newsletter: Conversazioni iridate

Una chiacchierata con Livia Steve


numero 15 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk – giugno 2021


Livia Steve è una di quelle persone che la montagna regala. Quando la penso nelle escursioni fatte insieme mi trovo di fronte sempre immagini di Lei che si dà da fare per qualcuno o per qualcosa. Così mi ritornano in mente un sentiero in discesa con lei che fa “il cerotto a farfallina” sulla ferita di Franco dopo una caduta rovinosa, una carovana di persone sul sentiero della Libertà in Abruzzo e lei col mestolo in mano che distribuisce pasti, un rifugio delle Alpi in cui dà lezioni di allestimento di zaino ad un nostro amico un po’ “distratto”. Si potrebbe continuare a lungo. Livia è soprattutto una generosa, nella vita non se ne incontrano tanti, in montagna un po’ di più.

Livia a Campotosto nel 2005

Ciao Livia, tu hai iniziato a frequentare la montagna quando eri piccolissima. Qual è il primo ricordo escursionistico?

Vado in montagna con i miei genitori da quando sono nata, quindi è difficile ricordare le prime volte… direi quando i miei genitori andavano ad arrampicare al Morra vicino Tivoli: camminavamo fino alla parete di roccia e poi noi bimbi rimanevamo a giocare nel prato vicino; ma il ricordo più chiaro è da piccola in Alto Adige dove stavamo l’estate: facevamo le camminate partendo dal maso, con numerose soste per raccogliere mirtilli, more, fragoline di bosco…  😉

E la prima notte in un rifugio, te la ricordi?

mh… non so: vivo il presente e non penso troppo al passato! Però penso che sia stato al rifugio Franchetti al Gran Sasso, dove sono stata concepita.

Cosa ti piaceva di più di quelle esperienze?

Sicuramente lo stare insieme, la condivisione, stare in mezzo alla natura.

Raccontaci di chi ti ha insegnato ad andar per sentieri.

Beh, la mia famiglia: mio padre era più tecnico, fissato con le cartine e da lui ho preso questa passione, infatti ho fatto per 20 anni gare di corsa d’orientamento (corsa nei boschi con carta e bussola), mia madre invece mi ha passato la passione per i fiori ed anche il passo da montanaro, piccolo, lento, cadenzato, infatti in salita sono lentissima!

Quali sono le località di montagna che ricordi più volentieri? Le Alpi o gli Appennini?

Le Alpi: i panorami del Trentino Alto Adige sono meravigliosi, inoltre i posti sono molto curati, le case di legno, i fiori… l’Appennino è più rustico.

Poi, da grande, il bagaglio delle tue attività escursionistiche si fa notevole.

Non penso, sono una semplice amante della montagna, che ci va da decenni …

Ci racconti qualche episodio della tua vita di montagna? Ti sono capitati dei momenti difficili?

Una volta ho fatto una “ricognizione” con il mio compagno di allora, Guida Escursionistica, in preparazione di un fine settimana in Campania. Eravamo entrambi persone che si sanno muovere in montagna e sanno leggere la cartina, eppure ci siamo ritrovati in una situazione particolare: la numerazione dei sentieri era cambiata rispetto la carta che avevamo, ci siamo distratti ed abbiamo imboccato una valle invece di un’altra molto simile, accorti dell’errore abbiamo cercato di ritornare sulla strada giusta, ma la carta e la realtà non corrispondevano, sulla carta era segnata una strada che nella realtà finiva … insomma ci siamo ritrovati a dover passare la notte fuori! Abbiamo cenato con 1 mela, della frutta secca, al cane abbiamo dato un pezzo di pane; per abitudine non finisco mai l’acqua ed il cibo prima di arrivare. Fortunatamente entrambi avevamo sempre qualcosa per coprirci anche d’estate, ci siamo messi tutto addosso, infilato le gambe nello zaino, coperti di foglie ed abbiamo dormito nel bosco.

E invece le soddisfazioni più grandi?

Penso quella volta che ho organizzato un fine settimana al Gran Sasso con Arcoiris (nel 2004), c’eravate anche tu e Lucilla, Tonino: abbiamo fatto la traversata da Campo Imperatore al rifugio Franchetti, abbiamo dormito in rifugio e la mattina dopo ci siamo trovati immersi nella nebbia. Luca, il gestore del rifugio, ha consigliato a tutti di scendere a Prati di Tivo perché era rischioso, a me invece ha detto che potevo farcela. Siamo tornati indietro a Campo Imperatore nella nebbia fitta, riconoscevo il sentiero con la memoria, sotto il passo del cannone c’è quel pezzo di roccia con corda fissa che era bagnato, ma alla fine siamo arrivati alle macchine contenti e soddisfatti per l’impresa! 😊

Secondo te quando si decide di fare un’escursione si deve sempre pensare al raggiungimento di un obiettivo? Una cima, un rifugio, un passo?

Di solito si pensa ad una meta, ma a me piace semplicemente camminare in montagna e nei boschi, guardarmi intorno, quindi per me la meta non è fondamentale. Negli ultimi anni sono andata con il mio compagno che voleva fare tutte le cime sopra i 2.000 metri dell’Appennino (Club 2000) ed io ogni tanto saltavo qualche cima perché non mi interessava.

Dedichi tanto tempo alla preparazione di una escursione? Come ti documenti?

Dopo aver deciso la zona studio il percorso sulla cartina, calcolo lunghezza, dislivello, tempo stimato. Preferisco la carta alle descrizioni. Naturalmente è utile avere già calcolato lunghezza, dislivello, tempo, ma il percorso lo vedo sulla carta.

Andar per sentieri significa anche conoscere persone, intrecciare amicizie, scontrarsi con sensibilità diverse. Nel tuo andar in montagna hai incontrato persone strane, escursionisti che sono diventati amici per la vita?

Sicuramente una delle cose belle dell’andare in montagna è condividere e fare amicizia. Molte persone rimangono amiche a lungo, almeno finché si condivide l’attività o comunque la passione, alcuni rimangono amici per sempre, o perlomeno lo sono tuttora. Ho dei buoni amici al CAI ed ho incontrato degli ottimi amici con Arcoiris, soprattutto nel cuore originario di Centocelle che ha dato vita a questo gruppo, con cui ho fatto anche trekking.

E di gente insopportabile, ti è capitato di litigare di brutto con qualcuno?

No, non ricordo. Comunque sono una persona che va oltre, anche se discuto o litigo poi mi passa subito e non serbo rancore.

Qual è l’atteggiamento che più detesti di certe persone che vanno in montagna? Che so, la rumorosità, i rifiuti abbandonati, l’andar fuori sentiero …

Sicuramente non mi piace chi lascia rifiuti: io raccolgo anche quelli degli altri, però di solito le persone che vanno in montagna sono rispettose dell’ambiente, quindi non mi sembra di avere problemi particolari.

E invece le caratteristiche più belle che hai riscontrato negli escursionisti?

Il sapersi mettere in gioco, condividere, aiutare.

Uomini e donne in montagna, secondo te c’è una differenza di approccio?

Spesso gli uomini sono più tecnici e competitivi, ma conosco donne fortissime quindi non vorrei sembrare maschilista. Gli uomini pensano più al risultato, le donne alla sostanza.

Ad un certo punto ti sei occupata dell’escursionismo giovanile del CAI di Roma.

Si, nel 2005 mi hanno chiesto di diventare responsabile del gruppo di alpinismo giovanile del CAI (Club Alpino Italiano) di Roma e questo mi ha portato a mettere da parte la mia attività personale per dedicarmi ai ragazzi.

Quella, che esperienza è stata?

È stata una bellissima esperienza che è durata 10 anni, mi ha impegnato tantissimo ma mi ha dato tanta gioia e soddisfazioni. Ho coinvolto negli anni molte persone che sono diventate accompagnatori (tra cui Bruno Tribioli ed Alessandra Quagliarini che qualcuno di voi conosce) ed il gruppo dei ragazzi è cresciuto tantissimo, all’inizio erano qualche decina, alla fine sono diventati circa 450. Facevamo uscite con un pullman da 80 posti pieno, dividendoci in 3 gruppi a seconda dell’età. Adesso continuo ad essere una accompagnatrice, ma non sono più la responsabile.

Una delle volte che ci capitò di stare insieme in montagna, notai con quale meticolosa attenzione insegnavi ad un nostro amico l’arte di fare lo zaino.

Si, ricordo: eravamo partiti per un trekking e Tonino aveva uno zaino pesantissimo, io ho cercato di convincerlo a rinunciare a qualcosa e portare meno roba, spiegandogli che durante la salita la sua schiena e le sue gambe avrebbero faticato meno. Peppe mi soprannominò “sac tutor”.

Qual è, secondo te, il segreto principale per fare bene lo zaino?

Portare solo quello di cui abbiamo veramente bisogno (spesso non usiamo molte cose), fare una lista, pesare lo zaino con la bilancia, tenerlo sulle spalle per capire se siamo in grado di portarlo. Io per un trekking itinerante di più giorni ho uno zaino di 5 kili, escluso acqua e cibo o attrezzature particolari come casco, imbrago, kit da ferrata. Avendo problemi di schiena (adesso anche di gambe) ho dovuto far di necessità virtù. Noi facevamo trekking in cui portavamo cibo per più giorni e quindi pesava di più.

Per i trekking di più giorni io usavo la regola del tre: tre mutande, tre pantaloni, tre magliette … Pensi che sia una regola valida?

Può essere un metodo, ma io minimizzo ancora di più. Porto (incluso quello che indosso): 3 magliette, 1 maglia a maniche lunghe, 1 maglia pesante o di pile, giacca a vento impermeabile, 2 reggiseni, 3 mutande, 2 pantaloni, 2 paia di calzini, 10 ml dentifricio, spazzolino, 100 ml shampoo-doccia, pettine, mini-asciugamano, sacco-lenzuolo, cappello o fazzoletto, 50 ml crema solare, carta topografica, mini kit primo soccorso. Oggigiorno il materiale tecnico è più leggero, si asciuga subito e si può lavare, eliminando la necessità di portare molti cambi, quindi è facile fare zaini leggeri. Quando ero ragazza portavo degli zaini molto più pesanti, se poi bisognava portare anche tenda e sacco a pelo diventavano enormi e pesantissimi!

Cosa non manca mai nel tuo zaino?

La cartina della zona e la giacca a vento, anche d’estate.

Per orientarti usi ancora la cartina o vai di app e tablet/cellulare?

Uso la cartina: la preferisco perché la leggo meglio e non rischio di avere problemi se manca il segnale o si scaricano le batterie. Poi si può usare anche il GPS o il cellulare, ma la cartina non deve mancare.

Livia, oltre che montanara sei anche una viaggiatrice.

Si, ho cominciato a viaggiare da sola da ragazza, anche per fare qualche corso di lingua o volontariato. Fino ai 30 anni non avevo un contratto fisso e quindi andavo per mesi in Africa o America Latina.

Ci racconti dei viaggi? Parlaci dei luoghi, delle persone incontrate in viaggio.

Viaggiare è aprire una finestra sul mondo. Mi piace viaggiare con calma, avere il tempo di vivere il paese, conoscere le persone del posto. Se viaggi sola è molto più facile avere contatti, le persone si avvicinano e ti aiutano. Sicuramente parlando varie lingue (inglese, francese, spagnolo, un po’ di tedesco, avevo imparato anche arabo, wolof in Senegal, un po’ di swahili in Tanzania, hindi in India) sono facilitata perché posso comunicare con le persone del luogo. Mi è capitato (sia in Africa che in America Latina che in Asia) di parlare e giocare con dei bambini del posto che mi hanno preso per mano e portato a casa loro.

Sei anche capogruppo di “Avventure nel mondo”.

Visto che mi piace organizzare viaggi, parlo varie lingue e sono accompagnatrice turistica, ho deciso di farlo per Avventure: non è un lavoro ma è un tipo di viaggio che mi piace, inoltre cambi paese e non fai sempre lo stesso itinerario come quando lavori.

Secondo te, che qualità ci vogliono per “guidare” una pattuglia di turisti?

Tanta pazienza, capacità sociali e psicologiche per gestire il gruppo.

Con Avventure ti sono capitate delle disavventure?

Disavventure no, ma una avventura si: alla fine di un viaggio in Perù, avevo proposto al gruppo di addentrarci in Amazzonia con mezzi locali invece che organizzare in modo turistico, abbiamo preso un pullman con la gente del luogo e poi trovato una imbarcazione che doveva portarci in un villaggio, ma ci sono stati problemi e ci siamo dovuti fermare prima, vicino una capanna, la famiglia ci ha accolto ed abbiamo dormito per terra nel pagliaio insieme alle galline.

Che ne pensi del turismo di massa?

Era bello quando si poteva essere veri viaggiatori, come Walter Bonatti, Tiziano Terzani, Ryszard Kapuscinsky, Bruce Chatwin e altri, ma oggi siamo quasi tutti turisti. Non si viaggia più senza organizzare. Il turismo di massa ha rovinato l’arte di viaggiare, siamo in tanti ed i luoghi e le persone che accolgono i turisti si sono organizzati, perdendo spontaneità; il lato positivo è che il turismo è una grande fonte di reddito per molte persone ed introiti per i Paesi.

Ed ora veniamo al tuo impegno in ambito sociale/politico. Raccontaci.

Negli anni ’70 si pensava al bene comune, c’era partecipazione: ero piccola ma ricordo le manifestazioni cui andavo con mio padre per i diritti sul lavoro, il divorzio, l’aborto legale, poi da ragazza per la pace, l’ambiente, le donne … ricordo la bella sensazione di impegnarsi per i diritti di tutti e per il futuro, sentendosi parte di una comunità, facendolo con allegria, cantando. Il terrorismo rosso e nero, le stragi di Stato, hanno allontanato le persone dalla politica.

Con gli anni ’80 gli italiani sono diventati un popolo di consumatori: la plastica ha invaso le case, molte cose sono diventate usa e getta, la gente non pensa al bene comune ma a possedere, invece di rispettare le regole molti cercano di fregare gli altri e lo Stato, pensando di essere furbi.

Ho studiato scienze politiche e lavoro per un sindacato, ma anche io mi sono allontanata dalla politica.

Quando ho conosciuto il gruppo di Arcoiris nel 2000 ho ritrovato il piacere di stare insieme, condividere, camminare in montagna parlando di politica, dormire insieme, cucinare in autogestione, fare qualcosa per gli altri.

Negli ultimi decenni i temi ambientali sono diventati centrali nel dibattito politico e culturale, che ne pensi? Secondo te la globalizzazione ha reso il nostro pianeta un condominio rissoso, sempre più diseguale e insostenibile ecologicamente?

La ricchezza ed il consumismo sfrenato dell’Europa e del Nord America hanno prosciugato le risorse ambientali della terra, inquinando e portando i rifiuti ovunque nel pianeta. Siamo ormai diventati troppi sulla terra ed abbiamo uno stile di vita invasivo, che consuma ed inquina. Penso però che tutti possiamo fare qualcosa per l’ambiente come andare in bicicletta o con i mezzi pubblici di trasporto, comprare detersivi sfusi o almeno in ricariche leggere, non comprare acqua in bottiglia, consumare meno carne, viaggiare in modo lento e sostenibile.

pausa durante un trekking estivo

Veniamo ad Arcoiris. Tra le escursioni di Arcoiris a cui hai partecipato ce n’è una che ti ha colpito particolarmente?

Quei fine settimana in montagna in autogestione, prendendo una casa: Lucilla organizzava le pulizie e Gualtiero pensava alla cucina. Da lui ho imparato come calcolare le dosi per cucinare per tante persone.

Ci puoi consigliare un itinerario o un’iniziativa da programmare in futuro?

A me piace molto camminare nei boschi: consiglio per questo i Simbruini, che hanno un bosco di faggi stupendo, dei grandi pratoni come Camposecco (dove hanno girato film western all’italiana), i ruderi di Camerata vecchia.

Anche per te, prima di concludere, la richiesta di qualche suggerimento.

Secondo te qual è il viaggio più bello che si possa fare?

La Patagonia, unisce la bellezza del viaggio alla montagna.

Da ultimo ci suggerisci qualche libro, qualche film, qualche risorsa web che tratta i temi di cui abbiamo parlato finora?

Più che qualche libro suggerirei qualche autore: Mauro Corona per i suoi racconti su gente ed animali di montagna, Walter Bonatti per le sue imprese alpinistiche e le esplorazioni, i giornalisti Tiziano Terzani e Ryszard Kapuscinsky per i viaggi.

Grazie per l’attenzione. Spero di non avervi annoiato con questa lunga chiacchierata!

Ci rivediamo in montagna, un abbraccio virtuale a tutti, Livia

[intervista raccolta da Luciano B.]

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