Domenica 11 febbraio 2007 – E I Monti Prenestini (Fosso del Formale, La Bullica, Fosso delle Cannucceta)
Ci sono quelli che. Quelli che vanno in Patagonia, nell’Isola di Sal, in Tibet. E non sanno che cosa li aspetta. Noi, invece, sui Monti Prenestini. Un sito sicuro, in una giornata incredibilmente asciutta, dopo due giorni di pioggia ininterrotta: pioggia che forse ha mal consigliato escursionisti “incalliti” (riferimenti all’età anagrafica sono puramente casuali, trattandosi anche di signore) come Flavio, Emma, ecc. E per di più accompagnati da due guide, Andreas e Benedetto, che non hanno mai perso l’orientamento.
All’uscita di Tivoli dell’A24 abbiamo accolto un “nuovo entrato” (c’è chi avrebbe detto new entry, ma così al Bel Paese dove il sì suona (Dante) – per gli incolti: all’Italia dove si parla la lingua del “sì” – che fine gli facciamo fare?), Maurizio Cecchi, che pure lui – tramite moglie – mi pare faccia parte della già larga “famiglia senatoria”. Con Maurizio c’erano Peppe e Katarina (la Mauracher, futura sposa di Peppe, come ormai sappiamo tutti, era in partenza per Berlino, beata lei, se non fosse stato per motivi di lavoro). Alle pendici di Gallicano ci attendeva Rita. E così abbiamo raggiunto il numero di tredici. Infatti, gli altri partecipanti erano: Stefania, Caterina, Lucilla e Luciano, Elsa e Gualtiero, Nadia.
La prima parte dell’escursione ci ha visto scendere al Fosso delle Cannucceta (plurale neutro in “a”, come pratora, campora, liveta, pratalia, ecc.) . Dopo la sosta pranzo con dolcetti finali di Andreas (ciambellette all’anice e bacioni di cioccolato: ma, come guida, non aveva niente da farsi perdonare), siamo saliti al paesucolo denominato Castel San Pietro, reso celebre dalle gesta della Lollo e di De Sica (in “Pane, amore e fantasia” di Luigi Comencini, 1953: per i particolari vedere il Morandini).
Castel San Pietro: paese a me caro. Perché nel 1964 (l’altro ieri) vi sono stato candidato al Consiglio Provinciale per un grande partito della Sinistra ormai scomparso, denominato PSIUP. Lì fui votato da un elettore (uno!) e scoppiò lo scandalo, perché a Castel San Pietro erano tutti democratici (cristiani); e siccome c’era il padre di una mia alunna, fu lui ad essere indicato come il colpevole; ma poi i suoi amici spiegarono il giochetto: uno di loro si era sacrificato…
La visita della Rocca, appartenuta ai Colonna (quelli dello “schiaffo” a Bonifacio VIII, 1303), ci ha riservato una lieta sorpresa, estetica più che storico-culturale: la cicerona era giovane e bella. E così a qualcuno di noi è tornato in mente il proverbio latino “omne tulit punctum qui miscuit utile dulci”, che, tradotto per il volgo che siete, vuol dire “raggiunge pienamente l’obiettivo chi mette insieme utilità e dolcezza”. Giunti alle cinque della sera, abbiamo tutti fatto ritorno alle nostre dimore: e chi avrebbe fatto il bagno in vasca (con abbondanti sali) e chi la doccia, chi avrebbe mangiato pastasciutta e chi minestrina; ma tutti felici e contenti che al mondo ci siano splendide guide come Andreas e Benedetto; e che, soprattutto, esista Arcoiris… Alla prossima, però, non mancate!