Aprile è il più crudele di tutti i mesi. Genera
lillà dalla terra morta, mescola
memoria e desiderio,
desta radici sopite con pioggia della primavera.
T. S. Eliot
Cara Nadia, questi versi bene si accordano con i nostri sentimenti. T’abbiamo perso tre anni fa nel mese di aprile. Le tue foto ci parlano di spensieratezza, amicizia e voglia di stare insieme. Ce ne ricorderemo per camminare ancora insieme. Grazie amica
Arcoiris
Come eravamo
Le foto e le didascalie sono della nostra Caterina B.
Foto n. 1: era il 1970, eravamo a Via delle Palme o da quelle parti. Nadia è in braccio ad Antonello, un ragazzo sensibilissimo (a quei tempi non erano molti) eravamo molto allegri come è normale che sia a 15 – 16 anni. Andavamo alla stessa scuola, ma mentre Nadia ed io frequentavamo l’Istituto Tecnico commerciale Sandro Botticelli (ora Ambrosoli), Antonello e Roberto (l’altro ragazzo per il quale Nadia ha avuto una cottarella) frequentavano il Boaga, cioè l’Istituto per Geometri che per qualche anno ha occupato una parte della palazzina della nostra scuola. Degli altri due ricordo solo il nome di Stefania che aveva fatto anche le scuole medie con noi. Con Antonello e Roberto era nata una bellissima amicizia anche perché entrambi avevano, come noi, iniziato a frequentare la parrocchia e poi quel gruppo che sarebbe diventato la nostra comunità che si occupava di problemi sociali. Capitava che ci lasciassimo per tornare ognuno alla propria casa e subito ci mettessimo a scrivere lettere indirizzate all’uno o all’altra per proseguire quel dialogo continuo che avevamo creato. Quelle belle lettere scritte a mano su fogli qualsiasi, ciò che avevamo a portata di mano, poi ce le consegnavamo a mano all’incontro successivo. Le ho conservate per anni, ogni tanto le rileggevo e mi facevo un bel piantarello. Purtroppo ad un certo punto ho commesso l’errore di buttarle. Quell’abitudine a scrivere a mano Nadia ed io l’abbiamo conservata nel tempo e gli ultimi bigliettini, quelli dell’età adulta li conservo con la massima cura.
Foto n. 2: siamo nel 1972, estate, con i nostri amici eravamo andati a Castel Porziano e qualcuno deve averci ripreso in quella nostra attitudine alla chiacchiera perpetua. Nadia amava il mare, ma ci ha messo molto a superare la paura dell’acqua. All’epoca della foto si limitava a bagnarsi stando ben attenta a non far arrivar l’acqua oltre il ginocchio. Nel corso degli anni seguenti ha lavorato molto su questa sua paura dell’acqua ed è arrivata a superarla. L’ultimo anno in cui è venuta a Pantelleria, il 2007, entrava in acqua anche se sotto di lei c’erano 4 -5 metri, certo con pinne, salvagente e maschera, infischiandosene di poter apparire “strana”, ma che gioia provava quando l’accompagnavo a esplorare le meraviglie marine. Ero vicino a lei in acqua e ci allontanavamo dallo scoglio per qualche decina di metri, si fidava e chiedeva di andare oltre, di vedere altro ed io gioivo nel poter condividere con lei quei momenti privi ormai dell’antica paura.
Foto n. 3: è ancora il 1972, settembre, siamo a Roccamonfina, un paese in provincia di Caserta dove con la comunità di S. Ireneo eravamo andati per il nostro convegno annuale. La foto di gruppo in queste occasioni è d’obbligo. Prima dell’inizio della scuola (quando ancora iniziava il primo ottobre), a settembre appunto, partivamo per trascorrere insieme una settimana e dedicavamo quei giorni a studi, dibattiti, messe, preghiere, giochi, canzoni e vita comune. Si dormiva in grandi camerate, rigorosamente divise tra maschi e femmine; si imparava a conoscersi meglio, a condividere e anche a fare giochi infantili, come quello della foto n. 4: stavamo facendo il gioco del serpente, quello che si fa all’asilo nido: Questa è la storia del serpente che vien giù dal monte, per ritrovar quel pezzettin del suo codin che si è perso un dì. Ma dimmi un po’ sei proprio tu quel pezzettin del mio codin? …Sì ed il serpente si allungava sempre di più.
Foto nn. 5 e 6: 1979 Roma. Nadia ed io lavoravamo insieme in un Consorzio di cooperative edilizie la cui sede era, quell’anno, a Via del Caravaggio. Andavamo al lavoro insieme in quattro, con la 126 che ci aveva messo a disposizione il Consorzio. La mattina andavo a prenderla in garage e poi passavo a prendere Antonella, Nadia e l’altra ragazza di cui purtroppo non ricordo il nome, passando per strade interne attraversavamo quella zona di Roma che a volte sembra campagna, quella che nasconde angoli meravigliosi di natura e poi all’improvviso si spalanca e si mostra in tutto il suo splendore. In primavera ci colpisce un magnifico prato pieno di papaveri e margherite e pensiamo di andare lì durante la pausa pranzo insieme alle altre colleghe. Nella prima foto Nadia è insieme ad Antonella, nell’altra con me. Ho ricercato tante volte quel prato e non ho più individuato il punto preciso della recensione che avevamo scavalcato per mangiare, cantare e fare il giro tondo. E meno male che eravamo cresciute…
E’ una grande gioia, mista a nostalgia e sofferenza, rivedere Nadia e scoprire che è sempre stata uguale.. col suo sorriso, i suoi capelli lunghi e ricci, la sua voglia di vivere e condividere…
Grazie per queste condivisioni Caterina che permettono a noi tutti di pensare e sentire ancora Nadia nel nostro cuore. Un saluto caro a te e tutti voi!!