Eccoci veramente alla fine dell’anno solare, le uscite di Arcoiris, secondo il nostro calendario, si sarebbero dovute chiudere con il trekk nella terza Roma, all’EUR tanto per intenderci, ma siccome siamo instancabili (pare vero…) e soprattutto sempre pronti a rispondere alle proposte di Luciano che sono sempre straordinarie (in tutti i sensi) ci siamo ritrovati addirittura in sessanta, dico 60, sabato 14 dicembre ancora insieme. Potevamo non aderire all’idea di una visita guidata al Quirinale? È o non è la casa degli italiani? Certo non potevamo non accettare l’invito, tanto più che non era previsto nemmeno un vero e proprio percorso, almeno non per tutti. Alla visita guidata, infatti, eravamo in sessanta, divisi in due gruppi perché più di trenta per volta non si poteva proprio entrare, e a parte i saluti con alcuni, con noi per la prima volta o poco più, non ci siamo visti neanche un granché, ma alla breve passeggiata fino a Villa Borghese eravamo meno della metà. Nella nostra grande e bella casa (quella degli italiani), situata sul colle più alto di Roma, le guide sono volontari del Touring club, tirocinanti delle Facoltà di Storia dell’arte e simili, non si usano gli auricolari, non si fanno foto con il flash, ma si vedono tante stanze meravigliose appartenute a Papi, re, regine ed infine al presidente della Repubblica. Quante ne hanno viste quelle stanze! Quanti cambiamenti, rifacimenti, modernizzazioni, allargamenti. Ognuno voleva lasciare un segno del suo passaggio e anche Napoleone non ha scherzato. Così stanza per stanza e salone per salone, quelli per i pranzi, per il conclave, per le visite degli ambasciatori, di rappresentanza, ecc. ecc. gli stemmi si susseguono, gli arazzi si fronteggiano e gli specchi della regina Margherita fanno sembrare gli ambienti lunghe gallerie che si rincorrono e sembrano non finire mai. Qualcuno di noi si chiedeva “Quanto ci vuole a pulire tutto ciò? Come si fa a pulire lampadari così imponenti e delicati? Vengono tutti da Murano, pare. Anche Mattarella ha voluto metterci un po’ del suo gusto ed è così che fra tanti oggetti e quadri e mobili antichi ha fatto introdurre opere contemporanee. Ad esempio anche una delle sculture di Pomodoro, nel cortile. Così, dopo Pesaro, abbiamo incontrato nuovamente l’ideatore di queste immense sfere di bronzo, ma anche un presepe stilizzato ed un albero di Natale altissimo. Ciò che a me ha dato particolare emozione, tuttavia, è stato entrare nello studio dal quale il nostro Presidente ci parla a fine anno. Sì, è vero, ogni tanto lo cambia lo studio, ma a stare proprio lì sembrava di potergli stringere la mano per ringraziarlo di essere lui il garante della nostra Costituzione.
Quella Costituzione che ci ha accompagnato poi nella nostra passeggiata verso Villa Borghese. Abbiamo perso qualcuno, tanti per la verità che avevano altri impegni, che avevano mal di schiena, problemi con le ginocchia (stiamo proprio diventando vecchietti) o che semplicemente si sono accontentati della visita al Quirinale, ma altri ci hanno raggiunto e si è sentito perché la presenza della nostra Elsa ci ha dato il privilegio di avere una giornata piena di quel bel sole di Roma, dopo tanti giorni di pioggia, che ci fa dire “Quanto sei bella Roma…”. E sotto un cielo luminosissimo abbiamo letto qualche articolo della Costituzione, ma prima ancora il discorso che il Presidente della Commissione per la Costituzione, Ruini, ha pronunciato il 22 dicembre del 1947, quando è stata approvata. Gli articoli? Solo tre, però fondamentali: il primo, il terzo ed il nono. Per ricordare che la nostra Repubblica è fondata sul lavoro e che ogni lavoro ha la sua dignità e che è il lavoro a dare un senso alla nostra vita perché è con questo che contribuiamo al bene collettivo; per ricordarci che veniamo al mondo per essere felici, che nessuna discriminazione deve essere consentita; per ricordarci dell’immensa responsabilità che abbiamo nei confronti del nostro patrimonio artistico e naturale e che la nostra identità di italiani nasce dalla cultura e non dalla stirpe, dal sangue. Ecco il senso dello ius culturae. Peccato non aver avuto il tempo di leggere il discorso di Piero Calamandrei del gennaio 1955 che ricorda come e dove è nata la nostra Costituzione. È sempre rintracciabile, però, non fate i pigri. Io, ogni volta che lo rileggo mi commuovo.
Poi piano piano, attraversando le meraviglie della Capitale siamo giunti a Villa Borghese dove Luciano ci aveva promesso che avremmo potuto prendere il caffè. Niente da fare, il bar della Casa del cinema era chiuso. Ma si può? Beh, così è andata. Questa me la segno.
E finalmente è arrivato a Piazza di Siena il nostro brindisi, accompagnato da panettone, pandoro e cioccolata ed è arrivata anche Assunta che è tornata tra noi, dopo essersi “imbucata” al Quirinale (oltre la visita guidata) così da salire fin sul torrione per ammirare praticamente tutto il Lazio dai monti al mare. Come abbia fatto ad intrufolarsi resta un mistero. È veramente una donna dalle mille risorse… e con una faccia tosta notevole. Ma l’ultima graditissima sorpresa è stata la presenza di Roberto che, dopo tanto penare con gli occhi, è finalmente tornato tra noi a Villa Borghese. Ecco perché il nostro brindisi è stato speciale.
Saluti, baci, abbracci, auguri e via verso nuove avventure. Già perché non per tutti la giornata è finita così. C’era l’appuntamento a San Giovanni con le sardine. Potevamo mancare? Direi di no.
Caterina