racconti dalla quarantena: resoconti di giornate fra cucina e soggiorno percorrendo viaggi fantastici o meno.
Roma, 23 marzo 2020
E così sono trascorse quasi tre settimane di “inattività”. Che poi inattività de che? Ho più da fare in questi giorni che quando vado al lavoro, ma va bene, basta con le lamentele. Sì qualche momento di sconforto c’è, ogni tanto: niente uscite, se non per la spesa o le sigarette, niente impegni politici, niente palestra, niente enoteca, niente parenti e amici. Per la verità no, con Giulia ci siamo viste e sentite diverse volte: proprio in questo periodo doveva traslocare, mannaggia! E che non le dai una mano? Certo che sì anche se durante l’ultimo viaggio un po’ di batticuore c’era perché i divieti si sono fatti sempre più stringenti, ma insomma tutto è andato bene.
E lo sconforto? Certo anche quello, soprattutto quando, andando in terrazzo a stendere (meno male che c’è il terrazzo), una cornacchia si è messa a gracchiare con quel suo verso fastidiosissimo proprio sopra un’antenna a meno di un metro da me. Mi è tornato in mente il film di Hitchcock Gli uccelli che, insieme a Pysco, è uno dei pochi che mi ha spaventata veramente. Già quel giorno mi sentivo triste, un po’ angosciata, non avevo voglia di fare niente, ci mancava la cornacchia… Poi la vita così modificata riprende, mi riprendo, continuo il flash mob con i vicini di casa che alle 18 puntuali si affacciano, ci affacciamo, qualcuno mette della musica e non sempre corrisponde ai miei gusti, però non fa niente, è un momento di socialità, almeno quello, con altri diversi dalla mia famiglia. Si aggiusta di nuovo il tiro, si ritrovano le ragioni, si fa attività fisica in casa, si lavora, si fa la spesa, si mangia, si legge, poco per la verità, perché manca il tempo che si passa quasi tutto fra whatsapp e email, telefonate e videochiamate. Semino dei semi che avevo in un cassetto chissà da quanto tempo. Non so se spunterà qualcosa, ma la bustina diceva che dovrebbero venir fuori fiori verdi, bianchi e rossi. Mi sembra proprio il momento giusto, con questa ritrovata e forzata unità nazionale, questo amor di patria che gli italiani sentono solo quando vince la nazionale di calcio (mentre se vince quella di pallavolo non interessa nessuno). Speriamo che qualche fiore esca fuori, il colore non ha importanza, perché gli ultimi garofani che avevo comprato quando la fioraia era ancora aperta li ho dovuti buttare proprio ieri. Ecco speriamo, così una delle farfalline che ogni tanto arrivano sul mio balcone potrà posarsi su qualcosa di nuovo. Arrivano anche passerotti, cardellini, pettirossi. Sarà perché scutulìo (sgrullo) la tovaglia dentro il balcone? Me sa de sì. E che gioia vedere che almeno la primavera non si arresta di fronte al coronavirus. Pure se siamo costretti a rimanere dentro casa è preferibile il sole, il risveglio della natura. Meno male che dalla finestra vedo il parco: è sempre sporco e malfrequentato, ma tanto da qui non si vede la sporcizia.
Ecco sta per finire anche questa domenica così insolita. Sto chiamando un’amica di Pantelleria e manca la corrente, cade la telefonata, ho chiamato con il telefono fisso. Massimo aveva già tirato fuori dal forno la prima teglia di pizza, aveva messo dentro la seconda, vorremmo addentare la prima e ci troviamo al buio… Buio completo, non è solo da noi, manca sulle scale, manca all’intero condominio, ci arriva un messaggio da Francesca: manca anche da lei e Roberto; sento Giulia, da lei è tutto a posto, avviso l’amica pantesca con un messaggio che non l’ho abbandonata. Accendiamo delle candele, meno male che ne abbiamo tante e che le ho spolverate questa mattina. Cerco la torcetta da fronte. Massimo mi chiede se leggo qualcosa, così mi metto in poltrona e leggo tre avventure di Marcovaldo, sono alle ultime righe dell’ultima avventura ed ecco, finalmente, dopo un’ora, torna la luce, hanno riparato il guasto. Che faremmo senza la corrente elettrica, soprattutto in questi giorni in cui comunichiamo con il resto del mondo via email, con i cellulari sempre in mano, che se si scaricano ci lasciano nel vuoto assoluto? NO, LA LUCE NO, NON TOGLIETECELA! Anche la seconda teglia di pizza è stata prontamente recuperata: è venuta bene, meno male.
Caterina