News, un bastimento carico di

E’ arrivato un bastimento carico carico di… N

Redazione

lbaldini


New Orleans e il Mississippi, la navigazione del Bastimento di Alessandra M. e Stefano P.  ci porta nella culla del Jazz.


N come New Orleans


New Orleans, o NOLA (New Orleans Louisiana) come la chiamano gli abitanti della città, ci offre un’ulteriore rappresentazione del grande sud degli States. Languidamente distesa lungo il fiume Mississippi, è un miscuglio di culture francesi, spagnole e americane. Di qui sono passati tutti, prima i coloni francesi, poi, per 40 anni, gli spagnoli, poi ancora i francesi, fino a quando Napoleone, che evidentemente era a corto di grana, l’ha venduta ai neo costituiti Stati Uniti d’America.
La prima suggestione è il grande fiume Mississippi, che attraversa tutti gli stati orientali, dal confine con il Canada fino al golfo del Messico. Imponente e maestoso evoca immagini di battelli a vapore con le enormi ruote laterali che li spingono contro corrente, mentre a bordo giocano a carte rudi pistoleri e ballano vezzose damigelle. L’enorme disponibilità di acqua è la caratteristica della parte est degli Stati Uniti che deve aver affascinato i primi coloni stupefatti da questa terra così fertile. Al tempo stesso l’acqua è anche fonte di pericolo e di morte. A New Orleans è ancora vivo il ricordo dell’uragano Katrina che nell’agosto del 2005 ha causato un’inondazione che ha distrutto circa l’80% della città. L’impatto più importante l’ha subito il Warehouse District, un quartiere composto prevalentemente da edifici commerciali, che è stato completamente spazzato via dalla furia dell’acqua. Adesso è stato trasformato in un quartiere residenziale con molte abitazioni signorili e un enorme museo dedicato alla seconda guerra mondiale. Purtroppo, gran parte della popolazione è andata via dalla città dopo l’uragano e non è più tornata. Katrina è stato l’uragano più devastante ma a seguire ce ne sono stati altri e altri ancora ne verranno. Da quando siamo in America, quasi ogni giorno la televisione riporta notizie di terribili alluvioni, uragani, tornados e incendi. Fenomeni naturali che però si stanno intensificando a causa del cambiamento climatico e che, ovviamente, negli States assumono una dimensione esagerata.


French Quarter – foto di A. Miti

Il quadrante più famoso della città è il quartiere francese, un rettangolo suddiviso da un reticolo di strade che si intersecano perpendicolarmente. Le case sono di due o tre piani, con facciate colore pastello, impreziosite da lunghi balconcini che corrono lungo la loro lunghezza, delimitate da balaustre di ferro battuto e appoggiati su vezzose colonnine anch’esse in ferro. Sotto il porticato formato dai balconi si aprono piccoli negozi che vendono souvenir, molto spesso ispirati ai riti Vudù, una delle tante attrazioni della città, e locali con l’immancabile musica Jazz dal vivo. Perdersi in queste stradine, in un assolato pomeriggio è piacevole ma restituisce anche l’impressione che troppo è stato concesso al turismo a discapito dell’atmosfera originaria. Se però si aspetta l’imbrunire e ci si spinge ai confini del quartiere francese, allora si sente riemergere il calore che ha ispirato la nascita di questo genere musicale e che ancora oggi rappresenta la colonna sonora di New Orleans.


Snug Harbor – foto di A. Miti

Abbiamo assistito a un concerto tenuto allo Snug Harbor Jazz Bistrot, 626 Frenchman street, un piccolo locale composto da una sala dove si mangia e un salottino dove si esibiscono gli artisti. Quest’ultimo ospita una decina di tavoli da due in platea e ancora meno su una piccola balconata che compone la galleria. Quella sera si esibiva una celebrità locale, la cantante Germaine Bazzle, accompagnata da un’orchestra formata da pianoforte, contrabbasso, sassofono e batteria. Germaine, bellissima ed elegante, dritta come un fuso a dispetto della sua età, celebrava il suo novantunesimo compleanno ma a giudicare da come cantava e da come ballava, (sì avete capito bene, ballava), a noi dava una pista! Voce sublime, musica coinvolgente, atmosfera da riunione di amici e ambientazione d’epoca ci hanno trasmesso l’emozione che cercavamo, ovvero quello di una musica che originava negli ambienti più emarginati della società ed orgogliosamente cercava di imporre nuove sonorità ad una platea comunque destinata ad essere di nicchia.


Consigliamo anche una passeggiata serale lungo Frenchman street, che risulta affollata di gente che ascolta le orchestrine improvvisate sui marciapiedi, aspetta per entrare nei locali, vagabondando nell’ampio mercatino di generi vari.


Durante il giorno suggeriamo di visitare il City Park, una enorme distesa verde poco lontano dal centro della città dove si può passeggiare gradevolmente nel giardino botanico e in un’area che accoglie le opere dello scultore locale Enrique Alférez, strutturata secondo i criteri Zen.


Botanical Garden – foto di A. Miti

Di fronte al parco c’è un laghetto popolato di tartarughe dove, se siete molto fortunati, potete intravedere anche gli alligatori. Fate attenzione ai cartelli che dicono che è pericoloso dare da mangiare agli alligatori, come se ci fosse bisogno di ricordarlo, ma si sa gli americani sono così! Vicino al parco ci sono i cimiteri che sono pubblicizzati come una delle attrazioni di NOLA. Noi abbiamo visitato il numero 3, che pare sia famoso perché vi è seppellita una famosa maga Vudù. All’ingresso ci ha accolto una statua di Padre Pio a grandezza naturale e questo ha certo ridotto il fascino magico della visita; per il resto è strutturato con tombe fuori terra di varie fattezze a seconda delle disponibilità economiche della famiglia del defunto. Sinceramente per noi che siamo abituati al cimitero acattolico di Roma, la visita non ci ha entusiasmato.
Un ultimo consiglio gastronomico riguarda la carne di alligatore. Noi l’abbiamo mangiata fritta e, in sostanza, ha lo stesso sapore del pollo. Come si dice, però, fritta è buona anche una scarpa!



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