numero 28 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk –agosto 2023
Dicono che nel settore del turismo i prezzi siano lievitati. Eppure in questa caldissima estate le mete turistiche vengono prese d’assalto. Dopo il pieno di lavoro e di impegni il ben meritato vuoto (vacanza da lat. vacans, vacare – vuoto, libero) ci ripaga delle fatiche dell’anno. Davvero? Se vedo i turisti trascinarsi nella calura di Roma davanti al Colosseo mi ricredo e mi sembra che siano invece vacanze pienisssime. Forse loro non conoscono o non possono permettersi di conoscere le “vacanze intelligenti”. Concetto un po’ radical chic che mi fa trovare d’accordo con Giorgio Manganelli quando scrisse: “Detesto il concetto di vacanza intelligente, che recentemente ha avuto gran successo; mi pare presupponga che l’anno sia tutto idiota, eccetto quei quaranta giorni”. Detto tra noi: beato lui che poteva permettersi un periodo di quaranta giorni, pieno o vuoto che sia!
Oggi per la maggior parte delle persone la vacanza si riduce alla settimanella mordi e fuggi, come probabilmente succede ai molti che visitano il Colosseo. E noi di Arcoiris come trascorriamo l’estate, una volta salutatici con il tradizionale trekk urbano di Luciano con cocomero (di Lucilla) compreso? C’è chi accudisce nipotini in villeggiatura, chi ritorna alle origini nordiche o isolane, chi escogita passatempi per il nostro sito (stupende le foto di come eravamo), chi rimane in città per prendersi cura di anziani e meno anziani.
Visto che quest’anno questo tipo di vacanza tocca alla scrivente, voglio subito precisare che sono vacanze anche queste pienissime: non si tratta certamente di vuoto nel significato etimologico del termine. Eppure, sto vivendo questo periodo come un tempo svuotato della solita routine. Un tempo di nuove scoperte, come il piacere di una serata passata a chiacchierare in una pizzeria su una piazza romana dove i bambini giocano a pallone senza temere il traffico; come la preoccupazione di seguire una persona in ospedale, alleviata tuttavia dalla gentilezza e competenza del personale medico e infermieristico.
E, infine, la sorpresa di trovare sulla via Tiburtina una piccola Ucraina, formata da un ampio piazzale di pullman in partenza verso il paese in guerra (o di ritorno). Un via vai ordinato e organizzato di gente in attesa di partire. C’è tutto quello che serve: un chiosco per ristorarsi e prendere l’ultimo cappuccino; bancarelle con articoli tipici ucraini (magliette, le tradizionali camicie ricamate vyshyvanka, le sgargianti coroncine vinòk delle donne ucraine) e italianissime olive da portare a casa; l’ombra di alberi che danno un po’ di sollievo nel sole cocente. Il tutto ben organizzato dall’Associazione culturale cristiana italo-ucraina. Persone che partono per le vacanze in un paese in guerra. Troppo grande è la nostalgia dei nipoti, dei genitori, di figli e mariti. Sono vacanze attese da molto tempo, certamente partenze (e ritorni) la cui cifra principale non sarà la spensieratezza.
Buone vacanze a tutte e tutti. Ritorniamo a camminare insieme in settembre.
Patrizia