Tutti fermi: racconti dalla quarantena: resoconti di giornate fra cucina e soggiorno percorrendo viaggi fantastici o meno.
Viaggio all’interno di casa mia in ottanta (speriamo di no) giorni
Ah! La memoria …
prologo
Molti oggetti in casa mi sono sconosciuti. Forse sono lì da mesi, da anni, forse sono arrivati da poco, di sicuro non si sono presentati. No, forse si sono presentati, oppure, meglio, me li hanno presentati, ma io non me lo ricordo. Se c’è una cosa che mi mette a disagio è la mia incapacità di ricordare le presentazioni. Qualcuno ti introduce in una riunione o in una festa, ti fa stringere mani e ti presenta tizio e caio e tu, dopo due minuti, non ti ricordi più i nomi. Di più, certe volte li scambi pure, facendo una figura meschina, meschina.
Ovviamente, come di fronte ad ogni grande problema, l’uomo da animale intelligente qual è, o dovrebbe essere, cerca una soluzione. In questo caso occorre trovare il modo di rivolgerci a qualcuno senza ricorrere a quell’inutile orpello che è il nome. Parlare con una persona senza mai usare il nome, ci avete mai provato? Io sì, lo faccio spesso, in alcuni casi, quando la situazione è rilassata, la compagnia è piacevole, l’autocontrollo è allentato come il girovita di Battiston (l’attore), insomma quando non soffro il panico da brutta figura mi ci diverto pure. Trovare le perifrasi su come chiamare uno od una senza chiamarli. Studiare la posizione da assumere: per esempio approcciare lo sconosciuto sempre di fronte e disporre il sorriso e gli occhi in modo da rendere inequivocabile che è a lui che ci si rivolge. Cercare di carpire le parole di altri meno distratti di te.
Insomma mille e un metodo per bypassare quel vuoto di memoria. Per il resto “ehi Coso” oppure “Capo” cercherei di evitarli, potrebbero sembrare eccessivamente informali, magari quello è ambasciatore o scienziato!
Ma … oddio, mi sono perso. Dovevo scrivere di un oggetto di una casa in quarantena, me ne sono … dimenticato e mi sono infognato in altri discorsi. Mi capita, orco se mi capita!