3 dicembre 2017
L’ultima uscita dell’anno di Arcoiris sembra iniziare con poche informazioni iniziali su come arrivare al punto di partenza. “Trovate tutto scritto sul sito” recita la prima mail e corrisponde al vero. C’era scritto tutto, con dovizia di particolari: orario dell’appuntamento, percorso per arrivarci, dove lasciare la macchina, itinerario e così via. Siccome, però, per una buona parte di noi, arrivare a Monte Mario sembra più difficile che andare all’estero (o meglio più o meno corrisponde ad un viaggio in un Paese straniero) , tutti eravamo invitati a chiedere a Google Maps “Come si arriva a Via Gomenizza?” ed alcuni di noi pensavano seriamente di doversi dotare di passaporto perché, sinceramente, ma quella è Roma Nord, zona per noi “sudici” di Centocelle e dintorni è più o meno preclusa, anche e soprattutto per le nostre scelte politiche degli anni Settanta.
Un certo orgoglio di chi è cresciuto ed ha abitato in quella zona, ha fatto sì che tutti noi partecipanti (un po’ più di una ventina, grosso modo, con qualche new entry) riuscissimo a vederla con meno pregiudizi e ad apprezzarne il fascino.
La parte più difficile del viaggio in effetti è stata arrivare al luogo dell’appuntamento. Una volta arrivati, però, abbiamo scoperto che ogni luogo ha la sua storia, le vite vissute o spezzate, raccontate, le vie, le chiese, i palazzi e le piazze e vale la pena conoscerli. Grazie Francesca per esserti, per la prima volta, cimentata in quest’impresa di portare noi terroni a nord della Capitale.
Da dove abbiamo iniziato? Ma dal Santa Maria della Pietà, ex manicomio della città eterna, fino alla sua chiusura avvenuta grazie dalla legge Basaglia, parliamo della legge che ha fatto chiudere i manicomi, qualcuno dice “Che peccato, forse servirebbero ancora”, ma è una boutade. In realtà noi mattacchioni di Arcoiris non ci stavamo mica male dentro al Santa Maria che oggi ospita nei suoi immensi spazi non solo uffici comunali e della ASL, ma anche associazioni, il Parco della Salute che, dal punto di vista botanico possiede un grande patrimonio di cedri, cipressi, eucalipti, querce, pini, viali, piazze, fontane e tanto altro; un Museo Laboratorio della mente per percorrere un viaggio nel disagio psichico; un’ incredibile biblioteca che fa parte del circuito Biblioteche di Roma, un archivio storico e tanto altro ancora. Da alcuni anni lì, dove i pazienti erano resi invisibili alla società perché il manicomio non era un luogo di cure, ma una struttura dove segregare tutte le persone che avrebbero potuto rappresentare un problema per l’ordine pubblico, sono nate tante esperienze di riutilizzo degli spazi e molti artisti hanno prestato la loro opera per modificare quel luogo con murales e poesie. Noi abbiamo potuto passeggiare liberamente tra i viali che solo pochi ex ricoverati potevano percorrere ed entrare in quella struttura è stata per noi un’esperienza che andava fatta.
Da lì ci siamo immersi poi per il quartiere e ciò che è risultato più complesso è stato comprendere, se ci sono, quali siano i confini tra Monte Mario e Trionfale. Sosta d’obbligo in Via Mario Fani dove la voce pacata di Roberto ha ripercorso un po’ della storia del rapimento di Aldo Moro, senza enfasi o retorica, ma con una ricostruzione storica doverosa. Ricostruzione dettagliata anche in Piazza Walter Rossi dove, nel 1977, è stato ucciso un ventenne di Lotta Continua. Qui il compito è toccato a Massimo che di quegli anni turbolenti a Roma e nel resto dell’Italia ha fatto un racconto che ha riportato tutti noi indietro nel tempo, in tempi davvero bui quando in alcune zone della città si entrava solo se si era in tanti, per manifestare. E a volte non bastava neanche questo per salvarsi, sia a destra che a sinistra, ma noi eravamo a sinistra…
E ancora andare, andare, andare. Dove? A vedere un magnifico fontanile fatto costruire da papa Pio IX che purtroppo abbiamo trovato in pessime condizioni, ma non dipende da chi quel fontanile lo ha voluto per far arrivare l’acqua vicino alle palazzine di un certo Signor Blumensthil. Come dice Francesca “un palazzinaro ante litteram”. Scendendo per Via De Amicis, lungo il famoso, un tempo, K2 (luogo di appuntamenti e svaghi perfino per noi di Centocelle, ci ho messo piede almeno un paio di volte negli anni della gioventù!) siamo arrivati al Parco di Monte Mario e qui i sentieri del Parco dolcemente e gradevolmente percorsi ci hanno condotto alla fine della passeggiata, ma non prima della sosta per il pranzo, scaldati dal sole e osservando Roma che si stendeva ai nostri piedi.
E Buffalo Bill che c’entra? C’entra, c’entra perché Francesca, alla fine, indicandoci l’immenso palazzone di Piazzale Clodio, dove hanno sede il Tribunale ordinario di Roma, la Procura della Repubblica e tanti altri uffici del Ministero di Grazia e Giustizia, ci ha invitato a cancellare tutte quelle strutture che erano davanti a noi e ad immaginare un circo, quello di Buffalo Bill che nel 1890 arriva a Roma, zona Prati con una carovana enorme con tanto di cow boys, bufali e capi indiani. Peccato per loro che abbiano poi perso la sfida con i butteri laziali che avevano scommesso di saper cavalcare i cavalli americani, mentre per gli americani cavalcare i cavalli nostrani non sarebbe stato altrettanto facile. In breve Bufalo Bill non solo perde, ma non paga neanche la scommessa di 500 lire e parte il giorno dopo di nascosto. Neanche allora c’erano grandi eroi… Ah, il buttero italiano che sconfisse Bufalo Bill si chiamava Augustarello, più romano di così, si muore.
Caterina