Resoconti

Notte di inciampi

Marina Conti

mconti

13 luglio 2018 – Notte di inciampi. Camminata notturna intorno a piazza Bologna

 

È bello dare vita a nuove abitudini, per questo anche quest’anno ci salutiamo, prima della pausa estiva,con un trekking urbano in notturna, come abbiamo iniziato a fare dallo scorso anno. Anche questa volta c’è un parco cittadino, ma solo inizialmente, poi ci spostiamo per le vie del quartiere. Andiamo con ordine, però. L’appuntamento è davanti alla Casetta delle Civette, a Villa Torlonia e lì ci vediamo in quindici/sedici persone, altre tre ci raggiungeranno in seguito, in compenso abbiamo un nuovo acquisto.
C’è chi non ha voluto mettere piede in questa Villa per anni perché troppo legata a Mussolini, per poi scoprire, pochi anni fa, che valeva la pena conoscerla e non solo per la famosissima Casina delle Civette: questo era un omaggio a Lucilla che le ama tanto, ma anche per la sua storia, le altre costruzioni, per i viali, l’anfiteatro, i musei o la limonaia. Ed il nuovo acquisto? Si tratta di una signora che vedendoci ed ascoltandoci sin dall’inizio, chiede se può accodarsi. Figuriamoci se noi siamo per i respingimenti…
Dicevamo trekking in notturna, in realtà non iniziamo con il buio, alle 19 è ancora pieno giorno e fa un caldo micidiale. Per me poi, che ero appena arrivata dalla Calabria, dove per quattro-cinque giorni avevo respirato, è sembrato che qualcuno avesse lasciato in città un forno acceso a 200 gradi. Sicuramente è tutta colpa della Raggi. La Villa più tardi non sarebbe stata visitabile.

Tra la storia di Villa Torlonia (scelta come residenza dal Duce che aveva fatto costruire anche un bunker, ma poi abbandonata per anni) e La (grande) Storia, quella della Morante, che racconta degli ebrei ammassati sui treni alla Stazione Tiburtina quel triste autunno del 1943, passa la prima parte del nostro itinerario.
Il brano scelto da Luciano è così lungo che lo leggiamo a quattro voci e le voci per le letture si alterneranno per tutto il percorso. Non poteva mancare, ovviamente, Se questo è un uomo di Primo Levi.
Il nostro percorso era dedicato, principalmente, alle pietre di inciampo e questo ci permette di scoprire quanti ebrei siano stati prelevati dai tedeschi proprio nella zona di Piazza Bologna. Tutti sanno del rastrellamento del Ghetto il 16 ottobre 1943, molti meno di ciò che è successo in tutta la città ed in tutta Italia. Non dimentichiamo che anche da noi ci sono state le leggi razziali e proprio quest’anno ricorrono gli ottant’anni dalla loro emanazione: non dovremmo mai dimenticarlo. Non è vero che gli italiani sono brava gente, basta seguire ciò che sta emergendo in quest’ultimo periodo… per fortuna oggi, come allora (ce lo racconta Peppe leggendo un articolo scritto da Giuseppe Di Vittorio), c’è chi non tace, non cede, chi offre aiuto, chi resta una persona pensante e crede nei diritti umani e nella libertà.
Il secondo appuntamento era a Villa Paganini, che non è quello che non ripete; anche qui Luciano ci racconta la storia della Villa, anche questa un po’ trasandata: erba alta, bruciata dal sole e non troppo pulita ed anche questa fatta costruire da un alto prelato e cara a Mussolini. In compenso oggi le vie al suo interno sono tutte dedicate alle vittime delle mafie o di attentati terroristici, Via Pio La Torre, via Marco Biagi, Via Rita Atrias, Via Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, Via Boris Giuliano e via così, continuando.
Quanti morti ha questa nostra terra!
La storia del quartiere che Luciano ci racconta, insieme a quella delle Ville, è abbastanza recente: fino all’Unità d’Italia la zona era ancora campagna, la famosa campagna romana; poi le “case” di campagna della nobiltà romana si trasformano in Ville, segue la scelta di Mussolini di stabilirsi a Villa Torlonia con la famiglia e molti gerarchi fascisti decidono di risiedere quanto più possibile vicino al capo, che intanto fa costruire anche grandi condomini, condomini immensi, con tanti servizi al loro interno e di uno di questi parleremo alla fine della nostra camminata.
Altra tappa il Liceo Giulio Cesare, da sempre frequentato dai fascisti, ma non quelli del Ventennio, quelli che hanno fatto parte della nostra storia più recente. Prima di arrivare lì Massimo ci ha fatto sentire la canzone di Venditti che lo ha frequentato, lui non l’ha voluta cantare, proprio non ce l’ha fatta: non sopporta Venditti. Durante gli Anni di piombo, davanti al Liceo un commando terroristico appartenente ai Nuclei Armati Rivoluzionari (composto da Valerio Fioravanti, Giorgio Vale, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini) uccide in un attentato l’Appuntato di Pubblica Sicurezza Francesco Evangelista, detto “Serpico”, colpendolo con sette pallottole. Oggi una piazza proprio lì davanti è intestata a lui. Dentro il cortile della scuola, vicino all’entrata, è stata posta, invece, una lapide in ricordo di Enrico e Luciana Finzi, fratelli vittime delle leggi razziali e studenti del Giulio Cesare, deportati ad Auschwitz il 16 ottobre del 1943 e mai più ritornati.
Pausa panino, o altro, in un giardinetto tranquillo e pulito; Luciano ci ha detto che trovarlo, nella fase di preparazione dell’itinerario, è stato assai complicato. Gli crediamo senza indugio: trovare un angolo silenzioso e quasi privo di immondizia a Roma è pressoché impossibile, è un’impresa ardua, quasi da supereroe.
E proseguiamo il nostro peregrinare tra una pietra d’inciampo e l’altra ed ogni pietra una storia, o tante storie, ogni pietra ricorda una vita spazzata via. Basta ricordare i cognomi: Manasse, Caviglia, Coen, Finzi, Terracina, Zarfati, Vivanti. Ed insieme agli ebrei sono stati portati nei campi anche i politici, non dimentichiamo neanche questo.
Italiani e tedeschi non dimenticano, almeno sui giornali, il continuo battibeccare reciproco, le accuse, la sfiducia e, davanti alla sede dell’Accademia tedesca, in Via di Villa Massimo, sentiamo dalle voci di Tonino e Patrizia degli “insulti” reciproci che un giornalista de Der Spiegel on line ed uno de Il Giornale si lanciano a tutto spiano. Volano proprio stracci, mica si tratta di bazzeccole, quasi quasi rischiavamo l’incidente diplomatico, Patrizia però sottolinea più volte che il giornale on line non lo legge nessuno, ma tant’è. Si parla di cose recenti, non della Seconda Guerra Mondiale eh… Non avevamo costruito l’Unione Europea? Forse abbiamo sognato. Chissà.
Stiamo giungendo alla fine dei sei chilometri previsti e non facciamo in tempo a leggere tutto ciò che la nostra guida ha preparato, così si taglia, si taglia, si taglia (tanto arriverà tutto il materiale via mail), ma non possiamo saltare una sosta importante, perciò arriviamo davanti all’immenso condominio dove è stato girato un film memorabile e meraviglioso: Una giornata particolare e qui Massimo ci legge il dialogo tra i due protagonisti: una casalinga frustrata (una magnifica Loren) ed un giornalista omosessuale dell’EIAR (un indimenticabile Mastroianni), anche lui perseguitato dai fascisti. Già perché i fascisti non se la presero solo con gli ebrei ed i dissidenti, ce l’avevano pure con gli omosessuali che “non potevano far parte del partito che era un partito di uomini”. Che tristezza! Mi viene da pensare, ancora, a quanto stiamo tornando indietro, in questi tempi bui, perfino rispetto ai diritti di tutte le minoranze e le diversità.
Qui finisce il nostro peregrinare nel quartiere Trieste, dalle parti di Piazza Bologna, ma non vogliamo terminare solo con note tristi, la nostra serata, come quella dello scorso anno, finisce con melone, anguria, pop corn e birra fresca, preparati dall’efficientissima Lucilla. Un brindisi, un saluto ed un augurio per le vacanze ormai, finalmente, prossime per tutti e ci rivedremo a settembre.
Caterina

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