Resoconti

Ormoni Francescani

Redazione

lbaldini

Sabato 10 e domenica 11 dicembre 2005 – Di qui passò Francesco

Invece del cavallo di S. Francesco, noi abbiamo – quasi tutti – preso il treno di S. Francesco, per metterci dietro alle sue orme, anzi ormoni, visto che la prima tappa (Assisi-Spello) ci ha visto camminare per sette ore. Ma procediamo con ordine.

All’insegna di “camminare con lentezza”, il treno ha portato un ritardo di un’ora e, perciò, tutti a prendersela con Nadia che, oltre ad essere il nostro Presidente, è pure una “trenoitalia”: “A Nadia, ma che è tutto ‘sto ritardo? Gira che ti rigira, siete sempre uguali”. Insomma, piove governo ladro.

Quando il grosso arriva all’ostello (della “PACE”), ci accolgono Roberta, Marina e Cinzia sua sorella, che con Eugenio se l’eran presa comoda, entrando in Umbria già dal mattino, visitando Todi e, te pareva, pranzando in un ristorante caratteristico: buon gastroiris non mente.

Cena da caserma: menù indiscutibile sotto la  sorveglianza di una livida kapò. Quello che è successo la sera dopo le nove, Marina mia, io non lo so, perché me ne sono andato a ritemprare le mie stanche membra. Stanche, perché forse già cominciava il malessere che fra domenica e lunedì ha colpito diversi di noi (Elsa, Massimo, Caterina, ecc.).

Che la “passeggiata” Assisi-Spello è durata un’infinità l’ho già detto; il ritorno Spello-Assisi è stata una meraviglia di puntualità, ma ce la siamo presa lo stesso con Nadia perché non funzionava la macchina-ticket.

Domenica, siamo stati messi in libera uscita (all’insaputa della kapò) fino alle 11, allorquando (tutta ‘na parola? ebbene, sì!) Luciano ha constatato che di venti che eravamo, lo avremmo seguito in quattro: Nadia, Antonella, Lucilla e io. Perché faceva troppo freddo e il vento era tagliente. Mio caro  Francesco, come vedi, tutti dietro i tuoi passi. Ma fino a un certo punto.

Noialtri cinque, francescani “puri” , abbiamo percorso per due orette il sentiero della pace Assisi-Gubbio: a farlo tutto ci vorrebbero un paio di giorni. Per un tratto abbiamo costeggiato il ruscello Tescìo, al quale è legato un edificante aneddoto, che ti voglio raccontare.

“Ce stava, no?, co’ S. Frangesco, in mezzo a tant’altri fraticelli, uno un po’ scanzonato che era tanto accaldato e aveva voglia de bagnasse e al Santo je fa: Santo Francesco,  ove nuotar degg’io, se qui ruscel non v’è? E il Santo, guardandolo con amorevole aria di rimprovero, come a dije: ma che te sei scordato co’ chi hai a che fa?, je fece: non vedi il ruscel Tescìo che scorre accanto a te? Hai capito, Marì, aveva creato un ruscello vero e rinfrescante, come un’altra volta gli era capitato di far zampillare l’acqua fra le rocce: e questo lo ha raccontato Giotto in persona in uno dei 28 riquadri della basilica maggiore. Pe’ piacere.

Gualtiero

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