Il vento soffia,
lo sento soffiare con forza
in ogni angolo più nascosto e dimenticato
e con ribellione e incoscienza
passa con violenza nei passaggi doloranti
non permette alla fresca acqua di rinnovare.
Egli corre, vive sulla terra
ma dopo aver lasciato il suo segno
non si ferma, non si volta indietro
guarda davanti a sé con fierezza.
Un segno lascia: segno energico di un prossimo cielo sereno
sereno e sfolgorante,
o di momenti passivi e grigi di umida pioggia,
o segno di distruzione.
La sua forza passa e porta via
cose non sue
con cinismo e libertà.
E io che invece mi volto troppe volte indietro
mi sento piccola e dolce nel vento,
debole ma pure forte,
fiducia nelle sue braccia
da sola, serena degli altri e di me.
O insieme a chi amo,
corriamo, voliamo
i nostri piedi incapaci e pesanti sono ali;
in questa primitiva libertà,
sua fatalità,
i capelli mi sfiorano il viso,
gli altri capelli diversi sul mio viso,
si confondono irrequieti con i miei.
E in questa forza più forte di noi
camminiamo stretti e vicini,
percorriamo nella sua violenta dolcezza,
questa nostra comune libera vita.
Opi, 1 gennaio 1979