Resoconti

Tutte le jeep sono bigie

Redazione

lbaldini

Sabato 14 e Domenica 15 maggio – I sentieri delle colline senesi

E’ bello andar per boschi e carrarecce; e poi gustar pietanze casarecce.

    Eh, già: è proprio così. Perdersi la “due giorni a spasso per le dolci colline senesi” è davvero un non senso. Penso soprattutto a Maurizio, che di gastro-iris è un vero fan. Infatti, la due giorni, che in realtà è cominciata venerdì sera, si è aperta con una cena abbondante, oltre che sfiziosa, in quel di Rosìa, presso l’agriturismo, denominato “Borgo Barigianino” e guardato a vista da due feroci leoni. Sfiziosa, almeno a vedere le portate, perché io, arrivato già “cenato” alle 21,30, ho solo messo bocca… a vino e dolci.

    Un agriturimo davvero incantevole, come abbiamo potuto constatare il mattino seguente, risvegliati dall’allegro cinguettar degli uccelli, mentre s’udìa leggero il bisbiglìo dei cipressi appena mossi dal vento, che – come è stato detto – rapisce degli uomini i sospir…; ma – perché? – le donne non sospirano? In mezzo a quell’incanto la padrona ci ha portato, fra pane e fette biscottate, una torta e una crostata casarecce (magari qualcuno le avrebbe preferite “caserecce”), che potevamo annaffiare con latte, caffè, latteccaffè, tè. Me stai a sentì, Maurì?

    Verso le 9,15 la colonna s’avvia. Capocolonna – naturalmente –  è Vladi con la sua jeep bigia; le altre auto seguono. A un certo punto Vladi s’invola e Elsa, che segue, se lo perde; insegue e smania, agitata. Finalmente intravvede la jeep, ma non è Vladi, è una jeep qualunque; si ferma interdetta. Invece, le auto che seguono Elsa, quando la jeep-civetta prende a destra per località S. Rocco, la seguono imperterrite: in Toscana, si sa, non solo di notte, tutte le jeep sono bigie. Ma ben presto, quando ci si rende conto dell’abbaglio, c’è uno sbandamento fra le auto della colonna (Elsa telefona a Massimo che sta con Vladi, Massimo telefona a Luciano, Luciano a…). Potenza dei telefonini: finalmente c’è la ricongiunzione e si arriva dove bisogna lasciare le auto, per procedere a piedi.

    L’escursione si snoda vivace col gruppo sgranato (siamo 22, eh!), il che crea qualche problema. Se Vladi si mette alla testa a fare andatura, in coda qualcuno prova a perdersi; e se Vladi controlla la coda, perde la testa; se poi sceglie di stare nel mezzo, la testa e la coda se ne vanno per conto loro… Va bene che le nostre guide sono “volontarie, ecc, ecc”, ma fare il capo così è troppo stressante. Comunque, si procede contenti e giulivi per le località raccontate dal dèpliant, sempre bellissimo nel suo vivace cromatismo, che io – come ho già detto altre volte – mi guardo bene dal leggere, per non perdermi il gusto della scoperta. E’ così che ti scopro la Villa Petrucci (già il nome mi piace poco: fatti miei), presso l’abitato di Santa Colomba, “la cui sagoma è ben riconoscibile  anche da lontano” (come leggo oggi sul dépliant di Luciano…), tocchiamo poi il Monte detto “Maggio” (e come volevate si chiamasse? giugno?), Colle Ciupi, la Chiocciola (oh che bel Castello…); e i soliti lecci e, attorno ai casolari collinari, i soliti cipressi, alti e stretti e, spesso, in duplice filar… Qualche gocciolina d’acqua non turba le nostre beatitudini, protette da cromatiche e fosforescenti mantelle (vedi, soprattutte, quelle di Bianca e dell’ultrainvadente Mammamaria). A sera, dopo la doccia e un abbondante relax, si cena nel capannone dei volontari del “Soccorso Boschivo”: a Maurì, che tte sei perso!

    Domenica, dopo una ricca colazione autogestita, si sale subito a piedi dall’agriturismo: scorrono, sotto i nostri occhi incantati, là un poggio e qua un poggetto e un Poggiarello. Ci si stanca anche un po’, ma finalmente, proprio all’ora di pranzo, possiamo rinfrescarci mettendo i piedi… a Molli (la battuta è di Peppe). Si mangia: al solito, finocchiona, prociutto, salame, formaggi, pane, vino, frutta, caffè. E io pensavo a Silvestro: oh, se fosse stato in mezzo a questa pace! Eh, sì, perché vedevo la Marotta un po’ “solinga augellina”… Rientrati nel pomeriggio al Borgo Barigianino (a proposito, si trova al km 65, 584 della Sp 73: per la precisione) e di nuovo “sdocciati” (non io, che mi vendo cara… la pelle), tutti alla volta di Roma: felici e contenti, signora maé. Gualtiero.

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