Domenica 4 dicembre – Nel parco dei Castelli romani
Quasi al Monte Tuscolo – domenica 4 dicembre 2011
Un po’ tutti a scrutare le previsioni su internet. Sperando tutti in qualche miglioramento.
Macché. Tempo brutto. Senza speranza. E, però, ci ritroviamo in 13 alla piazza maggiore di Frascati. Piove. Poi…, piove sempre. Piove forte. Qualcuno rinuncia. Ma i più (i più incoscienti, i più tosti, i più stufi della città) sono rimasti agli ordini di Luciano, il nostro bel capitano: sono attimi fuggenti, che è un peccato farsi sfuggire.
Attraversiamo Frascati: gente intirizzita, ma è festa e si va a passeggiare; e, se promette che viene, ti metti pure a cantar. Passiamo davanti alla cattedrale: una facciata infarcita di tutto, che è un obbrobrio come certe cose del ‘700. Fuori dell’abitato cominciamo a salire lentamente verso il Monte Tuscolo, superando la Villa Falconieri, famosa se non altro perché ospita la direzione di Invalsi, fortino assaltato recentemente da chi odia le inchieste che violano la praivasi dei nostri giovani studenti.
Intanto Luciano parlotta con la guida, che doveva accompagnarci nella visita al Parco. Noi speriamo che della visita non si faccia nulla, la guida pure. E così è stato. In conclusione, dopo un’ora di pioggia caduta “sulle nostre mani ignude, sui nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri” (e te credo!), il manipolo di valorosi soldati al comando del loro bel capitano ha deciso di tornare indietro e di sciogliersi… per correre a farsi una calda doccia.
A voi tutti fedeli lettori, ma soprattutto agli sfortunati ma gloriosi partecipanti alla fredda e bagnata escursione frascatana, dedico, a mo’ di preziosa consolazione, brani di una bella poesia del D’Annunzio, La pioggia nel pineto:
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini…
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella…
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade…
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi…
Or s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta…
E tutta la vita è in noi fresca
aulente…
Come no. Gualtiero