Ricordate la chiesetta di Capodacqua di Arquata del Tronto, alla quale abbiamo destinato il frutto di una raccolta fondi durante l’assemblea dei soci del 2018?
Posta nel cuore del sisma del 2016, quello che ha colpito Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto, la chiesa della Madonna del Sole fu messa in sicurezza su iniziativa del FAI subito dopo la scossa del 24 agosto 2016.
La grande scossa di fine ottobre determinò la distruzione completa del paese, ma la chiesa rimase in piedi.
Il FAI aveva deciso tempestivamente di adottare quella chiesa come segno del suo intervento a favore dei monumenti colpiti dal terremoto, dando merito all’iniziativa degli abitanti del paese che già prima del terremoto avevano aperto un fondo di sottoscrizione per avviare i restauri del piccolo affresco cinquecentesco posto dietro l’altare, la ‘Madonna del Sole’ appunto.
Per anni tutto fermo, le pietre dell’edificio depositate in un piazzale poco distante, le migliaia di pezzi degli affreschi a terra all’interno.
Sono passati anni di accordi tra i numerosi enti coinvolti, la Sovrintendenza, la Diocesi, il Fai, il lavoro di promozione svolto da Sgarbi e le tante iniziative dei Capodacquari; insomma, a maggio 2023 gli operai della Piacenti spa, una ditta di Prato, hanno cominciato i lavori di consolidamento della struttura, con quintali di cemento iniettati nelle mura, che erano ormai praticamente tenute insieme solo dai ponteggi.
E poi l’attività dei tecnici del restauro, che hanno preso i frammenti degli affreschi (anche 6.000 pezzi per un singolo affresco!), li hanno portati a Prato, nella loro sede, e utilizzando le foto a disposizione, ricomposto i puzzle.
Alcuni giorni fa ci siamo messi d’accordo con Berardina, una cugina di Giuseppe che ha seguito tutta la vicenda, promuovendo incontri, organizzando manifestazioni, indicendo conferenze e incontri pubblici, stimolando le istituzioni e … vivendo a stretto contatto con i tecnici della ditta.
“Ciao, ho saputo che siete in zona. Ce la fate a venire stasera alle sei? Vi faccio vedere la Chiesa, e poi ceniamo insieme”. Allettati dalla proposta, abbiamo detto di sì.
Appena arrivati, Elisa, archeologa dell’equipe addetta al restauro degli affreschi, ci ha chiesto: “Siete i cugini di Berardina?” e ci ha fatto entrare nella chiesetta. Sul pavimento calcinacci e vicino alle pareti ancora i ponteggi montati, ma intorno… era un tripudio di colori e di immagini: migliaia di frammenti erano stati ricomposti e riportati sulla parete nel loro posto originario. Ed erano santi, cavalieri, angeli e, dalla parte opposta rispetto alla porta, Lei, la Madonna del Sole, un affresco del 500, sotto una piccola tettoia, perché, ci ha spiegato Elisa, in origine la Madonna era una edicola sulla strada, punto di sosta per chi da Ascoli si recava a Norcia. Poi hanno costruito la chiesa intorno, a pianta ottagonale, forse per ricalcare un precedente tempio; insomma, probabilmente un luogo sacro fin dall’antichità: la strada, l’acqua del torrente vicino …
Arrivata Berardina, siamo andati poco distante, dove Tonino, un altro capodacquaro, stava preparando bruschette sulla carbonella, un operaio della Piacenti grattugiava e condiva un tartufo. Insomma ci siamo seduti e abbiamo cominciato a mangiare.
Tonino era instancabile: ora arrivavano le bruschette, ora i pomodori dell’orto vicino, poi le salsicce e le bistecchine di maiale. Vino bianco o rosato, e alla fine i cantuccini, rigorosamente quelli di Prato, con il vin cotto, sempre preparato da Tonino.
Tutto questo mentre si chiacchierava in compagnia dei tecnici e degli operai della Piacenti, due uomini e tre donne, tra cui Haiko (si scriverà così?!), una giapponese innamorata della Toscana e di quel lavoro. Ci hanno parlato della loro vita in giro per il mondo (alcuni erano di ritorno dal restauro della Chiesa della Natività di Betlemme, durato tre anni!).
Alla fine, tanta simpatia e tanta speranza che il restauro della Chiesa sia il primo passo verso la rinascita del paese e della zona. Perché non potevamo dimenticare che si mangiava in mezzo alle rovine delle case abbattute dal terremoto.
Al momento di salutarci, Tonino ha tirato fuori il limoncello e il liquore alla liquirizia. Insomma, potevano essere a pieno titolo soci onorari di Arcoiris!
Patrizia M. e Giuseppe M.
bellissimo resoconto
ma chi l’ ha scritto?
Paolo Rumiz o franco Arminio il paesologo?
…secondo me l’ha scritto qualcuno che ha il cognome che comincia con la “M”… 👏😊🤗