15 giugno 2024 – volontari alla mensa Caritas di via Marsala
Vai alla pagina dei resoconti dei turni di volontariato alla mensa Caritas
Una sparuta (attenzione non sparita!) pattuglia di Arcoiris si presenta più che puntuale alla mensa Caritas. Altri sono in giro per l’Italia, chi al mare, chi in montagna, chi in collina, o hanno deciso di partecipare al Gay Pride, ecco perché ci presentiamo solo in quattro, ma tutto funziona alla perfezione ugualmente perché i volontari della Caritas non si spaventano mai e sono sempre pronti a provvedere ad eventuali “buchi”. In ogni caso c’è chi si mette alle registrazioni, chi alla distribuzione dei pasti e puntualmente si dà il via al servizio che molti aspettano pazientemente fuori dall’ostello da un bel po’ di tempo. Io mi piazzo alla registrazione e prima che inizino ad entrare i primi “avventori” do un’occhiata ai Paesi di provenienza. C’è tutto il mondo nei registri, africani, asiatici, sudamericani, europei ed ovviamente tanti, tanti italiani. Manca solo l’Oceania, ma in effetti non ho avuto il tempo di leggere tutti i registri, magari qualche australiano c’è.
Si dà inizio alle danze e subito arrivano i più affamati o i più impazienti, quelli che sorridono e quelli che sono sempre nervosi, c’è chi ringrazia e chi neanche apre bocca, chi è vestito bene e chi puzza, chi trascina una gamba e chi sta bello dritto, chi ha solo l’attestato che occorre e chi si porta dietro almeno quattro borse che usa come una casa e distribuisce il cibo in ognuna di esse, come fossero tutte stanze da pranzo. Ci sono i timidi e gli spavaldi, quelli che tremano e quelli stabili, c’è chi ha il badge, chi ricorda a memoria il codice e chi lo ha scritto su un foglietto volante, chi arriva da lontano e chi è di casa, chi ha una bella borsa di pelle e chi un sacchetto di plastica; c’è chi indossa infradito e chi scarpe da ginnastica, c’è quella con la canottiera ghepardata e l’altra con il vestitino a fiori. Insomma una varietà infinita di persone diverse piano piano ha invaso la grande sala, ha fatto la fila, ha mangiato, è andata in bagno, ma non può più caricare il cellulare: non ho capito perché è stata tolta questa possibilità, non esistono più le prese.
Un ragazzo mi chiede degli spicci per un panino da acquistare domani, lo so che non lo farà, ma gli ho detto di attendere, mi occorre tempo per poter controllare il borsellino e lui tira fuori tutta la pazienza che ha perché deve attendere il flusso di persone da registrare che proprio in quel momento sembra non finire mai. Beh, quel “panino” se lo è conquistato.
Fuori volontari della croce rossa assistono qualcuno che si è sentito male, controllano pressione, battiti, respiro, non ho capito cosa sia accaduto, però l’ambulanza è lì, lo caricano e lo portano all’ospedale. Meno male che è successo qui, meno male per lui.
Poi arriva il solito chiacchierone che lascia la sua borsa (bella borsa), vicino alla mia postazione, prende il fogliettino rosa, conquista il suo vassoio con il cibo e si siede abbastanza vicino da far sentire a tutti noi le sue sentenze, i suoi giudizi, le sue analisi. Parla, parla, parla, non vedo l’ora che finisca la sua cena e si allontani: questi che sanno sempre tutto di tutti e ci regalano le loro perle di saggezza dall’alto della loro superiorità proprio non li sopporto.
Alla fine, si sta quasi per chiudere, arriva il solito ritardatario che rimedia solo un po’ di pane ed una frutta e comincia a criticare, a dire che ci dovremmo vergognare, che non ci si organizza così male, che quella non è una cena… e bla, bla, bla. Mi hanno detto che lo fa sempre, forse potrebbe arrivare un po’ prima. Io mi chiedo sempre: come si fa a calcolare per quante persone preparare i pasti? Oggi ne sono stati serviti 221.
Caterina B.