News, un bastimento carico di

E’ arrivato un bastimento carico carico di… O

Redazione

lbaldini


Storie di pellegrini inglesi e del pirata Barbanera, storie di cibo e di voli, ecco la nuova puntata dei resoconti di Alessandra M. e Stefano P., i nostri corrispondenti d’oltreoceano.


O come Outer Banks


Ci sono lunghi tratti della costa orientale dagli Stati Uniti dove il confine tra la terra ferma e l’oceano è indefinito, confondendosi con gli immensi estuari dei fiumi e con lunghe penisole che si mescolano con le isole.


Outer banks, foto S. Pisani

Le Outer Banks sono uno dei più spettacolari esempi di questa incertezza. Sono un sottile lingua di terra di circa 320 km che si estende a largo della costa della North Carolina, in prossimità del confine con la Virginia. L’ecosistema è fragile in quanto la terraferma non è ancorata ad una barriera corallina e, quindi, la sua superficie è stata più volte alterata dal passaggio degli uragani. Infatti, attualmente le Outer Banks sono composte da una penisola a da innumerevoli isolotti che separano la costa della North Carolina dall’oceano, creando una enorme laguna nel mezzo.



Consigliamo di pernottare nell’isola di Roanoke che è molto caratteristica ed è collocata in una posizione centrale rispetto alle Outer Banks e, quindi, è il posto ideale da cui partire per le escursioni. Scopriamo che qui sono approdati per la prima volta i pellegrini inglesi sul continente americano. Troviamo anche una stele dedicata a Virginia Dare la prima bimba nata in territorio coloniale. Interessante è la storia di questo primo insediamento passato alla storia come “The Lost Colony”. Dopo due anni dallo sbarco arrivò un’altra nave dall’Inghilterra e non trovò più nessuna traccia dei primi coloni, erano svaniti nel nulla. Nel corso degli anni si sono cercate molte spiegazioni a questa sparizione, incolpando sia le avverse condizioni di vita, sia l’ostilità dei nativi. A tutt’oggi rimane comunque ancora un mistero.

Le Outer Banks sono famose anche perché qui è morto il famoso pirata Barbanera. Un pilastro della cultura di Stefano è il film di Walt Disney “Il fantasma del pirata Barbanera”. Quindi ci spingiamo a sud, vediamo il faro di Cape Hatteras che pare sia il faro di mattoni più alto degli Stati Uniti, e prendiamo una chiatta che funge da traghetto per l’isola di Okracoke, il luogo dove è spirato Barbanera. Il traghetto è gratuito e parte ogni ora trasportando circa trenta macchine americane. Ciò vuol dire che potrebbe trasportare almeno cento macchine normali. Gli americani, infatti, non paghi di comprarsi macchine enormi ci attaccano dietro dei rimorchi lunghissimi e in aggiunta, davanti al paraurti anteriore, degli ingombranti portaoggetti dove mettono l’attrezzatura da pesca.


Cape Hatteras, foto A. Miti

La traversata dura circa un’ora perché il traghetto è costretto a fare molte deviazioni per evitare le innumerevoli secche, lo scenario è molto suggestivo. Anche l’isola è una stretta lingua di terra con ampie spiagge di sabbia bianca che viene modellata dal vento creando alte dune che delimitano la strada dal lato dell’oceano. Nella parte sud dell’isola c’è un piccolo villaggio, con l’immancabile faro, che conta circa 50 residenti. Non sappiamo quanto realmente fosse feroce questo pirata Barbanera, ma sicuramente era uno che si dava molto da fare perché qui quasi tutti vantano una discendenza diretta da lui. Uno di questi è Eduardo che gestisce l’omonimo ristorante, una baracchetta con uno spiazzo sterrato davanti e quattro tavolini spaiati. Non vi fate ingannare dalle apparenze perché qui abbiamo consumato uno dei migliori pranzi da quando siamo negli States.

Il ritorno sulle Outer Banks è stato un incubo perché abbiamo fatto una fila di cinque ore per prendere il traghetto. L’approccio alla fila qui è differente che da noi, tutti stanno allineati uno dietro l’altro e non danno segni di insofferenza, ne approfittano per giocare a baseball, portare a spasso il cane o fare una passeggiata sulla spiaggia.

Nelle Outer Banks i Fratelli Wright hanno effettuato i primi voli con un aereo. Nell’area in cui avvennero i voli è stato costruito un memorial, come al solito molto ben tenuto e con annesso museo. Il luogo è stato scelto dai Wright perché è molto ventoso e il vento aiutava a far decollare l’aereo. Al centro di una ampia spianata sorge una collina utilizzata come pista di decollo. Adesso c’è un bellissimo prato verde, ma al tempo dei fratelli Wright era tutta sabbia e i poveretti dovevano portare a braccia l’aereo fino in cima alla collina per poi fare 17 secondi di volo! Nel piccolo e ben curato museo si può ammirare anche una copia del primo aereo, per vedere l’originale si deve, però, andare al museo dello spazio di Washington. Il fatto che il primo volo dell’uomo con un mezzo meccanico sia avvenuto negli Stati Uniti ha condizionato il DNA degli americani che ancora oggi sono affascinati dalle avventure nello spazio e considerano l’aereo come un loro modo naturale di spostarsi.



O come Okinawa


Vi starete chiedendo: ma Alessandra e Stefano hanno battuto la testa? Sono per caso emigrati in Giappone?

Tranquilli, niente di tutto ciò ma l’isola dell’arcipelago giapponese è il nostro spunto per parlare dell’influenza degli stili di vita americani nel resto del mondo. Perché l’America è capace di esportare cinema di qualità, TV Series tra le più belle e ben costruite, generi musicali unici, letteratura grandiosa e tanto altro ancora, ma non tutto quello che esporta è cosa buona. A volte è capace anche di esportare cibo cattivo e di bassa qualità e allora sono guai!

Okinawa è famosa perché fu teatro di una violentissima battaglia tra le forze statunitensi e quelle giapponesi durante la seconda guerra mondiale. Dopo l’arrivo degli americani sull’isola, le abitudini alimentari dei suoi cittadini hanno cominciato a cambiare e a poco a poco, alla cucina tradizionale si è affiancato il cosiddetto Junk food, cibo spazzatura: un genere di alimenti accomunati dallo scarso valore nutrizionale, da un elevato contenuto di zuccheri, sale, acidi grassi e da una concentrazione calorica assolutamente in contrasto con lo stile di vita della stragrande maggioranza della popolazione. Così i poveri giapponesini sono stati costretti ad affrontare per la prima volta il problema dell’obesità, ovviamente se si escludono i lottatori di Sumo che fanno storia a sé.



Ma si sa che i giapponesi sono tosti e non si sono lasciati sopraffare tanto che ancora oggi ad Okinawa si registra una speranza di vita tra le più alte al mondo, dovuta, a detta degli scienziati, principalmente all’alimentazione molto semplice, che comprende circa 1.200 calorie al giorno, tanto pesce e verdure locali, ma anche frutta e legumi. Pochissima la carne, pochissimi i formaggi.

Il problema è, invece, gravissimo negli States. L’ America detiene il primato di persone, compresi i bambini, in sovrappeso e di obesi (le donne ahimè in percentuale nettamente superiore a quella degli uomini) seguita dalla Russia, da alcuni paesi sud americani e via via dagli altri.

Non neghiamo che appena arrivati in questo paese, ci ha molto impressionato il numero delle persone obese in circolazione, tante, tantissime, veramente un esercito, molte con evidenti difficoltà di deambulazione. Allora ci siamo fatti un po’ “gli affari loro” scrutando nei loro piatti al ristorante. Le porzioni in America sono davvero enormi, e in un piatto puoi trovare di tutto e di più ma mai una cosa salutare, soprattutto se vuoi mangiare a poco prezzo, in un fast food o in qualche catena ispanico-americana.

L’obesità americana è una malattia grave e con alti costi sociali. A livello nazionale, circa due adulti statunitensi su tre sono in sovrappeso o obesi. I dati che abbiamo sono un po’ vecchi ma basti pensare che dal 2000 al 2018 l’obesità è salita dal 30,5% al 42,4% e di conseguenza sono aumentate le principali malattie ad essa collegate, diabete di tipo 2, ictus, ipertensione e ovviamente alcuni tipi di tumore. Si è creata un’emergenza sanitaria specie per i meno abbienti che qui non sono tutelati come da noi.

Esiste una evidente e comprensibile correlazione tra obesità, livello di istruzione e reddito. Le disparità sono palesi: gli adulti neri non ispanici, gli ispanici e i messicani residenti in America hanno tassi di obesità più elevati rispetto agli adulti bianchi non ispanici. Uomini e donne con diplomi universitari hanno un’obesità inferiore rispetto a quelli con meno istruzione e con redditi più bassi.

Il cibo spazzatura è economico e facile da reperire. Fare la spesa al supermercato ha un costo molto più elevato e nelle famiglie dove spesso i genitori sono fuori tutto il giorno costretti al doppio o al triplo lavoro manca il tempo per cucinare e il fast food è una soluzione pratica e veloce.


3 Comments

    1. Caro Luca, siamo noi che ringraziamo te che, con i tuoi messaggi, ci incoraggi a continuare.
      Un caro saluto,
      Alessandra e Stefano

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