Ciao Nadia! Vorrei potertelo dire di persona ” Ciao” così come abbiamo fatto tante volte. Ti scrivo un po’ controvoglia perché non volevo aprire una porta su di te e su quello che abbiamo fatto insieme. In fondo sono ricordi miei, ricordi nostri che non so se vale la pena di condividere, sono piccole cose che hanno caratterizzato la nostra amicizia, ma che per gli altri non hanno molto significato. Ti facevo ridere. E’ buffo ricordare che quando ridevi il suono arrivava sempre dopo che avevi strizzato gli occhi, arricciato il naso, preparato la bocca ad una risata muta. L’ultima volta che ci siamo sentite eri in ospedale. Ti dispiaceva non partecipare allo spettacolo che stavamo mettendo in piedi sulla grande guerra e hai detto scherzando che potevi fare la parte del soldato ferito, pieno di bende e gesso. Bende e gesso non ci sono state, lo spettacolo lo abbiamo tenuto lo stesso e mi è mancata la tua presenza, la tua vocetta intonata da soprano, i tuoi commenti sottovoce con la erre alla francese. Volevo smettere, il coro non mi sembrava più lo stesso. Poi ho pensato che tu tenevi tanto al gruppo di coristi e di amici, che ti dispiacevi delle assenze, del poco studio, che era il tuo Coro di cui sei stata una delle fondatrici. E allora non ho voluto farti uno sgarbo, ma mi manchi davvero. Ti piaceva venire a casa mia a Santa Severa: quattro chiacchiere, un bicchiere di vino, un bagno a mare (sempre a riva che non sei stata mai una grande nuotatrice!), piccole confidenze e un po’ di politica. Una volta mi hai detto “Ho deciso di smettere di preoccuparmi della situazione politica italiana e mi sento molto meglio!”. Era una piccola grande bugia, non potevi smettere di partecipare e di cercare di fare qualcosa per gli altri. Cara Nadia, ci siamo scambiate tante email ma non potevo mai pensare che ti avrei scritto una lettera senza poter sperare in una risposta. Non voglio scriverti altro, sappi che ti ho voluto bene e che quando canto, canto anche un po’ per te.
Rossella