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Anche no!

numero 5 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk – ottobre 2019


Lisippo, Pugile in riposo, Museo Nazionale Romano, Roma

Certe fotografie sarebbero proprio da evitare. Certo il primo scritto, della sezione dedicata alla fotografia, che invita a non fotografare può apparire bizzarro, ma io confermo: no quelle fotografie non vanno fatte.

I telefoni cellulari, ormai diventati una sorta di robot tuttofare, oltre a trasformare il nostro popolo da naturalmente ciarliero in logorroico ciarlatano, hanno creato anche moltitudini di fotografi invasati. Milioni di persone sono divenute incapaci di guardare la realtà senza l’intermediazione del mirino fotografico dello smartphone.

Da qualche tempo ho deciso che quando vado a visitare un museo mi impongo dei limiti: un’ora di tempo e un numero circoscritto di opere da contemplare. Inutile affastellare visioni e informazioni. La visita al Museo nazionale romano con le tantissime meraviglie che espone non sfugge all’esigenza della selezione di alcune opere da “godere”.

Prima ancora di essere arrivato al cospetto di uno di questi “tesori”, mi accorgo che nelle sale si aggira un tizio col telefonino in mano che fotografa tutto. Non gli sfugge nessuna delle innumerevoli teste marmoree e non vengono risparmiati nemmeno mosaici, statue, affreschi. Decine, centinaia di foto a raffica, senza nemmeno guardare i “pezzi” esposti. Vabbè, sarà un tipo bizzarro, però poi si arriva davanti al Pugile in riposo di Lisippo e si fa fatica a leggere le schede informative perché un turista di una certa età deve fotografare finanche le scalfiture della statua bronzea. A quel punto l’attenzione si sposta dai reperti ai visitatori. Non si scorgono visi, si osservano solo cellulari che scrutano ovunque ossessivamente.
A che servono foto come queste? Spesso scentrate, sfocate, brutte? Non esistono appositi cataloghi e non sono, spesso, online?

Non parliamo poi dei selfie! Sovrapporre la propria immagine all’opera d’arte, una vera e propria mania. Mi torna alla mente quello che pensavano gli Hopi, una tribù indiana dei Pueblos: la fotografia è un’arma potentissima, la fotografia è capace di rubare l’anima delle persone. Sì, il fotografare sguaiato di milioni di turisti è capace di rubare l’anima. Perfino alle opere d’arte!

Luciano B.

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