Venerdì 27, Sabato 28 e Domenica 29 aprile 2007 – VI edizione del sentiero della Libertà. In Abruzzo sul sentiero usato per raggiungere le linee alleate durante la II guerra mondiale.
E’ una piccola pattuglia – Luciano, Lucilla, Marina, Cinzia, Livia, Benedetto, Diana e Nadia, la presidente – quella di Arcoiris (con noi, però, ci sono anche “i rinforzi”, guidati da Rocco, della consorella abruzzese”) che partecipa a questo multicolore, vociante e sudato serpentone che viaggia per i sentieri e le strade dell’Abruzzo che non ti aspetti.
Questa mattina mi son svegliato
La mattina di sabato 28 aprile è un dramma. Gli oltre 300 che avevano dormito in tenda dopo aver effettuato la prima tappa da Sulmona a Campo di Giove sono distrutti. Io e Lucilla (noi abbiamo cominciato la marcia un giorno dopo) li troviamo fortemente provati dal freddo, dall’umidità e da una notte pressoché insonne. E qualcuno dice: “ste cose se possono fa’ solo a ventanni!!”
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
questa mattina mi son svegliato
e ho trovato l’invasor.
Noi invece troviamo tanti, tantissimi giovani: di Sulmona, ma anche di Roma, francesi, ma anche campani. E poi tante e tante altre persone. Alcune vengono anche da molto lontano: a Casoli l’ultimo giorno parlerà anche una nipote di un reduce neozelandese ex prigioniero dei nazisti. Suo nonno riuscì a fuggire e l’aiuto degli abitanti del luogo fu decisivo. Che lagrimoni a sentire il suo discorso, cara Nadia!
Oh partigiano, portami via
Uno dei momenti più emozionanti è la cerimonia dell’intitolazione di una piazza di Casoli (sempre domenica pomeriggio) alla Brigata partigiana Maiella. E’ stata l’unica formazione partigiana che dopo aver liberato il suo territorio ha voluto continuare la lotta di liberazione portando il suo impegno nel resto dell’Italia. Furono i primi ad entrare a Bologna e arrivarono fino ad Asiago. Testardi ‘sti abruzzesi: avevano cominciato e fino alla fine hanno voluto dare il loro contributo alla lotta di Liberazione! Li’ in piazza a scoprire la targa ci sono due componenti di quella brigata. Piccoli di statura, ormai un po’ pingui, uno col basco in testa, con il fazzoletto tricolore al collo, con gli occhi vivacissimi, con le gote rosse e con un sorriso sulle labbra che distribuiva gioia. In centinaia ci stringiamo attorno a loro, ai loro ideali!
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
oh partigiano, portami via,
che mi sento di morir.
A morire da queste parti furono in molti, gente povera, gente valorosa, gente altruista. Altri si salvarono quasi miracolosamente. Tra questi il nostro presidente Ciampi. Anche lui come molti scappava dalle terre seviziate dai nazifascisti. Camminavano, camminavano per raggiungere la libertà verso quei territori dove erano già arrivati gli alleati.
E se io muoio lassù in montagna
E attraversarono queste selvagge e difficili montagne della Majella. Luoghi magnifici oggi, quanto durissimi allora. Un reduce inglese racconta l’aiuto indispensabile che aveva ricevuto dagli abitanti della zona. Vecchi, donne e bambini che dividevano con loro quel poco cibo di cui si disponeva e che, per far questo, rischiavano la terribile rappresaglia nazista.
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
e se io muoio lassù in montagna
tu mi devi seppellir.
Il sabato, dopo che la lunga fila indiana si è inerpicata fino al guado di Coccia lungo una dura salita, depositiamo una piccola corona davanti alla lapide che ricorda il tenente Ettore De Corti: il 18 ottobre del 1943 i tedeschi lo uccisero proprio in questo luogo. Il brusìo di una comitiva così ampia si acquieta e gli squilli di tromba del silenzio parlano un linguaggio semplice, essenziale, emozionante.
Seppellire sulla montagna,
Più tardi dopo la lunga e impegnativa (quanti sassi!) discesa passiamo anche dal sacrario della Brigata Maiella eretto in alto, sopra il paese di Taranta Peligna. Come dirà la grande organizzatrice del “sentiero della Libertà” , la professoressa Strizzi, il sacrario sembra quasi volare sopra la vallata di Taranta. Qui parlano in tanti e interviene anche Don Milani! Sì il parroco di Taranta lo cita più volte e finisce il suo breve discorso quasi con un grido “…e pace alla grande!!”
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
seppellire sulla montagna
sotto l’ombra di un bel fior.
E le genti che passeranno,
Noi siamo tanti e te ne accorgi soprattutto quando ci raggruppiamo tutti insieme! Così le scuole ormai inutilizzate di Taranta diventano un brulicare di genti, giovani e vecchi, donne e uomini, con gli ormoni in esplosione (tanti i ragazzi e le ragazze dei licei) o con i muscoli a pezzi. Genti semplici e persone importanti (con noi c’è anche Giovanni Bachelet) che dormono insieme sul pavimento dentro il loro sacco a pelo. Ma delle tante presenze te ne rendi conto pure dalle lunghe file per la cena e la colazione: santa Livia che prende in mano la situazione e accelera un po’ le operazioni!
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
e le genti che passeranno
mi diranno: ” Che bel fior “.
È questo il fiore del partigiano,
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
è questo il fiore del partigiano
morto per la libertà.
Il sentiero della libertà, tanti chilometri su sentieri di montagna, su strade sterrate, su asfalto, tanti chilometri che si fanno sentire sulle gambe, ma che ci consegnano delle giornate uniche. Domenica nel pomeriggio entriamo a Casoli. C’è una bella atmosfera, tante persone per le strade, la banda che ci precede. Cantiamo Bella ciao, molti ragazzi non ne conoscono la melodia e così ci sentiamo orgogliosi anche per questo piccolo contributo pedagogico! Poi dal palco tanti brevi e intensi discorsi. Il vicecomandante della sezione Alpini dell’Abruzzo cita uno scritto di Piero Calamandrei: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.”
Che bel “pellegrinaggio” abbiamo fatto!