numero 18 – Newsletter dell’Associazione Arcoiristrekk dicembre 2021
Quel giorno giocavamo “a guera”, ma ormai non sapevamo più chi erano i nostri alleati (a casa adesso parlavano male dei tedeschi; al forno una aveva detto: “i Toteschi avu dichiaratu guera alle Germania” …). Erano gli americani, erano gli inglesi i nuovi alleati? Noi ragazzi mica lo sapevamo. Sapevamo però che un ruolo importante nella guerra ce l’avevano avuto i carri armati, che erano fatti col ferro e sputavano fuoco. Noi ragazzi avevamo sentito i grandi parlare dei carriarmati; allora uno di noi, Angelo de Fischittu fece: “I cararmati se fau co’ lo feru, ma puru co’ i brucculitti”, l’ha dittu parimu; e noi a ridere di cuore. Ecco che in quel momento passa ju pare de Fischittu e lui gli urla: “Papà, ‘n ce cridu che i cararmati se fau co i brucculitti!”. E il padre, paziente, risponde al figlio: “Sciocchino, i broccoletti contengono ferro, ma non è quello il ferro che serve per i carri armati”. Il padre, in paese si sapeva, era una persona istruita: era stato in seminario e quelli come lui avevano una istruzione superiore. Non è un caso che dirigeva in paese la Cassa di Risparmio di Roma!
A proposito di ferro, noi ragazzini facevamo per il paese la “corsa coi circhi”, i cerchi di ferro, che costituivano l’orlo delle conche di rame per l’acqua; e quando le conche vecchie e stravecchie andavano al macero (il rame era prezioso), il cerchio per un ragazzino come noi era un trofeo prestigioso: con quello potevi partecipare alla corsa. Che consisteva nello spingere il cerchio con un manico di fildiferro che terminava con un’apertura ad archetto a sostegno del cerchio.
Giorni importanti in paese erano quelli delle Feste; quando per il S. Michele dell’otto maggio (ce n’era un altro il 29 settembre) venivano le giostre, era festa grande. C’era l’attrazione delle automobiline “a scontro”: si saliva su una macchinina, con l’intenzione di speronare la ragazzina del cuore. Ma c’erano soprattutto le giostre, che senza tanti preamboli noi chiamavamo i “calcinculo”: uno si sedeva sul sedile posteriore a quello che si era scelto come bersaglio (la stessa ragazzina?); e cominciava… la giostra: ti gettavi alla rincorsa e, quando il bersaglio era a tiro, sferravi il calcio! Sono sempre state tante le strade dell’amore…
Ma era un gioco costoso e, allora, il figlio del sacrestano a me, che avevo servito l’ultima messa, propose di sottrarre qualche moneta alla bussoletta con la quale avevamo raccolto i soldi dell’elemosine. Fu una domenica alla grande. Pur in mezzo a qualche ombra di rimorso. È strano, ma a distanza di decenni, anche le azioni più indegne compiute da ragazzo le avvolgo in un velo di comprensione… assolutoria, quasi di simpatia. Alla stregua di birichinate. E bravo!
Gualtiero
Bello, sembra di sentirlo raccontare a voce! per quanto è immediato lo stile (ma non commettetel’errore di pensare che sia semplice)