Resoconti

la busta dell’immondizia e gli scarponi

Redazione

lbaldini

Domenica 2 ottobre 2005 – Da Rovere al Rif. La Vecchia

Mèta: il rifugio La Vecchia sotto il Sirente – due ottobre, domenica – A. D. 2005

A scanso di incomprensioni (non tutti i soci di Arcoiris masticano epigrafia, anche se, gastroirici come siamo, mastichiamo parecchie cose), “A. D”. sta per “Anno Domini”. Dunque, domenica due ottobre, nell’anno del Signore duemilacinque, ci siamo dati appuntamento alle 7,15 al largo (in tutti i sensi: c’era un’aria fin troppo frizzante) della Primavera. Io ed Elsa siamo arrivati puntuali all’appuntamento e già c’erano altre persone che si stavano rifocillando (ma non la trovate brutta ‘sta parola?) al solito bar. Elsa si è messa di vedetta a spiare eventuali nuovi arrivi, quando… (avete presente Salgari? Io, da piccolo leggevo soltanto i periodi che cominciavano con “quando”) l’ho sentita urlare “caaaazzzo”. E mo’ che è successo? Cazzo, fa lei (ahi, le signore di oggi, signora contessa…), mi sono tenuta la busta dell’immondizia e ho buttato nel secchione gli scarponi… E via a recuperare il malgettato; che trepidante occhieggiava, fra foglie di cavolo, bucce di patate, gusci di uova, se la malaccorta padrona tornava a recuperarlo.

Intanto, via via, erano arrivate altre persone, tipo Nadia, Livia con Gigio (che, come sapete, non è un topo, ma un cane), Maria Pia “e le altre”, Cristina, Caterina… Insomma un gineceo. Elsa, che in assenza di Luciano fa l’organizzatrice, s’è messa a velocizzare i movimenti del gruppo: tu, tu e tu in macchina con me, tu, tu e tu di là, ecc.; però stavamo sempre fermi. Aspettavamo tutti che Elsa dicesse dove uscire dall’autostrada. Io, furbetto del quartiere, che avevo letto l’e-mail di Marina, sapevo che il secondo appuntamento era all’uscita di Celano, il terzo a Rovere (o Roveto, o Rovereto: non ricordavo bene). Fatto sta che partiamo e, arrivati a Celano, aspetta aspetta Nadia e compagnia bella (?), che non arrivavano mai. Fortuna che siamo ricchi e stiamo tutti bene, come ogni tanto ci ricorda Lui, e perciò abbiamo (hanno: io no) tutti il telefonino. Così veniamo a sapere che Nadia e C. aspettano a Péscina (“come ha detto Elsa”, confermano tutt’e quattro). Insomma, come dio volle (si dice così, ma mi pare che impegniamo il buon dio in imprese un po’ miserelle), riprendiamo il cammino, direzione: Rovere (o Roveto?). Mentre Elsa e C. procede, eccoti una marcetta “cellulare”: chiamano Maria Pia “e le altre”: devono fare benzina e, appena potranno, la faranno. Ma com’è che si erano fermate all’autogrill, ma non avevano fatto benzina? Era successo che entrate a fare il pieno, si erano distratte a mangiar cornetti e a tracannare cappuccini caldi, nonché a fare la pipì che la mattinata fredda suadente stimolava. Insomma, non so se era perché dio lo voleva, fatto sta che a Rovere (eccolo il nome giusto) ci siamo incontrati con Andreas e fam., Luciano e Lucilla, Stefano e comp., compreso Rocco, che invece dei suoi fratelli aveva portato suo figlio.

L’escursione è andata proprio benissimo: in due ore e mezzo abbiamo raggiunto la mèta pre-fissata. Stefano, oltre ad averci portato al piccolo ma giulivo rifugio “La Vecchia”, ha portato anche pagnotte, aglio, olio, sale e aromi vari; fatta la legna, abbiamo acceso un bel focaraccio e giù a fare bruschette che vecchietti e giovanetti hanno gustato, annaffiandole con generosi vini rossi. Bianca questa volta non è stata la nostra mascotte, perché i più piccolini erano Egon e Claudia, figli di Andreas. Cosicché l’arco si è allargato dai settant’anni ai sei-sette. Iris invece è rimasta la stessa. Mentre a Roma pioveva (e credo anche a Rovereto), da noi c’era un sole caldo e forte; e tutte a mettersi le creme per non scottarsi. Silvia (per chi non la conosce, è lei che ha detto “bellissime le escursioni: peccato che tra una pausa e l’altra ci sia da camminare”) cercava di proteggersi in ogni modo dal sole, non avendo una protezione 60.

Discesa tranquilla e, poi, proprio come in una favola, tutti, sereni e contenti, abbiamo fatto ritorno alle nostre case, conservando nei nostri cuori e nelle nostre menti le intense ore trascorse in montagna, fra il cinguettar degli uccellini e il belar delle pecorelle… A Gualtié, ma vatte a fà ‘na canna! Sì, però, a Marì, un po’ d’invidia ce l’hai. Noi c’eravamo. In 34 (un record) e Gigio! Gualty

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