21 aprile 2002

Sabato 20 e Domenica 21 – La Montagnola senese. Fra boschi e vigneti e cipressi.

1° giorno
Simignano – Palazzo al Piano – Molli – Gallenna – Simignano.
Il percorso si sviluppa tra boschi di acero, castaqno e leccio, piante tipiche di questi luoghi insieme al corbezzolo e allo scopo, con un susseguirsi di piccoli insediamenti e costruzioni che dimostrano come in passato in queste zone si siano sviluppati sia l’agricoltura che I’attività estrattiva del marmo, di cui tutta la Montagnola senese è ricca.
Resti da vecchie cave ormai dimesse fanno da contorno a tutto il percorso cosi come recinti e pascoli per animali.
Dal borgo di Simignano, a sinistra, ci incamminiamo per il sentiero 1 15 del CAI e dopo una breve, ma ripida salita fra castagni secolari, incrociamo il sentiero n.114 che per un breve tratto si confonde con il n. 115. dopo pochi metri scendendo sulla destra sempre sul sentiro 115, ci incamminiamo verso Palazzo al Piano, da qui, sul sent. 116. risaliamo verso Molli (pausa pranzo e bel panorama).
Da Molli prendiamo il sent. 114, alla destra del piccolo cimitero in cima alla collina, fino a Gallena e da qui, con il sent. 115 ritorniamo a Simignano.
Simignano
Simignano è una comunità nota fino dal 1200 nella quale sarebbe stato il castello dei Porcina. Signori di Casole, fatto distruggere dai Senesi quando riuscirono a sottometterli. Oggi è un villaggio, in bella posizione fra colline boscose, composto da antiche case con una chiesa in diverse delle quali si possono notare strutture medievali. La chieso di San Magno a Simignano, indicata negli elenchi delle decime due/trecentesche come dipendenza dello Pieve di Stola, si presenta oggi come una piccola costruzione a unica navata absidata che, però, assai poco conserva delle originali strutture, avendo subito nel tempo varie monomissioni a eccezione della torre campanaria. Questa, infatti, si presenta ben conservata, con un bel paramento murario in regolare filareto di calcare cavernoso e la parte terminale, per quanto rimaneggiata, appare simile a quella del campanile della pieve di Pernina (che
vedremo domani), con svecchiature definite lateralmente da lesene angolari e, in alto, da un ricorso di arcatelle pensili, al centro delle quali si aprivano delle finestre bifore, oggi murate o trasformate.
Palazzo al Piano
Castello già dei Chigi Saracini ora dell’Amministrazione Provinciale di Siena, al quale si accede per una strada a destra, e quasi del tutto ricostruito recentemente in stile. L’unico elemento antico è la base a scarpa della torre che, nella parte terminale appare rifatto. La richiesta avanzata nel 1449 da un “ligritiere” di Siena, Battista di Giovanni di Iacopo, al govemo per l’approvazione dell’acquisto di un palazzo detto ”Palatium Plani”, nella curia di
Radi di Montagna (sul versante di fronte) fuga le incertezze, che in passato si erano addensate sul nome di questo castello.
Molli
Antica pieve con un piccolo cimitero in vetta alla collina – in mezo a spendidi castagneti da dove, a quasi 600 m di quota, si può godere un immenso panorama.  La pìeve di Molli è ricordata insìeme a quella di Pernina e di Balti nel placito di conferma alla Diocesi di Volterra da parte della Contessa Matitde di Canossa nel 1078, e un secolo più tardi tra i possessi che Alessandro III conferma allo stesso episcopato, oltre a essere citata in vari  documenti senesi del XII e XIII secolo, la Pieve di San Giovannì Bottista o Molli conserva poco delle originali strutture medievali.
Modesto edificio, ad unica navata, mostra nel portale della faccìata, con timpano spezzato e stemma bernardiniano, i segni di un rifacimento del primo settecento. Il reperto medievale più notevole è costituito dalla parte basamentale della torre campanaria, che conserva un bel paramento murario di bozze in pietra locale, mentre la parte superiore, danneggiata decenni orsono da un fulmine, ha subito un brutto rifacimento.
Gallena
Borgata di cui restano solo due torri (alterate e modificate) dell’antico castello.

 

2° giorno
Anello di Pernina
Si parte dall’agriturismo e imboccata la strada che da Ancaiano porta a Cetinale, raggiungiamo quest’ultima e dopo 200-300 metri circa imbocchiamo una stradina a sinistra (Cerbaia) fino a un cancelletto dal quale si vede una ripida scala (Scala Santa), di fronte il parco e il retro di Villa Cetinale.
Ritornando indietro per circa 150 metri, si prende a sinistra una carrareccia che passa sotto un arco (con catena) e si prosegue in salita fino a  Romitorio. Costeggiando il fabbricato si prosegue per circa 150 metri, lasciamo la carrareccia per un sentiero a destra e dopo aver oltrepassato un
piccolo cimitero, si arriva a Pernina.
Da Pernina, a sinistra, lungo una mulattiera, si raggiunge l’itinerario 110/111 che viene percorso a destra per circa 300 metri. Al bivio successivo si gira a destra (a 200m si incontra una deviazione che porta alle cave di Celsa, attualmente in disuso, da dove si puo vedere un bel panorama sul Castello di Celsa e su Siena) fino alla strada asfaltata. Qui si gira a destra e dopo circa 200 m si va ancora a destra fino ad incontrare, dopo una breve discesa, l’itinerario 109 per Villa Cetinale.
Prima dell’arrivo alla Villa, sulla sinistra è consigliabile una passeggiata nel parco “la Tebaide”.
Villa Cetinale
Fatta costruire a Carlo Fontana, verso il 1680, dal cardinale Flavio Chigi, nipote di Alessandro VII,(oggi di proprietà di Lord Lumbton) si distingue più per l’eleganza che per la grandiosità. Il lato ingresso è composto di un corpo centrale forato da un portico a tre arcate sormontato da un falso loggiato e fiancheggiato da due stretti corpi sporgenti. L’altro fronte (visibile dalla Scala Santa) è caratterizzato dalla doppia scalinata a forbice esterno, che si conclude con il grande portale al primo piano.
La villa è completata da un adeguato contorno di giardini, da quello all’italiana che separava dalla strada, al grande viale dinanzi al fronte posteriore, che si conclude con il teatro da cui dipartiva la ormai scomparsa Scala Santa che collegava la villa con il sovrastante Romitorio. In posizione del tutto appartata, invece, il vasto parco “La Tebaide”, dove il tradizionale bosco di lecci della zona si anima di viali, cappelle, statue, laghetti, ecc,..
Romitorio di Centinale
E’ una singolare costruzione promossa nel 1716, posta quasi alla sommità del colle che sovrasta l’omonima villa e che di questa ne è uno sorta di completamento, essendovi unita in origine da una lunga scalinata (Scala Santa).
L’edificio si articola su quattro ripiani (più il sottotetto) e il prospetto principale, rivolto verso valle, è caratterizzato da un corpo aggettante in cui si aprono due logge sovrapposte: quella in basso, con arco ribassato, è sviluppato in altezza per il solo piano seminterrato e quella sovrastante che arriva al culnine della facciata, si conclude con un arco a tutto sesto.
Sul ripiano intermedio doveva esserci una tettoia architravata a cui si accedeva dalla chiesa e dalla sacrestia. Al di sopra, nella rimanente parte del grande specchio definito dall’arcata superiore, c’è una grande croce a due bracci sovrapposti in conci di pietra lievemente aggettanti sul piano della
parete e scalpellati a ricorsi orizzontali. Nell’asta e nei bracci della croce si aprono delle nicchie quadrate, cinque delle quali contengono teste di santi, due, invece, sottofinestrelle lucifere per i loculi retrostanti. Ai fianchi del corpo aggettante sono, da ciascuna parte, tre piccole finestre sovrapposte, che indicano i tre principali ripiani dell’interno. La cappella, cui si accede dal fianco destro dell’edificio, ha sviluppo longitudinale parallelo alla facciata di questo che, per il rimanente e nei vari ripiani, è occupato dalle stanze che servivano per dimora dei romiti. I caratteri sono quelli di un sobrio settecento, con volta a botte che si innesca su una cornice e con altare a stucchi addossato alla parete terminale che divide l’aula dalla sacrestia.
Pieve di Pernina
La Pieve di Pernina, già ricordata nel documento di conferma alla mensa vescovile di Volterra dalla contessa Matilde da Canossa, nel 1078, conserva in maniera apprezzabile la struttura romanica d’origine, di tre navate, terminante con abside semicircolare, con bassi pilastri che sorreggono le arcate, terminanti in capitelli decorati in parte da disegni geometrici e copertura a capriate. L’esterno è composto da oirdinati filari di pietra riferibili al XII secolo inoltrato.
Fronteggia la pieve, ma non in asse con questa, una bella torre campanaria, oggi modificata nella parte terminale, ma nella quale si vede ancora la cella campanaria originale, cioè l’ultimo ripiano – scandita da una ricassatura delle pareti definite da lesene angolari e da un coronamento di arcatelle pensili, aperta da finestre bifore oggi tamponate, secondo una tiplogia chiaramente di matrice lombarda (questo aspetto culturale arrivò a Pernina dalla non lontana Badia a Isola, che viene considerato un polo di irraggiamento di forme lombarde nel territorio dell’Alta Val di Merse e del Senese settentrionale). Tra gli arredi più antichi si conserva una tavola raffigurante la Madonna col Bambino di Luca Tommè, oggi al museo di Colle Val d’Elsa, che sebbene rovinata dalle molte “ridipinture” , serba ancora i ricordi della migliore produzione dell’artista, attivo negli ultimi anni del 300.
Celsa
Antico castello ampiamente rimaneggìato e trasformato in villa nel Cinquecento con progetto di Baldassarre Peruzzi su progetto di Mino Celsi. All’interno del complesso sorge la cappella di famiglia, a pianta circolare e con pareti scandite da specchiature spartite da lesene sormontate da una cornice su cui si imposta un tiburio con lanterna finale. Nelle svecchiature si aprono finestrelle quadrate sormontate da nicchie, alternate a loculi. La struttura è stata rimaneggiata nel corso del settecento.