numero 7 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk – febbraio 2020
Quando negli anni settanta e ottanta, cioè quando ero molto giovane, andavo in vacanza una delle prime cose che mettevo nel bagaglio erano i rullini fotografici. Prima quelli di foto in bianco e nero e poi a colori. Al momento di scattare le foto si sceglieva l’inquadratura giusta, la luce appropriata, il luogo migliore. Insomma, ogni foto aveva un certo costo. Alla fine della vacanza si portavano i rullini dal fotografo e con una certa ansia si aspettava che le foto fossero sviluppate e stampate. Se poi si trattava di diapositive si poteva organizzare anche una serata con amici per la loro proiezione. Che incubo, a volte. Centinaia e centinaia di immagini. Si riempivano album fotografici con le date, i luoghi e piccoli commenti.
Gli scatti fotografici venivano effettuati solo durante le vacanze, un viaggio, le feste di compleanno, il matrimonio, la prima comunione … insomma, per fermare e ricordare i momenti molto importanti e particolari della vita. Non si poteva certo andare in giro continuamente con una macchina fotografica pesante e delicata.
E ora? Niente più di tutto ciò. Sempre più facile, veloce, immediato. Basta un cellulare e il gioco è fatto. Si scattano foto dappertutto, in ogni momento … e se non piacciono si eliminano subito. In un batter d’occhio si possono inviare a parenti, amici vicini e lontani. Le immagini non vengono quasi mai stampate ma rimangono sul cellulare o vengono scaricate nel computer. Delle migliaia di foto e video che scattiamo e registriamo ne guardiamo e mostriamo una percentuale molto bassa però le portiamo sempre con noi.
È come se tenessimo una memoria esterna che conserva gli affetti, le emozioni, le persone che riempiono la nostra vita.
Il cellulare o la macchina fotografica digitale sembrano sostituire la nostra attenzione, il nostro interesse per quello che scopriamo, visitiamo e osserviamo. Si fotografa velocemente e poi in un secondo momento si guarda quello che avrebbe richiesto maggior attenzione.
Il cellulare/la macchina fotografica anziché essere solo un mezzo sta sostituendo i nostri occhi ma soprattutto il nostro stare di fronte alle situazioni e all’esterno.
Antonietta
[n.d.r.: foto dell’autrice dell’articolo]