Roma, 24 aprile 2021
Buon 25 aprile a tutti i visitatori del nostro sito!
Per l’occasione Pino e Laura hanno regalato alla comunità di Arcoiris musica e parole.
25 aprile 2021
Viaggiando sulle rive del Danubio austriaco Claudio Magris (Danubio, 1986) arriva nella cittadina di Mauthausen e visitando il Lager racconta di luoghi ove è stato perseguito l’annullamento degli individui, di “quella individualità senza la quale non c’è poesia” e così prosegue poco più oltre: “il protocollo dell’interrogatorio di Eichman è un documento estremo di una parcellizzazione dell’esistenza, della persona e del suo agire, che abolisce responsabilità e creatività.
Eichmann non uccide, provvede al convoglio e al trasporto di coloro che devono essere uccisi; la responsabilità sembra non coinvogere nessuno – perché ognuno, anche ad altissimo grado, è solo anello di una catena di trasmissione di ordini – o tutti, ad esempio pure le organizzazioni ebraiche, che i nazisti costringono a collaborare e a scegliere gli ebrei da deportare.”
Da Hannah Arendt fino a Serena Dandini (La vasca del fürer, 2020) in moltissimi ci hanno parlato della normalità dei gesti abnormi dei fascisti, ma proprio a partire da qui ho considerato che anche tutti i gesti della nostra gente partigiana hanno avuto a che fare con la quotidianità, ma al contrario dei nazisti, la successione banale dei loro gesti, era piena zeppa di responsabilità e, per viva necessità, era anche altamente creativa.
I miei nonni erano contadini toscani; mia madre, nata nel ‘35, si ricorda il passaggio del fronte ma racconta che piccola come è, allora, sa che suo padre e i suoi zii Carabinieri, hanno nascosto le armi, nascondono persone in casa: la guerra di liberazione si vive, non se ne parla. E così come tutti in famiglia avevano cura di ciascuno degli altri, con la stessa ovvietà, inventavano il nascondiglio del cibo su un ripiano segreto delle botti vuote. A ricordare gli occhi vivi di Fiocchino (questo era il soprannome di mio nonno Rizieri), perché gli piaceva andare in giro vestito elegante, al tempo di pace, me lo immagino con i fratelli, per un attimo, che sorridono, mentre costruiscono il nascondiglio e lo mimetizzano, sebbene abbiano la paura nel cuore. Niente a che vedere con la noia oscena di chi mette il timbro di conformità regolamentare al procedimento di sterminio.
Nessuno tra la nostra gente partigiana è mai stato dimentico di sé o ha finto di esserlo per convenienza. Tutti presenti a se stessi invece, sono sempre stati, giorno dopo giorno, fino al 25 Aprile ‘45 e poi anche dopo, come noi vogliamo essere; nella necessità “Del dormire con un solo occhio” (Sciascia, introduzione alle Opere di
Brancati, 1987) come fa “il custode di una casa già visitata dai ladri”.
Occorre contrastare le idee di esclusione che sono alla radice del fascismo e del nazismo e che a ben guardare ci sono anche oggi, ci sono sempre. Questa parte di Liberazione tocca a noi nipoti infatti, ai contemporanei, e vive in ogni gesto creativo e responsabile imparato dai nostri nonni, nella normalità di quando prepariamo la tavola, o raccogliamo pomodori, o camminiamo in montagna, sugli stessi sentieri.
Laura M.
Grazie a Laura e Pino, grazie per la foto che ci ricorda una ferita che non si rimargina, ma che Arcoiris ha voluto toccare con mano perché quella strage non sia mai considerata vana.
Grazie alle partigiane e ai partigiani che hanno alzato la testa e hanno detto no per permetterci di vivere in libertà.