Resoconti

nessuno di noi si è tirato indietro

Redazione

lbaldini

Domenica 2 dicembre
E – Nel parco dei Castelli romani. Viaggio alle origini di Frascati

Da Tuscolo al Vino Diffuso. Roma, 9 dicembre 2012.
“Tutti per Bersani”, lo slogan aveva funzionato abbastanza bene: il 60% aveva risposta “SI”. “Tutti a Tuscolo” ha funzionato un po’ meno, eravamo appena una quindicina, rispetto ai trenta-quaranta che ormai frequentano le escursioni urbane. Eppure, climaticamente, è stata una rivincita rispetto al tempaccio che l’anno passato ci impedì di portare a termine la visita alle “reliquie” di Tuscolo: una pioggia che non ti dico.
Ma torniamo a noi. Adesso finalmente ho saputo che “Tusculum è stata una città pre-romana, romana e medievale del Lazio, posta sui Colli Albani nell’area dei Castelli Romani. Città con notevoli costruzioni, abbellita da una corona di giardini e ville,
soprattutto nella sua parte bassa, quella rivolta verso Roma”. Gualtié, nun ce provà: queste notizie potevi saperle anche prima, bastava consultare Wikipedia! Toccato; con simpatia; invece mi viene in mente con ripulsa la Vezzali che ebbe ad esclamare in TV: “Che piacere essere toccato da Lei!”. Da “Lei” chi? Ma da Berlusconi, no? Schifo.
Ma torniamo a noi. Dopo il brutto tempo dei giorni scorsi, noi tutti consultavamo trepidanti google-meteo; e le promesse non erano cattive. In effetti, cielo azzurro, sereno, solare. Unico neo: trovare parcheggio a Frascati, io, Caterina e Nadia (la ssspericolata autista), abbiamo fatto su e giù per stradine e vicoli senza uscita; ma poi abbiamo trovato posto…, a ridosso di Tuscolo. Ascesa in leggera pendenza per trecento metri di dislivello, passeggiata tranquilla, che a me, ormai sempre in coda, ha permesso di scambiare cinque chiacchiere con Rocco, che qualche volta ancora si aggrega alle nostre escursioni.
Abbiamo ricordato quella volta che, piovendo a dirotto, io e lui, scesi dalla macchina, mentre gli altri si avventuravano per un’erta fangosa sotto una pioggia scrosciante, ce la siamo svignata e a tempo debito ci siamo scelti un ristorante che offriva ad eventuali avventori una fumante scodella di fettuccine; su cartone…
Ma torniamo a noi. Su a Tuscolo ci attendeva la guida che per tre euro ci ha presentato “Tuscolo com’era” dalla preistoria fino a ieri, per circa un’ora e mezza, “mentre che il vento, come fa, ci tace” (Dante, Inf., Canto V, v. 96). ‘Na mazza! Il veeeeento fra le chiome
di secolari querce (o faggi, o lecci, fa’ tu) fischiava minaccioso; tutto però finiva lì, senza l’urlo della bufera…. Ma non posso procedere oltre nel resoconto, senza aver ricordato (e sottolineato) a me stesso (non a voi di me più accorti) che quel canto quinto è la superba
pagina di Paolo e Francesca, “quai colombe dal disìo chiamate…”, e che ci ricorda “amor, ch’a nullo amato amar perdona…”.
Ma torniamo a noi. Usciti da quel “museo a cielo aperto”, abbiamo consumato il solito frugale pasto al… sacchetto, innaffiato dal vino generosamente offerto da Luciano (ma quando finiremo di ringraziare questo volontario della Cultura, che senza la retorica degli Angela, ci innalza a cotante vette???). Vino rosso doc. Ma ci attendevano le squisitezze dei bianchi dei Castelli. Infatti. Scesi a Monte Porzio (Porcius Cato, antiquus romanus
civis), abbiamo fatto visita al museo del “Vino Diffuso” (perché si dispiega in diversi locali), dove una simpatica, effervescente ragazza-guida, ci ha illustrato l’intero processo: dalle barbatelle d’uva al bicchiere perlato (accompagnato da locali dolcetti; e nessuno di noi si è tirato indietro: dallo sfrontato Gualtiero – con tre o quattro assaggi di vini rigorosamente bianchi – alla compassata Patrizia.
E, dopo, tutti a casa, tutti contenti, allegri; e loquaci: chissà poi perché. Alla prossima

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