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30 gennaio 2023 – Turno di volontariato alla mensa Caritas di via Casilina
Questa volta siamo in tredici e ormai quasi tutti veterani per cui ci sistemiamo più o meno come vogliamo. La cuoca Rosa ci avverte che oggi i piatti dovranno essere serviti con la quantità suggerita da lei perché il lunedì le scorte scarseggiano e il cibo dovrà bastare per tutti fino alle 19,45.
Dopo un avvio piuttosto sostenuto abbiamo la sensazione che le presenze siano ridotte rispetto alle altre volte. Invece notiamo che le persone giungono a ondate probabilmente con l’arrivo degli autobus.
Vorrei esprimere in questo piccolo report delle riflessioni che mi sto portando dentro da un po’ di volte per capire se sono generalizzabili.
Dopo un po’ di tempo non solo riconosco, ma cerco fra i commensali “le facce conosciute” per essere certa che anche se nella precarietà della loro esistenza, sono ancora in vita.
Mi accorgo che i miei sentimenti sono parecchio contrastanti fra di loro. Si passa dalla sospensione del giudizio a piccoli fastidi verso certi atteggiamenti o frizioni con gli ospiti se si lamentano che il piatto non è sufficientemente pieno, che non possono avere due contorni o che non c’è il pasto alternativo. Quando qualcuno si rivolge a me bruscamente mi viene da pensare che sto lì per loro quindi potrebbero essere riconoscenti e apprezzare quello che si fa. Molti dimostrano gratitudine però è l’impossibilità a comunicare con TUTTI che genera pensieri. Non credo che tutti vogliano stabilire un rapporto, non credo che sia possibile porre attenzione a quello che si fa o si dice quando la tua casa è la strada o dipendi da una tessera rilasciata dal Comune per poter avere un pasto caldo al giorno. È impossibile da questa parte della postazione della sala mensa, comprendere a fondo ed entrare nelle loro situazioni. Il più delle volte è il tentativo di difendersi dal senso di impotenza che ti assale e ti stacca dalla possibilità di cambiare la realtà. Gli stessi sentimenti li provavo quando insegnavo e nella classe c’era un bambino proveniente dal campo Rom.
Il gruppone Arcoiris è riuscito a svolgere il servizio in maniera molto equilibrata come una equipe super rodata, facendo tutto quello che la situazione richiede, anche avvicendandosi nelle postazioni per variare e dare il cambio nelle mansioni più faticose.
Quando alle 20 passate siamo usciti dalla mensa il contrasto con la nostra e la “loro” vita è diventato più forte: noi in gruppetti ci siamo incamminati verso le nostre case e le diverse cene, loro, singolarmente, si sono allontanati per sparire nel freddo di una città troppo grande, faticosa e spersonalizzante.
Antonietta C.
Essenziale nel riportare la sincera impossibilità di mettersi nei panni di chi vive in strada.
Senza dimenticare che non è così difficile finire per strada.
Complimenti per questo volontariato, cercherò di venire anche io.
Immagino che non sia facile avere un contatto umano in pochi minuti di interazione.