Ecco una nuova puntata della rubrica del sito curata da Alessandra M. e Stefano P., nostri “inviati speciali” negli Stati Uniti.
B come Black lives matter
Sulle finestre delle townhouse, sulle vetrine dei negozi, sulle vetrate di ristoranti di lusso campeggia la scritta Black lives matter. Camminando per Washington si ha l’impressione che questo slogan, che noi abbiamo cominciato a conoscere solo dopo la morte di John Floyd per mano di un poliziotto bianco, si sia trasformato in un sentimento realmente diffuso tra la popolazione.
Ma sarà vero che la vita dei neri conta? È vero che l’America è cambiata?
A noi gli Stati Uniti appaiono ogni giorno di più il paese delle grandi contraddizioni. Se da un lato c’è un sincero e sentito movimento civile contro le disparità razziali, dall’altro si continuano a registrare episodi di violenza e di discriminazione nei confronti della gente di colore.
In molti dei bellissimi musei di Washington si trovano frequenti riferimenti agli uomini e alle donne di colore che hanno combattuto il razzismo. Sulla scalinata che porta al Lincoln memorial, sul gradino su cui Martin Luther King ha pronunciato il suo più famoso discorso, c’è una targa con scritto “I have a dream”. Poco distante c’è il memorial di Martin Luther King con uno dei più toccanti e imponenti monumenti di tutta la città.
Sull’altro versante la discriminazione si tocca ancora con mano. Tra gli homeless, purtroppo molto diffusi in questa opulenta città, la stragrande maggioranza è di colore. È molto evidente che la maggior parte dei lavori più umili siano svolti da gente di colore.
Colpisce quanto si discuta nei processi penali sulla proporzione tra bianchi e neri che compongono la giuria. In questi giorni, ad esempio, si è svolto il processo per l’omicidio di Ahmaud Arbery, il 25enne che a febbraio 2020 è stato ucciso, nella Carolina del sud, mentre faceva jogging da tre uomini che lo avevano inseguito a bordo di una macchina. I tre arrestati avevano dichiarato che stavano procedendo a un arresto cittadino in quanto erano convinti che Arbery fosse un ladro ma un gran giurì federale, esaminando il video che era stato pubblicato da una radio locale, aveva proclamato che si trattasse di un crimine d’odio. All’apertura del processo il giudice ha subito evidenziato una problematica di discriminazione razziale all’interno della giuria in quanto undici membri su dodici erano bianchi. Il processo si è comunque concluso con la condanna di colpevolezza dei tre accusati con verdetto unanime.
Nei giornali americani si commenta che questa è una prova che il sistema giudiziario funziona perché alla fine i colpevoli scontano la loro pena ma nel contempo si afferma che il processo di integrazione deve fare ancora molti passi avanti prima di concludersi compiutamente.
B come Bagel
Il Bagel è una pasta lievitata rotonda con un buco al centro come le nostre ciambelle. Viene cotto al forno ed è simile all’impasto del pane ma molto denso all’interno, appena rosolato all’esterno e con un leggero retrogusto dolce. Lo puoi trovare semplice (plain) oppure aromatizzato alla cannella, con l’uvetta al suo interno o semi di sesamo o di papavero sulla superficie.
È tipico della cucina polacca ed ebraica e venne introdotto negli Stati Uniti proprio da questi immigrati. Qui in America è davvero molto popolare e lo trovi ovunque. Ora, dire che assomigli alle nostre spettacolari ciambelle fritte o al nostro amatissimo pane è un eufemismo. In realtà il Bagel è gommoso e talmente elastico che fai fatica a staccarne un pezzettino o ad addentarlo come faresti con un panino. Quindi diresti: che lo mangi a fare se è così, che gusto ci trovi? E invece no, il Bagel è una droga, è come le ciliegie, le noccioline americane o le patatine fritte. Una tira l’altra e non smetti finché non le hai finite tutte, ma proprio tutte. Lo ami e non ne puoi fare a meno anche se rischi ogni volta di lasciarci un incisivo!
Ci avranno inserito dentro un ingrediente misterioso che stimola la dipendenza? Oppure, più semplicemente e senza considerazioni complottiste di cui non abbiamo proprio bisogno in questo momento, è solo la bontà che deriva da ricette semplici ma che sanno veramente di buono?
Mangiato da solo o utilizzato come panino da farcire a piacere, accompagna le nostre domeniche quando, al mercato a Km 0 di Dupont Circle, mentre Alessandra sfacchina tra i banchi per procacciare le derrate per la settimana, Stefano si mette in fila, rigorosamente composta e ordinata, per comprarne una quantità adeguata per placare la nostra Bagel-dipendenza.