Viva la curiosità
di Gualtiero
n. 8 – giugno 2024
E’ una vita che ho incontrato questo mezzo proverbio; l’altra metà dice: IL RUMORE NON FA BENE. E mi piace tutto. Ma troppe volte mi trovo a riflettere: “Questa benedetta buona azione la devo tacere o propalare?” Quanto corre indietro il pensiero! 1947 – 1948: vivo a Castel Madama, ho 12 anni, sono un giovane esploratore, anzi “un lupetto”; e sul fazzoletto che stringeva il collo “bisognava fare un nodo, in attesa di compiere la nostra quotidiana buona azione”. E io commentavo: ma la mia buona azione legata al nodo la faccio per se stessa o per far vedere agli altri quanto sono bravo?! Insomma, ecco che il proverbio cade a ciccio. Proprio “per filo e per segno”…
Già: per filo e per segno. Adesso divago un po’. Questo modo di dire m’è scappato di dirlo l’altro giorno e mi sono chiesto da dove viene. Là per là non ho saputo darmi una risposta; vabbè, andrò su google. Ma intanto ne ho parlato con qualche mio interlocutore, senza sciogliere la domanda sulla provenienza… Finché non sono andato su internet e il dilemma s’è sciolto! E mi sono pur ricordato di quando un imbianchino è entrato in casa per qualche lavoretto; ed a un certo punto tirava fuori un filo nero elasticizzato, lo poggiava al muro sul quale stava lavorando e col pollice e l’indice lo sollevava, lasciandolo poi sbattere sul muro; e così rimaneva impressa una linea scura, come tracciata da un matita; in effetti, al termine della traccia l’imbianchino faceva una crocetta, un segno (!). Ecco da dove viene l’espressione!
Tornando al “bene che non fa rumore e al rumore che non fa bene” aggiornato ai nostri giorni, mi pare che la società odierna in tanti modi amplifica e strombazza esaltandolo il nostro operato nel bene e nel male. Basta l’ascolto di un telegiornale o di qualche programma di attualità, per rendersi conto che l’attenzione del programma privilegia i fatti di cronaca sulle “astruserie” politiche, astruserie perché il linguaggio politico è spesso difficile e complicato (mentre le situazioni politiche sono effettivamente complesse e meriterebbero molta pazienza esplicativa). I fatti di cronaca, invece, specie se nera, sono raccontati con ricchezza di particolari, sbattendo… in prima visione mogli, mariti, amanti, figli e figliastri, amici di famiglia, sentimenti e affari, eredità contese…
Eccomi al punto (finale)! Il nostro mondo sociale oggi non è il mondo della discrezione, della misura, del rispetto. E mi chiedo se questo mondo è l’esplicazione del motto di tanti anni fa, appannaggio della sinistra (da me condiviso), che proclamava “il privato è politico”. Si tratta di “eterogenesi del fine”? Volevamo una “comunità” e ci ritroviamo immersi, anzi quasi soffocati dentro una società strillona, che rischia di spezzare e sradicare perfino i nostri legami affettivi?