Trekk urbano a L’Aquila – 2 e 3 aprile 2011
Ricordare, vedere, testimoniare e testimoniare.
Due giorni di sole, cime innevate, caldo. Il collo rosso fuoco della nostra nuova amica Emanuela ne è stata la più evidente conseguenza!
Sabato.
Primo appuntamento ad Assergi con parcheggio davanti al cimitero … in effetti l’allegria non è stato il tratto principale di questa nostra escursione.
Siamo un’avanguardia di undici camminatori incapaci di starsene in ozio, magari dormendo un po’ di più. Percorriamo una piccola valletta stretta tra pareti da arrampicata e un torrentello di acqua limpida. Risaliamo il pendio e ci godiamo un pranzo panoramico sul prato di fronte alla chiesa di San Pietro. Il ritorno è tutto su una comoda carrareccia in discesa: una pacchia per le chiacchiere.
Finita la chiacchierata, ehm volevo dire la camminata, ci dirigiamo verso L’Aquila velocemente. Alle 16 ci aspetta, oltre ad altri dieci “arcobalini” un po’ più “comodini”, il Maestro Bruno Carioti, il direttore del Conservatorio. Qualcuno potrebbe dire: questi chiacchierano, mangiano, si occupano di musica…ma non dovrebbero essere degli escursionisti?
Ora vi spiego. Arcoiris ogni anno usa i fondi versati dai suoi iscritti per effettuare una donazione a favore di una nobile causa. Nel 2011 abbiamo destinato le nostre risorse al Conservatorio de L’Aquila. Il direttore ci ha mostrato la sede post terremoto provvisoria (il termine provvisorio è stato sottolineato più volte) e ci ha fatto entrare un po’ dentro questa bella realtà aquilana. Visita alle aule, incontro con Maestri e allievi, descrizione dei progetti di musicoterapia e tante altre cose. Da ultimo l’auditorium il cui progetto giapponese si basava sull’uso di grandi “tuboni di cartone”! I fotografi si danno da fare: le nostre facce di fronte a tanta passione ed abnegazione erano proprio un bello spettacolo.
Domenica.
La truppa s’ingrossa e diventiamo più di quaranta, impossibile ricordarsi tutti i nomi, forse solo Elsa con le sue carte di amministratrice potrebbe avere il quadro preciso!
Si sta per partire ma mancano le sorelle Conti. Possibile? Sono sempre più che puntuali! Ah ma con loro viaggia Tonino, … ecco la spiegazione!
Iniziamo dalle 99 cannelle, risaliamo il costone tra case lesionate, circumnavighiamo il Castello e il nostro Claudio, fresco di laurea e con eloquio sempre più efficace, ci racconta avvenimenti e persone che hanno fatto la storia della città. L’Aquila è anche rugby e allora Caterina da voce a Marco Paolini con le sue parole sul gioco della palla ovale.
Entriamo nella zona rossa. La marcia si rallenta, ma non sono le macerie e i crolli che disgregano il gruppone. Ben più potente è l’azione delle pipì, dei caffè e dei pasticcini. Davanti ala scalinata di San Bernardino ci ritroviamo quasi tutti. Andiamo nel cuore della città vecchia mescolando la storia della Madama Margherita con quella del popolo delle carriole, il pensiero di Togliatti sulla scelta del capoluogo abruzzese con l’abnegazione dimostrata nel dopo terremoto dai colleghi previdenziali di Massimo.
Siamo verso la fine, nei giardini ascoltiamo con i goccioloni agli occhi la lettura di Caterina sul terremoto che ha colpito gli abitanti di Onna: ascoltiamo in silenzio.
E’ l’ora del pranzo e i prati di Collemaggio sono perfetti.
Claudio ci prepara alla visita della Basilica e poi, entrando nella chiesa, rimaniamo tutti impressionati: bellezza del luogo e stupore per la violenza della natura si intrecciano in sentimenti forti e diversi per ognuno dei “quarantini”.
Non era facile visitare L’Aquila a due anni dal terremoto. Era difficile trovare il tono e l’atteggiamento giusto. Si rischiava di fare i turisti in cerca del pittoresco o i visitatori da zoo, invece tutti “i quarantini” sono stati più che all’altezza del compito. Discreti, sensibili, intelligenti: non avevo dubbi.
Volevamo “ricordare, vedere, testimoniare”; ora possiamo e dobbiamo ancora “testimoniare”.
Un grazie a tutti.
Luciano Baldini