Sabato 6, Domenica 7 e Lunedì 8 dicembre – Percorsi nelle Crete senesi attorno a Monte Oliveto
L’uscita dell’Immacolata (6-7-8 dicembre 2003) va ricordata per alcuni episodi, che hanno caratterizzato le nostre giornate di escursione.
Primo episodio: Il nome della rosa, ovvero la svolta mistica
Cominciai a sospettare che qualcosa non andava, quando, dopo un bel po’ di autostrada e curve nelle colline senesi, Luciano mi fa: Senti, Pe’, dei rapporti con il clero ti occupi tu!
Ma stavamo andando a una escursione, o avevo sbagliato associazione?
La spiegazione mi venne data all’arrivo, nel parcheggio dell’agriturismo: in una atmosfera da nomedellarosa, come qualcuno dopo farà notare, un corteo silenzioso di persone tornava silenziosa dalla messa. Scoprii che non si trattava di un agriturismo, ma dell’Abbazia di Monte Oliveto; e noi avremmo dormito nella foresteria!
Ci contammo: eravamo dodici, come i dodici apostoli! (chissà quale degli apostoli fumava?)
Mentre attendevamo nel cortile antistante l’abbazia, Luciano sparì nella nebbia, in cerca del frate che ci avrebbe sistemato nelle camere: Padre Anthony. Ma Luciano non tornava, e la porta della foresteria si aprì lentamente: era Padre Anthony, arrivato sicuramente da un passaggio segreto.
Are you Luciano?, mi domandò. Nou, ai em … cioè mi presentai: io sono Giuseppe, del gruppo Baldini, e mentre cercavo di spiegare che Luciano era andato a cercarlo, P.Anthony mi guardava fisso, cominciai a sudare, mi chiese il cognome.
Arrivò Luciano, si salutarono, si chiarì l’equivoco: all’Abbazia aspettavano anche un altro Giuseppe. Entrammo tutti nei locali della foresteria: ci mostrò le stanze. Alcuni avevano il bagno in camera, altri, fra cui io, dovevamo percorrere un corridoio, ed entrare in un grande bagno comune, dove ognuno aveva un proprio bagno, con lo stesso numero della stanza. Fuori era sempre più buio, e la nebbia sempre più fitta… Affacciandomi dalla stanza, verso il piazzale d’ingresso alla chiesa, avevo più volte l’impressione di figure incappucciate che apparivano e sparivano davanti ai miei occhi. Ci accordammo che avremmo cenato nel ristorante posto nell’antica torre: appuntamento alle otto!
Nel frattempo, qualcuno aveva letto che alle diciotto e trenta i monaci avrebbero cantato i vespri, ed era possibile assistervi. Uscito, nella nebbia ormai fitta, incontrai gli altri apost… gli altri compagni di escursione: stavamo tutti cercando come entrare in chiesa per assistere ai vespri cantati. Ma la chiesa era chiusa; intorno a noi, oltre la nebbia, il bosco. E nel silenzio sentimmo una voce lontana, un coro che cantava in gregoriano. In fondo, dalla parte opposta della chiesa, scorsi una figura incappucciata: cercammo di seguirlo, ma girammo l’angolo e … del monaco non c’era più traccia.
Alla fine, un cancello si aprì: ci infilammo in due, ma nel nuovo cortile solo il vuoto, e quel coro lontano. Risalimmo verso il piazzale, quando un monaco ci venne incontro: volete assistere ai vespri? Pietro .. cioè Luciano rispose di sì, ci fece entrare in una porta, scendere delle scale ed entrammo in una cappella posta proprio sotto la chiesa principale.
Lì i monaci cantavano. Noi c’eravamo tutti, ognuno seduto al proprio posto, con i nostri nomi segnati sulle sedie e i breviari pronti per l’uso!
Un posto era vuoto, sullo schienale della sedia inciso un nome: Fra’ Gualtiero!
Secondo episodio: verso nuovi obbiettivi strategici (la svolta etilica)
Il sabato, a tarda sera, dopo aver ben mangiato per riprenderci dalla camminata del giorno dopo, ci ritroviamo per la buonanotte nella saletta centrale della foresteria. Dopo esserci seduti, sono andato a prendere una fiaschetta di armagnac (liquore francese simile al cognac e bevuto da Maigret), con il quale abbiamo accompagnato i dolcetti toscani, che Lucilla, la nostra dispensiera, aveva compreso nella spesa.
L’indomani sera, complice il freddo patito durante il giorno, alla fiasca di armagnac si è aggiunta una bottiglia di grappa (acquavite di Brunello di Montalcino!), alla quale avevamo già attinto durante le soste, con la scusa di scaldarci un po’.
Tutto questo dopo aver ben cenato e ben bevuto.
Che dici, Luciano, tu che ci sei stato di guida, è il caso di preoccuparci? O questo è un segno dei tempi, e preannuncia il momento in cui potremo sederci intorno a una tavola, senza più aver dovuto camminare tutto il giorno?
Terzo episodio: Tonino, ovvero come ti seduco il popolino
Domenica, sin dalle prime ore di cammino, e primi passi nella boscaglia, qualcuno chiedeva all’occasionale compagno di strada: e Tonino? Ai nuovi che non lo conoscevano, si spiegava che sarebbe arrivato presto, magari nel pomeriggio o in serata. Magari lo avremmo trovato, seduto al bar di un paesino, o sarebbe sbucato da un cespuglio.
L’idea migliore l’ebbe Luciano, che lo chiamò: erano le undici e trenta, e Tonino rispose un po’ assonnato: sarebbero arrivati in serata, lui e due amiche.
Fantasticando un po’ sulla notte trascorsa dal nostro vicepresidente, ci cominciammo a chiedere: ma sarebbe arrivato alla foresteria? O direttamente a San Quirico d’Orcia, dove avremmo cenato la sera della domenica?
Con questa e altre domande (cosa non si fa per passare il tempo, quando si cammina), siamo arrivati a sera. L’incontro con Tonino, annunciato più volte e più volte smentito, è avvenuto sulla piazza di San Quirico, anzi dentro una cantina, dove c’era la degustazione gratuita di bruschetta e olio nuovo.
Tonino, con le sue Toninettes, si è mostrato subito all’altezza della situazione, tenendo allegra la tavolata e mostrandosi subito simpatico anche ai nuovi. La sera, poi, durante il consueto incontro etilico, ci ha fatto omaggio di alcuni dolcetti portati direttamente dal suo paese, la mitica Diamantella la terza!
L’indomani, lunedì, secondo giorno di cammino, Tonino ci avvisa che non sarebbero venuti in gita con noi.
Ma allora, perché è venuto? Qualche maligno ha avanzato una ipotesi: è cominciata la campagna elettorale di Arcoiris! Attenta, Nadia!
Ci sarebbe un altro episodio (la proposta di acquisto di un casale diroccato, per il quale potrebbero essere utilizzate le rimanenze di cassa del 2003, proposta subito bocciata dal nostro Presidente Nadia Trenitalia), ma non mi dilungo oltre.
Questo è quanto.
Qualcuno che non c’è stato mi chiederà: e le camminate? E i posti? E il freddo inevitabile? E l’acqua? Mah! Le solite cose: sentieri, colline, paesini; tutto già visto insomma! Unico punto da rimarcare: la sosta a un recinto, con dentro le scrofe (razza locale, di cui non ricordo il nome) e tanti piccoli. Qualcuno ha detto: che carini! Qualcuno: teneri! Tante foto, e l’associazione ribattezzata subito “Porcoiris”.
Ah! Un fatto straordinario: i tempi di percorrenza indicati erano giusti! Bravo, Luciano! Continua così (se puoi). Dei dodici componenti, quattro erano nuovi: segno della vitalità di Arcoiris (o sarà che chi viene una volta, non torna più? Fra di loro, una astemia: mah!).
Questo è tutto, a presto.
Firmato Giuseppe (membro di arcoiris povera)
P.S. Elsa, ho fatto occasionalmente il cassiere, ma ho conservato tutti gli scontrini; appena possibile te li dò!