olfatto, tatto, gusto. Subito si preoccupa di sapere chi farà il resoconto, chi si occuperà delle foto e segnala via via i vari passaggi tra un’esperienza sensoriale e l’altra: parliamo di foresta-terapia.
Il percorso è semplice, inizia con un sentiero molto ampio ed iniziamo utilizzando soprattutto la vista quale primo senso utilizzato quando si cammina e siamo tutte e tutti attenti ad osservare il terreno, gli alberi, i fiori, l’erba, i colori che finalmente qui sono autunnali (era ora!), insomma tutto ciò che ci circonda e che incontriamo cammin facendo. Insieme a tutto ciò osserviamo anche Neve che se la gode da matti correndo su e giù e rotolandosi fra le foglie cadute a terra.
Il secondo senso è l’udito, i rumori del bosco, delle foglie sotto i piedi, dei ricci di castagne che cadono, del vento ed il cinguettio di uccelli che, sinceramente, non si è sentito in modo chiaro, si vede che i pennuti avevano altro da fare che fischiettare per noi. Almeno io non l’ho udito.
Vogliamo mettere poi gli odori? Quelli della terra, quelli del muschio, delle foglie marcite che scricchiolano sotto i nostri scarponi, dell’erba, dell’aria che fortunatamente non odora ancora di pioggia.
Intanto andiamo, saliamo e godiamo del nostro andare e del nostro chiacchierare mentre Livia ci guida e Neve ci delizia ancora con le sue capriole e con la sua gioia di vivere. Ciò che nn riusciamo a fare è godere del panorama che avremmo visto su una buona parte dei Simbruini se non ci fosse stata una bella coltre nuvolosa e dispettosa che ha impedito alla nostra vista di spaziare, però ci fidiamo di ciò che la superguida ci dice.
Arriviamo ad uno spazio abbastanza ampio dove stendiamo qualche telo per sederci e mangiare e qui il senso che Arcoiris usa più frequentemente: il gusto, viene attivato immediatamente. Ognuno tira fuori il proprio pranzo ed ognuno mette a disposizione ciò che ha portato da condividere, come si era raccomandata di fare Livia: crostata, ciambelle, ecc. ecc.
Forza si riparte. Siamo al senso del tatto. Ecco toccare, toccare ed abbracciare gli alberi, circondali con le nostre mani, accarezzare il muschio o i licheni. E concentrarci ogni volta ad ascoltare (più o meno in silenzio) l’effetto che fa.
Scendiamo per tornare al punto di partenza, percorso ad anello, quello che molti di noi prediligono e la promessa del foliage tra i maestosi alberi di faggi è stata mantenuta. Dove abbiamo lasciato le macchine gustiamo il nostro meritato caffè e mentre saliamo in macchina arrivano le prime gocce di pioggia. Che fortuna! Certo che Arcoiris le sa organizzare bene le sue escursioni.C
Caterina B.