un po di te

2004 – Vanoise

Redazione

lbaldini

Un po’ di Te  – parte 10


Decima parte del “resoconto” di percorsi montani effettuati a cavallo del duemila. Testo del nostro Gualtiero


Flashtrek dalla Vanoise, 28 agosto – 5 settembre 2004

“Leva quer fregno:
che vòi,
che quarcuno ce ‘ntruppa?
Forza, regà, che se parte”.
Striglia Lucilla
la truppa;
me pare la figlia de Marte.
Il gruppo s’aduna
obbediente.
Là Elsa si sfrega le dita,
qua Nadia assopita
‘n te fila pe’ gnente.
In ritardo
è solo Tonino, ma fulgido
infine compare;
e placa Gualtiero
furente,
circuendolo dolcemente.

Lasciamo l’Orgière,
che presto scompare;
si sale di brutto.
Chi va già spedito;
e chi, affaticato
(ahi il troppo mangiare),
soffoca un rutto;
e un gambero pare.
Qualcuno
col fiato un po’corto
cerca nelle racchette un fedele
conforto.
Peppe procede pimpante:
finge ritmate movenze
di braccia già esperte a usar le racchette
nelle più infide
emergenze;
ma è un vero peccato
averle scordate
giù al prato…

Negli occhi
un sole recente, fresco dorato,
appena sfornato
dal primo mattino.
Nella bocca
il sapore del prato
ancora bagnato,
dove pecore belano
e un pò di Caproni.
Ai piedi
vogliosi scarponi,
adusi a ruscelli vezzosi,
acquitrini melmosi,
cacche di vacca e torrenti impetuosi.

C’è il solito Franco che trotta e galoppa
fuori sentiero,
ma non imbraccia solerte
la sua digitale
per riprender Tonino impegnato
in pose malcerte;
oggi Franco ha solo un gran sogno:
cerca un bagno capiente
che rechi sollievo
a un bisogno
impellente.
Verso il Polset, tutti stanchi;
e puzzano i piedi
e ancora le ascelle:
sogna Lucilla
fontane
a cento cannelle.
E’ quasi una corsa
a chi primo si lava;
ma oggi Luciano del rito si scoccia;
e resiste:
da prode, si nega alla doccia.

Rifugio “La Saut”, rifugio privato:
fa euro quaranta, ma, baby, è il mercato!
“Anche lei?, chiede l’homme stupito
a Elsa, la “fiera”
che replica altera:
“E chi? Mio marito?”.

Scendendo dal Fruit l’andare è ciarliero.
ricordi di un tempo fra Franco e Gualtiero:
quand’era di moda lo spirto guerriero:
“a fascisti perfetti,
pugnali e moschetti…”.
D’un tratto è uno schianto:
va giù Franco di botto,
cupo è il rimbombo: disopra;
e disotto.
Lacerata è la mano;
e il braccio; e la fronte; e un ginocchio;
ammaccato
anche l’occhio.
Attorno a Livia cerusica
il gruppo fa crocchio:
lei fredda brandisce ovatta e coltello;
e Franco fa il prode….
Avere paura quassù
non è bello.

Ai Laghi Merlets
rassegnati
sospir di Lucilla
al russare di Franco,
senz’altro dal botto spossato;
poi la notte trapassa
tranquilla:
solamente gorgoglia
l’acqua da Nadia ciucciata,
quasi avesse una mano aggrappata
al seno materno;
e di ciò sta appagata.

Rallenta del gruppo la testa;
fa sosta,
s’arresta.
Ecco Livia che arriva;
poi Nadia, eternamente composta;
e, infine, Tonino,
che fa il fanalino.
Finita è I’attesa,
ma – grande sorpresa –
lo zaino Livia ha cambiato:
chissà quanto pesa!
Donna di cuore
che aiuta il maschietto in crisi di ascesa.

Se dieci ore
Vi sembran poche,
venite voi a randonà!
Più d’uno è spremuto;
e Bramans non arriva;
i piedi so’ rotti,
‘n t’esce manco uno sputo
non riesci a parlà.
Ma dentro borbotti:
“Eh! A te casa te puzza!
‘Sto trek fetente
lo vòi lascià sta.”

Gualtiero



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