Sabato 19 febbraio E – Sui monti Lepini. Al monte Cacume, partendo da Patrica
Caccume a noi???
Eh, no, eh! Vacci piano. “Caccume” io non me lo faccio dire da nessuno. “Caccume” saranno le nottate co’ Emilio Fede e Silvio Berlusconi. “Caccume” sarà l’andirivieni da una sponda politica all’altra di pagliacci come Barbareschi. Che schifo ragazzi. Ma “caccume” a noi” proprio no….
Ma che hai capito, Gualtié? Caccume è, come lo chiama Dante nel Purgatorio, il Monte Cacume (dei monti Lepini) sopra Patrica. Cacumen è nome latino, latinissimo, e significa, fra le altre cose, cima, vetta, cocuzzolo. E la cima Cacume, che è la meta dell’escursione di questo sabato 19 febbraio 2011, se ne sta alta sui suoi 1095 metri e incombe su Patrica (all’incirca 437, 28 metri; quindi è di 650 metri il dislivello che dobbiamo superare).
Ciò premesso, al primo appuntamento – al Largo (che ve lo dico affà: cielo terso e tanto sole) della Primavera – eravamo io, Nadia, i coniugi Caterina e Massimo, ultima (batte notte lesta) Anna Carlomagno. Che ci siamo avviati alla volta di Patrica, forti delle indicazioni del suggeritore automatico: te pare che Massimo non sfoggiasse questa tecnologia… A proposito: a Torre Mucchia di “Ortona a mare” , dove risiedo l’estate, davanti casa termina una stradina con nel mezzo un bell’albero dal tronco robusto: bene, più di qualche volta si è fermata un’auto, il cui autista, condotto fin là dal navigatore, ci chiede stizzito: “E il mare?”. E noi, beffardi: oltre l’albero c’è un burrone e, in fondo, il mare…
A Patrica ci aspettano Andreas, che ci farà da guida, i coniugi Patrizia (che di Patri…ca è quasi nativa) e Giuseppe, Katharina e (batte notte ecc.) Stefano, amico dei coniugi appena detti: una nuova entry, che me so’ guardato e riguardato, perché me pareva Franceschini da giovane (ma forse, più realisticamente, era il fratello).
Alle 9,45 comincia l’escursione: il sentiero sale gradualmente senza strappi e, dopo un’ora e mezza di salita, col sole alto levato facciamo sosta: c’è chi ne approfitta per “cremarsi” (arieccoce co’ le battutacce, ma c’era da aspettarselo data la presenza del duo Miano-Musumeci). Quando col suo tono perentorio Andreas ci chiama a raccolta, qualcuno fa: “Ma Patrizia sta ancora alla crema; e mancano fragola e pistacchio”. “Ho capito – chiude Andreas – qua siamo arrivati alla frutta!”.
Come che sia, dopo due ore e mezza, siamo in vetta, è conquistato (ma non è una locuzione vagamente maschilista?) il Cacume, dove c’è una possente croce in metallo alta più di dieci metri, mèta di pellegrinaggi che partono da Patrica e da Supino, il vicino paese (vedere Internet). Il sole splende, tira un venticello leggero, ognuno mangia il suo panino, lo sguardo perso “per il ciel turchino” (Pascoli, l’Aquilone…).
Dopo una sosta lunga (per qualcuno c’è scappato pure un sonnellino e chissà se c’è stato il solito fotoamatore che ci ha ripreso in pose sconvenienti), la discesa è stata tranquilla e chiacchiereccia (“mio figlio prepara la tesi”, “il mio ha l’esame di chimica”, “Berlusconi ce la farà pure stavolta”, “ma il PD, il PD, una linea…. non ce l’ha”. Che palle! Ma ce l’avete sempre col PD? Alla prossima, con o senza linea. Gualtiero