numero 21 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk – giugno 2022
Per tutti noi è il vicepresidente. Forse nemmeno il mandato di capo del governo della Merkel è stato più longevo di quello di vicepresidente Arcoiris di Tonino.
Non ha titoli di nobiltà anche se essere parte della progenie di ’Amantiella ’a terza (Amantea, cittadina perla del Tirreno), gli assicura un rango più che elevato.
Fa parte della gloriosa famiglia dei ferrovieri e sebbene la puntualità non sia parte preponderante del suo bagaglio personale (è nell’organico delle ferrovie italiane, mica delle germaniche Deutsche Bundesbahn) le frecce rosse vanno su e giù per la penisola grazie anche al suo lavoro.
Insomma, non è veloce come un pilota di Maranello, ma chi può vantare il garbo, l’amabilità, la simpatia del vicepresidente? Non è certo un caso che quando capita di essere in gruppo in attesa di dare inizio ad un’escursione sempre, praticamente sempre, riecheggia nell’aria l’urlo “Tonino!!!”. Si potrebbe pensare: accidenti questi di Arcoiris hanno anche un grido di battaglia con cui danno inizio alle loro attività. Qualcuno, ingenuo, invece, insinua che si tratti di una supplica verso il vicepresidente a finirla con il phon e a raggiungere il gruppo, ma non è così. In verità, ebbene sì, trattasi di un vero e proprio grido di battaglia: “Tonino!!!”.
Iniziamo con lo sguardo rivolto all’indietro. Ormai l’età avanza dunque partiamo con i ricordi. Andiamo per immagini. Ci descrivi qualche fotogramma rimasto impresso nella tua memoria degli inizi di Arcoiris?
Questa conversazione inizia subito in salita: è dura andare indietro di così tanti anni. Io ricordo gli appuntamenti a Largo della Primavera …
Non ti ricordi dei primi incontri a via dei Ciclamini nella ex sezione del PCI?
Accidenti sì, la sezione vicino alla casa di Federico!
Sì proprio lì, dove Federico, quell’indimenticabile vecchio rugoso, straordinario gentiluomo, era di casa.
Beh, io parlavo degli appuntamenti mattutini per partire per le escursioni. Chissà perché si era scelto largo della Primavera, forse perché c’era e c’è un piccolo parcheggio, o forse perché lì vicino il bar del fratello di Massimo ci garantiva ottimi cornetti e cappuccini?
In effetti, conoscendo Arcoiris, con l’ipotesi cornetti e cappuccini si potrebbe essere risaliti alla motivazione esatta.
Io arrivai ad Arcoiris attraverso la sezione del PCI di Centocelle, o per meglio dire attraverso le feste de l’Unità della sezione di Centocelle. In quel periodo Sabrina, la mia ragazza di allora, frequentava la sezione e così conobbi Massimo, Caterina, Gualtiero e tanti, tanti altri. Insomma, le camminate di Arcoiris erano una prosecuzione e un consolidamento di un rapporto iniziato tra i fumi delle salsicce sulla griglia e delle patatine fritte.
Prima di venire a camminare con Arcoiris avevi già fatto esperienze in montagna?
La montagna l’ho conosciuta tramite la ferrovia. Beh, sì, le mie prime volte in montagna le devo ai miei compagni di lavoro ferrovieri. Giovani neoassunti organizzammo un paio di settimane bianche. E, ti dirò, vinsi pure una medaglia!
Insomma, come Alberto Tomba!
Cavolo, vinsi la medaglia d’oro! Eravamo in tre, ma conquistai il gradino più alto del podio. La montagna, quella dei panorami, delle valli, dei laghi, della natura bellissima, la conobbi dopo, con la classica vacanza estiva. Ancora non ci si avventurava per i sentieri, ma l’amore per quei luoghi fu a prima vista e si è protratto, poi, per tanti, tanti anni.
Così iniziarono le esperienze con Arcoiris …
Sì, le escursioni di un giorno e poi gli splendidi week end, magari con le cene autogestite.
Come dimenticare Gualtiero che compila la lista della spesa col suo certosino calcolo dei grammi di ingredienti per persona. Indimenticabile.
Non ricordo il nome, ma nella mia mente si è fissata la memoria di un fine settimana passato in un convento. Occasioni che comprendevano spesso stupende serate trascorse attorno ad un tavolo! A questo proposito, che meraviglia le cene autogestite a Campotosto dai fratelli Deli!
Un classico, le escursioni attorno al lago e le cene autogestite dai Deli sono stati un appuntamento fisso per i primi anni di Arcoiris.
Queste escursioni iniziavano sempre al Barilotto, la stupenda trattoria del paese. Lì conoscemmo una coppia di argentini di origine tedesche. Si sa, la tavola facilita i rapporti e così il giorno dopo gli argentini vennero a camminare con noi e che fai la sera, non li inviti? Ne uscì fuori l’ennesima, grande cena con carne alla brace, bruschette, formaggi. Formidabile e indimenticabile.
A proposito di indimenticabili, qualche compagno d’avventura così particolare da non perdersi nelle nebbie dell’oblio?
Eravamo in Toscana, un luogo bellissimo, l’Abbazia di San Galgano. Alloggiammo all’agriturismo di fronte all’Abbazia e io mi ritrovai in stanza un tizio strano, ma strano davvero.
Il tale si presentò con la valigia e da lì tirò fuori tutto il suo guardaroba. Riempì l’armadio con giacche e giacchettini; di abbigliamento adatto ad un trekk nulla di nulla.
Camminò con noi il primo giorno, ma comprese che non era cosa, il giorno dopo si accomodò nell’agriturismo ad attendere prima il pranzo e poi il nostro ritorno. Non lo abbiamo più rivisto.
Qualche escursione invece che ricordi in modo particolare?
Quella più fredda. Eravamo in Toscana a camminare tra le colline della provincia di Siena. La domenica è previsto il pranzo alla sagra dell’Olio di San Quirico d’Orcia. Mai abbiamo incontrato una giornata così fredda, gelida. Insomma, l’escursione più fredda di sempre.
Ma, a proposito di maltempo, anche con la pioggia non abbiamo scherzato.
Ischia si può definire terra di sole, eppure una sera per andare a cena in un ristorante ci prendemmo un acquazzone micidiale. Le stradine strabordavano d’acqua. Arrivammo nel locale zuppi come pulcini. Ma forse l’escursione in cui prendemmo più acqua è quella con Silvestro e Marina nel Cilento. Pioveva a più non posso e il sentiero ghiaioso si trasformò in torrente. Poi ci aspettava Paestum e l’assaggio delle mozzarelle di bufala. Ci scordammo subito dell’acqua.
A Monte Lupone invece ci toccò una pioggerellina insistente e implacabile. Quel giorno, guidati dal grande Andreas, siamo stati sotto l’acqua tutto il tempo. Per riprenderci un po’ al termine della camminata ci rifugiammo al Centro commerciale di Colleferro. Eravamo in condizioni terribili. Una truppa sfatta, bagnati fino all’osso, infangati e infreddoliti. Cercammo un riparo in un corridoio dove c’erano delle panchine e una signora che era lì in attesa ci guardò prima stralunata poi impaurita. Quell’orda che grondava acqua e fango l’impaurì, spaventata abbrancò il suo carrello come a difenderlo da una banda di predoni.
Quel gesto rimane indimenticabile.
Una delle iniziative a cui Arcoiris tiene molto è l’assegnazione del Premio Nadia Pietrini. In questa occasione abbiamo incontrato tante Associazioni che svolgono attività di assistenza e solidarietà straordinarie. In particolare mi pare che tu sia legato ad “Isla ng Bata” e “Il cuore grande di Flavio”. Come hai incontrato queste realtà?
I primi contatti sono avvenuti tramite alcuni miei familiari che conoscevano le associazioni. “Isla ng Bata” si impegna nelle Filippine a favore di bambine/i soli e fragili, “Il cuore grande di Flavio” invece accompagna i bimbi malati e le famiglie durante i periodi difficili delle cure al Bambin Gesù. Se vai nella casa di Flavio della stazione Tuscolana puoi ammirare una ringhiera delle scale bellissima … l’ho pitturata io, mica scherzi!
Da ultimo, i tuoi due grandi amori, le ferrovie e il teatro. Le ferrovie forse per te non sono un grande amore, ma costituiscono un bel pezzo di vita. Condividevi con Nadia, la nostra indimenticata presidente, questa appartenenza. Avete mai fatto un viaggio ferroviario insieme?
Certo che sì, andammo insieme a Praga. Un’esperienza meravigliosa. Quel viaggio ferroviario lo facemmo di notte in cuccetta e al ritorno ci svegliammo stranamente riposati. Si dormì benissimo, niente scossoni, niente rumori. Certo, eravamo bloccati da ore nella campagna austriaca per una rottura del locomotore! Non ci eravamo accorti di nulla!
Un’altra avventura ferroviaria mi capitò quando, diversi anni fa, la compagnia in cui recitavo fu chiamata a rappresentare I Menecmi, il nostro cavallo di battaglia, a Milano. Quella domenica io dovevo partecipare ad un matrimonio e quindi partii dopo gli altri, da solo, nel primo pomeriggio. Il treno, pure questa volta, si ruppe e arrivai con ore di ritardo. Giunto alla stazione di Milano mi precipitai verso i taxi per raggiungere velocemente il teatro: una fila pazzesca. Scavalcai tutti raccontando dello spettacolo che doveva andare in scena, furono clementi, mi fecero passare. Quando arrivai dietro le quinte trovai che un altro attore stava per sostituirmi. Indossai al volo il mio costume ed entrai in scena. All’ultimo minuto! La serata andò benissimo. In quella rassegna teatrale facemmo incetta di premi.
Eccoci dunque al teatro, grande amore e belle soddisfazioni. Come è iniziato il tuo impegno nel mondo del teatro amatoriale?
Ci sono sempre le ferrovie di mezzo. Un mio compagno di assunzione alle Ferrovie aveva questa passione e un giorno mi chiese di partecipare ad una commedia.
Io non me la sentivo, sono timido impacciato, non sono capace. Lui mi risponde: “Non ti preoccupare: il personaggio che devi interpretare è un sordomuto.” Non c’era il problema di dimenticare le battute, mi buttai. Alle scuole superiori avevo avuto un bidello sordomuto ed io presi spunto da lui, insomma avevo già un bagaglio acquisito. Andò talmente bene che una mia amica che insegnava in una scuola di sordomuti mi fece dei grandi complimenti. Sono 37 anni che vado su e giù per palcoscenici.
William Shakespeare ha scritto: “Il mondo intero è un palcoscenico, E tutti gli uomini e le donne semplicemente attori: Hanno le loro uscite di scena e le loro entrate in scena; Ed un uomo durante la sua esistenza recita molte parti.”
La tua parte nella vita di Arcoiris la conosciamo tutti: scanzonata, gentile, allegra, altruista, compagnona, flemmatica. In scena invece le parti iniziano ad essere tante. In quale personaggio ti sei più trovato a tuo agio e perché?
Tutti i personaggi che ho interpretato sono “pezzi ‘e core”, forse quello che faccio più volentieri è Messenione nei Menecmi di Plauto. Mi diverto.
Come sempre, finiamo anche questa conversazione con dei suggerimenti. Ci puoi dare qualche dritta su un libro, un film, un’opera teatrale, … un ristorante? Magari qualcosa che ti è molto piaciuta e/o qualcosa che si possa ricondurre all’escursionismo, al camminare, al tempo libero, ai viaggi, alla natura.
Con Arcoiris siamo stati a Sinalunga, in provincia di Siena, e il ristorante La Toraia è da consigliare.
Tra i libri mi viene da ricordare Novecento di Baricco da cui Giuseppe Tornatore ha tratto il film La leggenda del pianista sull’Oceano. A proposito di Tornatore, uno dei miei film preferiti è Nuovo Cinema Paradiso.
A C’era una volta in America, però, sono legato particolarmente. Un mio compagno di infanzia era figlio di un valente scenografo e quindi, tramite lui, rimediavo, per il tempo libero, qualche lavoretto a Cinecittà. Durante la lavorazione del film di Leone le maestranze di Cinecittà entrarono in sciopero, ma De Niro doveva essere truccato per una scena del film e allora scelsero di allestire la sala trucco nella villa di Leone all’Eur. Occorreva una persona che rimanesse a disposizione. Fui il fortunato e così mi capitò di assistere a questa lunga seduta di trucco con l’attore americano che alternava sonnellini a interventi per far correggere un capello fuori posto.
Vedi, era destino che tu frequentassi il mondo dello spettacolo!
[l’intervista è stata raccolta da Luciano B.]
Stupenda intervista. Quanti lati del nostro vicepresidente ho scoperto! Che invidia per De Niro!
Preciso il commento di Patrizia: voleva sicuramente dire : ‘ che invidia per De Niro che è potuto stare con Tonino!’