Viva la curiosità

Memento mori!

Redazione

lbaldini


 Viva la curiosità
di Gualtiero


n. 4 – febbraio 2024



Oggi volo alto; con un motto latino. “Respice post te. Hominem te memento” (Guarda dopo di te. Ricordati che sei un uomo). Siamo al tempo degli antichi Romani: sembra che quando un generale vittorioso incedeva per le vie di Roma a raccogliere gli onori che i romani giustamente gli tributavano, qualcuno dello staff, per smorzare la sua fame di gloria ed eventualmente di superbia, tutto preso dalle manie di grandezza, gli ricordava all’orecchio: “Guarda a quello che sarai in futuro, non montarti la testa, sei soltanto un uomo”.

Da qui per un inventore di proverbi prelevare il “memento” e aggiungerci “mori” il passo fu breve: cosi è venuto fuori il motto “Memento mori”. Che può essere interpretato in diversi modi. Tipo: “Stamme a sentì, abbassa la cresta che tanto pure tu  devi morì”. Ma che può anche essere inteso come un richiamo solenne: “Metti ordine alle tue cose, ricordati che si sta avvicinando il tuo momento di partire”. Partire: adesso mi vengono in mente alcuni dei modi, piuttosto consolatori, con cui indichiamo questo ineluttabile passaggio: “passare a miglior vita”, “sono i migliori che se ne vanno”; però diciamo anche: “ma chi resta si dà pace” e “morto un Papa se ne fa un altro”. Insomma, sono modi sempre un po’ ipocriti, per un verso, e abbastanza cinici, per un altro…

Ho citato tutti proverbi al maschile; e le donne? Ma non è che le donne non c’erano; c’erano, era un sotto-inteso, tanto erano sotto-messe. Lui generale, lei a fare i figli e la calzetta. I migliori se ne vanno; restano le streghe. Oggi però puoi essere tacciato di maschilismo, se non scrivi “car* tutt*, “buongiorno, a carnevale come siete stat*? Ma, allora, se vogliamo essere davvero precisi, si deve  dire “siamo andati tutti quanti al mare” solo se eravamo tutti maschi. Però, – e il diavolo ci mette lo zampino –  se poi un maschio si sente piuttosto femmina; o viceversa? Ci stiamo cacciando in rompicapi linguistici.

In questi ultimi tempi, in quanto maschio, a un certo punto mi son sentito addosso anche l’accusa di essere corresponsabile dei femminicidi compiuti da quegli uomini che, invece di uccidere il padre, secondo le indicazioni di Freud, se la prendono con la madre o ripiegano su amanti e mogli (o ex), sorelle, cognate, figlie…; e smentiscono clamorosamente il padre della psicanalisi.

Io, che ormai ho toccato i novanta,  mi coccolo il mio “memento mori”. E già nel 2015 ho affisso sul credenzone davanti alla mia scrivania un biglietto che recita: “Non voglio essere tenuto in vita artificialmente”; con tanto di firma! Adesso aspetto che un voto del Parlamento, beneintesi: nel rispetto dei casi di coscienza, approvi una legge che non mi costringa a sopravvivere fra angoscianti tribolazioni.

Sui casi di coscienza però non esageriamo!. Prendi il caso delle armi all’Ucraina: noi Europa all’Ucraina le armi gliele diamo, perché possa difendersi dall’aggressione; in questo caso…con  il caso di coscienza non diamo involontariamente una mano a Puntin “l’invasore”? I soliti garbugli della mente.

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