Sabato 22 e Domenica 23 maggio 2004 – E Dolce Toscana. Sulla montagnola senese, tra storia, bellezze naturali e buoni cibi.
Marì, senti che ouverture: a Largo della Primavera i rametti oscillavano lieti al buonevento (Quasimodo?). Questa volta, infatti, quasi puntuale, anche Gianni è presente. Dico “questa volta”, perché – se non lo sai; ma penso che ea fama vagatur – la volta precedente (la fallita escursione del Terminillo per pioggia, grandine e neve) sentiti i tuoni e la pioggia, che picchiava argentina sui tegoli vecchi dei tetti dell’Alessandrina Borgata, Gianni si girò dall’altra parte del letto, staccando pure il telefonino: per non avere rotture di scatole; e alcuni di noi a cercarlo a tastini, preoccupati che qualche fulmine non lo avesse colto per strada a lui e alla Benedetta (chi l’ha più vista o sentita?); ci ha spiegato, poi, che – secondo lui – ove non sia prevista la prenotazione davanti notaio, mancato l’appuntamento, la reperibilità va assolutamente occultata.
Si parte dunque verso le diciassette e quindi; e alle ventuno il gruppo – sgranato – arriva all’agriturismo di San Galgano. Qui c’è stata piena ristrutturazione (sai com’è: il 36% scalato dalle tasse), cosicché ogni camera ha il suo bagno interno (la rubinetteria non è ancora in oro massiccio; ma in seguito si provvederà). Incontro garrulo dei partecipanti e saluti festosi fra i romani e i locali: Anna e Vladi. Dopo cena, conclusasi a cantoncelli e vino (santo: era il compleanno di Vladi), visita estasiata all’abbazia (anche io non ho parole: che è tutto dire).
Sabato mattina alle nove, quasi in punto, quando il sole già splende alto, si inizia (nota la finezza) l’escursione. Nemmeno per la delicatezza, la varietà architettonica e l’armonioso equilibrio del chiostro di Torri trovo parole (e ridàje!). Il resto artistico-naturalistico della giornata non me lo ricordo, ad eccezione del borgo medievale di Tonni che mi resta impresso per un gioco linguistico che da un po’ di tempo faccio spesso per memorizzare le cose (“quando a tonni e quando a grilli”); invece mi ricordo che abbiamo mangiato bene (affettati, salsiccette, formaggi locali, pane, olio, pomodorini e sale); Vladi, poi, dal suo zaino magico ha tirato fuori le solite due o tre bottiglie di vino, che hanno fatto traboccare di gioioso entusiamo la sensibilità gastroirica di Tonino e di altre che non cito, per non offuscarne l’etereo femminino. Ma non sarà “eterno”?
Questa volta a cena ci toccano le lasagne tortellate (o i tortelli lasagnati o? basta: non mi ricordo; anche perché, spalleggiato degnamente da Maurizio, ho chiuso la serata a limoncello, grappa e cantoncelli: offerti della ditta, impersonata da una sbirra/furbacchiona).
Dopo i 17 km di sabato, l’escursione domenicale ha toccato i 12 km con pioggerella finale: veramente anche la fermata prandiale era stata importunata da poche gocce d’acqua. La camminata si è snodata per la valle del fiume Merse, attraversando boschi di scope (i frutti dello scopo), castagne, corbezzoli e pigne. Il solito pranzo (affettati, ecc., ecc., con vino di Vladi) è finito – di nuovo – a cantoncelli e vin santo, perché era il compleanno di Giu.ditta, a me ignota perché ero assente alla passeggiata della Passerina, con cui invece lei aveva avuto dimestichezza. A proposito della Su-ditta, mi ha impressionato il comportamento da vera-virago: straziata da un evidente mal di schiena, ha voluto fare anche la seconda escursione, per non perdersi la nostra corroborante compagnia. Sempre così: grande entusiamo all’inizio, poi molte persone non si fanno più vedere. Vai a capire perché.
A proposito di new entries, che poi presto diventano nuove uscite, spero proprio che non ci mollino la giovane Sara e Olivia, sua sorella: con loro l’età media si abbasserebbe sensibilmente. Marina, incredibile! Ma lo sai che ho pensato fossero davvero due sorelle e invece ho saputo che Sara era accompagnata da sua madre, amica dell’altra Marina, sì quella amica di Eugenio, sì Eugenio, quello che… Ho finito il mio resoconto… Gual. Era il 27 maggio, a Roma…