Sabato 21 febbraio 2012 – Nel cuore dell’Appenino. Anello sopra la piana di Amplero (Collelongo)
Chi fece l’anello dell’Amplero / senza indugi ne sia fiero; e chi invece restò a letto / gli dirò sei un pisciasotto
Bel tempo e approssimarsi della primavera: ecco le due ragioni che hanno convinto la Dirigenza della nostra Associazione a recuperare l’escursione con Andreas, che era stata soppressa lo scorso 11 febbraio, causa neve. Sull’approssimarsi della primavera nulla quaestio, ma sul bel tempo diversi fra noi sono andati a consultare le solite tre o quattro mappe-meteo e hanno pensato: “Sì,sì andate; è sabato e io me ne resto sotto le coperte
qualche mezz’ora in più”. Male fecisti, amice mi (ve lo dico in puro stile ciceroniano), perché la giornata è stata bella; e un po’ di pioggia l’abbiamo presa soltanto al ritorno, quando eravamo già in macchina. Eravamo? Chi? Quanti? una sporca dozzina, compresi Andreas e suo figlio Edon, un prestante quattordicenne che escursionava con noi e, contemporaneamente, giocava a pallone per sgranchirsi un po’. Gli altri dieci chi erano? Li
enumero tutti, perché sono quelli che ancora credono a un’Arcoiris di montagna. Non è vero che adesso piacciono di più comodi alberghi di città, escursioni urbane, ecc.? Penso però che la crisi incombente riproporrà anche alle nostre tasche attività più spartane.
A Largo della Primavera (antinomie del linguaggio: approssimarsi, a largo) eravamo: io, Nadia, Caterina, Peppe, Lamberto e Antonietta, Laura 1 e Laura 2.
A Luco ci siamo incontrati – ovvio – con Andreas e Edon, e con Eugenio e Paola.
Abbiamo proseguito per Collelungo e quindi verso la Piana di Amplero, meta della nostra escursione. Che Andreas aveva preannunciato “comoda”. Un corno: il sentiero, non tracciato, richiedeva occhi attenti, perché molto ciottoloso e in diversi tratti impervio. Dopo due ore siamo giunti al punto più alto (oltre mille e duecento metri) e da qui avremmo dovuto scendere un centocinquanta metri, fare uno spuntino e, quindi, risalire a un sito
pre-romano (necropoli, cisterna idrica e opere di fortificazione): ma, alla proposta – non so di chi – di fermarsi dopo due ore per il frugale panino, volendo Edon fermarsi, tutte le mamme del gruppo si sono intenerite optando per il frugale panino subito. Frugale un corno: Andreas ha estratto dal suo zaino, degno suo pari per ampiezza, una cartata di porchetta. Ma che la mangiamo con le mani? Ed ecco dallo stesso zaino uscir fuori una
cartata di pizza bianca. E il dolce? Ecco il dolce. E il vino? Niente vino; e Andreas ci avrà mandato giustamente a quel paese.
Nel sito archeologico Andreas ci ha dato qualche informazione e, siccome qualcuno chiacchierava, non è mancata la battuta peppiana “sito e mosca”. Abbiamo scoperto anche che si perde nel tempo l’origine di un’erba lontana, chiamata perciò “lantana” per un’usuale assimilazione della “o” in “a” (lontana>lantana, ancora fonte peppiana).
Dopo altre tre ore di cammina e cammina (discesa impervia che l’indomani avremmo pagato con cosce e polpacci induriti dall’acido lattico), abbiamo fatto ritorno alle macchine, felici e contenti della nostra escursione, che qualsiasi maestra sicuramente suggellerà con un bel dieci e lode. Peggio per chi non c’era. Alla prossima. Gualtiero dalla piana (si fa per dire) dell’Amplero,