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Aquile randagie


numero 6 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk – dicembre 2019


la locandina del film

6 ottobre 2019, domenica, Cinema “Madison”, secondo spettacolo. Non vado mai al cinema di domenica (troppa gente!) e questo non è un film che di mia iniziativa avrei scelto di andare a vedere. Ma mi ha invitato la mamma dell’assistente alla regia e sono lieta di omaggiare la figlioletta.

Reso possibile grazie a un crowdfunding, il film è un’opera prima, il cui regista, Gianni Aureli, scout anch’egli, ha voluto raccontare la storia poco nota di un gruppo di boyscout, che, disobbedendo alla disposizione ministeriale che ordinava lo scioglimento di tutte le associazioni giovanili che non facessero capo al Partito Nazionale Fascista o all’Opera Nazionale Balilla, assunse il nome di “Aquile randagie” e continuò a riunirsi in clandestinità, scegliendo la Val Codera per le sue attività ed i suoi campi estivi. A guerra scoppiata le Aquile collaborarono alla Resistenza sui sentieri di montagna e dopo l’armistizio, fedeli alla Promessa scout di aiutare chiunque in qualsiasi circostanza, protessero i fascisti da giustizie sommarie, accompagnandoli verso la Svizzera (sembra che anche Indro Montanelli sarebbe riparato in Svizzera grazie all’opera segreta delle Aquile).

Il film inizia in una cappella con i ragazzini adunati per la Promessa di uno di loro e proprio allora vengono raggiunti dalla notizia delle nuove disposizioni: Si apprestano, quindi, mesti a riporre in un baule le insegne del gruppo, ma, in un sussulto di orgoglio e di giovanile coscienza dell’ingiustizia che stanno per subire, decidono di non piegarsi al diktat del Duce e, con la fiera irresponsabilità dei loro verdi anni, si tuffano nell’avventura di resistere “un giorno in più dei fascisti”. Si abituano ad usare precauzioni, escono di casa in borghese e, raggiunta la valle, un Eden remoto dove possono essere liberamente sé stessi, indossano le loro divise, montano le tende, fanno l’alzabandiera. All’inizio è poco più di un gioco ma poi gli adolescenti crescono, mentre il regime adotta iniziative sempre più insopportabili, come le leggi razziali, contro cui la Chiesa ufficiale sembra incapace di reagire. Con doloroso stupore di fronte all’apparente inerzia della Chiesa, i giovani si votano ad una coraggiosa attività clandestina, aderendo al programma O.S.C.A.R. e salvando centinaia di famiglie ebraiche, attraverso la produzione di documenti falsi e l’accompagnamento in Svizzera. La vicenda, in un gioco di flashback, è intrecciata a quella di un ufficiale nazista, che proprio una delle Aquile, diventato nel frattempo sacerdote, salverà dalle mani dei partigiani, affidandolo ai soldati svizzeri, dopo un tormentato cammino in montagna, nel corso del quale nell’animo del sacerdote si fronteggiano bisogno di giustizia, tentazione di vendetta, necessità di cristiano perdono.

Non mancano i personaggi storici, ad enfatizzare la storicità delle vicende narrate, da monsignor Giovanni Montini (futuro Papa Paolo VI) al cardinale di Milano, Ildefonso Schuster, cui, per coincidenza, è dedicato il parco non distante dal cinema in cui mi trovo. Compare anche Sir Robert Baden-Powell, il fondatore del movimento scout, che elogia i giovani per il loro impegno, incontrandoli in occasione del raduno mondiale degli scout che ebbe luogo in Olanda nel 1937. Rispetto alla storicità dei fatti il regista si consente qualche semplificazione e qualche abbellimento: le Aquile erano un gruppo ben più numeroso di quelli che vediamo nel film, i partigiani giustiziati in piazza furono quindici e non cinque, il personaggio di Elena, che si innamora di uno dei protagonisti e diverrà staffetta partigiana, pagando con la vita la sua dedizione alla causa, è di fantasia ma costituisce un omaggio a tutte quelle donne che scelsero di impegnarsi e rischiare dalla parte della libertà.

Il film non è un capolavoro e s’intuisce che è girato in economia (le insistite scene con i droni sulla Val Codera; gli impacciati ragazzetti che impersonano le Aquile del primo periodo) ma è dignitoso ed ha il merito di aver acceso un riflettore su una piccola grande storia nella Storia. Non scevro di retorica, mette, tuttavia, in evidenza come l’educazione scoutistica possa diffondere nei ragazzi dei semi in grado di germogliare quando appare necessario rischiare in prima persona per una causa buona e giusta.

Quando il trekking diventa eroismo … Se riuscite ancora a trovarlo (nella prima settimana di programmazione è stato secondo solo a C’era una volta a … Hollywood), magari fra un po’ anche in tv, dedicategli volentieri cento minuti del vostro tempo.

Molti scout in sala e a fine proiezione calorosi applausi, quasi fossimo a un festival. E anche questo mi è piaciuto.

Marina M.

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