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la tragedia del sacchetto

Redazione

lbaldini

1, 2, 3 e 4 maggio – Primavera in Garfagnana.

Ti ricordi il primo maggio?
C’incontrammo in autostrada con fatale precision;
tutt’ intorno casca l’acqua
da quei neri nuvolon.
Un maltempo così fitto – non c’è dubbio – è un vile oltraggio
per chi vuol sfidar le vette,
nel radioso mese di maggio.
“Sono solo due goccette”,
dice il solito ottimista:
e d’insulti e d’improperi
gliene arrivano una lista.
Mah! speriamo che il buon dio
“poi deponga l’aspersorio”, altrimenti sarà un trekking da mortorio.
C’è chi spera che il buon Peppe,
nel suo ruolo di accessorio,
interceda con preghiere di fervore e zelo zeppe.
Oltre a Peppe, qui ricordo del gruppetto
tutti gli altri componenti:
c’è Lucilla e c’è’ Patrizia
coi dolcetti sempre in tasca
(cioccolate che delizia!);
ci sta Franco velocissimo levriero e c’è Gualtiero
(vuoi che un carme non ne nasca?) ;
sacco e zaino ben legati,
freme tutta la Marina;
e Luciano
prende in mano e già consulta
per domani la cartina.
Cade l’acqua, ma che fa?
Non bisogna aver paura:
ci sta Elsa a far l’ottava … e, perciò, pioggia non dura…
C’è da fare la pipì; ma l’idea non è geniale:
fila lunga per il cesso,
che – sfidando il temporale – scende quasi giù al piazzale …
Finalmente si riparte,
mentre scura ancora è l’aria:
si procede verso Barga
ricca di arte lapidaria.
ll Poeta e la sorella – l’hanno eletta a “dolce nido”,
che accogliesse i lor sospiri
al ripar dal mondo infido,
dove imperano i vampiri.
L’aria intanto un po’ è cambiata col passar lento dell’ore,
tutt’intorno s’è schiarita:
grande è il nostro buon umore
e Lucilla, già radiosa, tocca il cielo con le dita
e come sempre in tutta fretta
fuma un’altra sigaretta.
A los cinco de la tarde arriviamo su alla grotta,
che “del vento” fue nomata.
Se pensavi che un tornado i vestititi agitasse,
e ti togliesse in petto il fiato,
stai pur certo che hai sbagliato,
puoi deporre ogni sospetto:
là nel tunnel dell’entrata
l’aria è ferma, a fatica si respira,
quasi, quasi ci si sfiata.
Solo un’ora il ticket vale; e perciò si va alla svelta,
ma non mancano attrazioni:
c’è all’interno grande scelta.
In un passo accidentato fra il brusìo di tante voci
goccioloni sulla testa picchian quasi come noci
per chi fermo un poco resta.
Là gran mazzi di carote;
qua la trippa per chi ha fame
(ma eleganti le sue trame).
Ecco veli trasparenti,
manti e toghe rilucenti
e imponenti stalattiti, .. che del fallo hanno sembianza,
ma, seppure ognun lo pensa,
dire ciò là non si puote: non sarìa buona creanza.
Quando usciamo e giorno è ancora,
ci rechiamo giù alla “Buca”,
il vezzoso rifugetto da un ruscello accarezzato;
ma ci han detto che l’altranno sto boiaccia s’è incazzato:
e persone e masserizie
tutto abbasso s’è portato…
Dopo cena, come fanno le galline
nelle case contadine,
presto a letto tutti vanno.
Dico “vanno”, ma Gualtiero sopra il letto ci si tuffa
e lo scuote mentre russa
la consorte sua
che sbuffa….
Son divisi gli altri sei
a seconda del lor sesso,
rinnovando con successo
androcei e ginecei.
Siamo pronti l’indomani alla salita:
la faremo – ci diciamo – ad ogni costo.
Ma d’un tratto l’escursione
si fa ardita:
c’è un passaggio un poco esposto
e la Rocchi,
ci rimane senza fiato, sbarra gli occhi,
quasi esangue è la sua faccia;
ma al da farsi ha già pensato:
con fermezza lei lo aggira
e ben presto al gruppetto si riallaccia.
Poi un rovello si fa strada:
che la scelta del sentiero sia sbagliata?
Alt! lndietro si ritorna,
ma non pare che il percorso
sia più dolce diventato:
ferro e piombo quello zaino sul dorso.
E a Marina – là fra i picchi- si fa rigida la schiena
e nel gelo
la tragedia si consuma:
cade a valle il sacco a pelo
che sprofonda nella bruma.

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